Alcune curiosità su come si coltiva l’ortaggio, sui metodi di conservazione e sulle sue proprietà

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Il porro è una pianta erbacea, biennale, appartenente alla famiglia delle liliacee. In base all’epoca della semina e del trapianto la raccolta può essere effettuata nel mese di agosto per le semine di gennaio, nel mese di novembre per le semine di marzo-aprile, nel mese di febbraio, marzo e aprile per le semine di maggio-giugno. Nella nostra provincia la raccolta più consistente si effettua nel periodo autunnale. Il porro raccolto in autunno può essere facilmente conservato durante il periodo invernale mantenendolo riparato dal freddo in un ambiente buio e chiuso, oppure legato a mazzi e coperto con uno strato di 15-20 centimetri di sab­bia fresca sotto serra, oppure dentro fosse all’aperto protette da uno strato di foglie secche o di pa­glia. Per chi non dispone di orto o giardino può conservare i porri in un contenitore chiuso in modo che il prodotto non sia esposto alla luce (ad esempio un sacco nero), anche all’esterno sul balcone di casa.
I massimi esperti di fitoterapia riconoscono al porro proprietà toniche, nervine, diuretiche, lassative, antisettiche e lo consigliano per curare dispepsie, anemie, reumatismi, artrite, gotta, affezioni urinarie, obesità, emorroidi, piaghe, punture di insetti, o ne raccomandano l’impiego per migliorare o mantenere la freschezza della pelle del viso. Il medico Castore Durante, autore del testo “Il tesoro della sanità” edito nel 1586 esalta le virtù del Porro affermando che il consumo equilibrato di questo ortaggio “provoca l’urina, facilita le mestruazioni, dissolve le ventosità, stimola venere; cotto con le mele pulisce i polmoni, riduce l’asma; mangiato con sale purga lo stomaco, cotto sotto la cenere risolve il mal di testa, toglie l’ubriachezza, sana i dolori colici, sana la tosse, migliora la voce e fa feconde le donne”.