Indagini foniche arma che occorre saper maneggiare

Molto importante risulta essere anche la conoscenza del contesto socioculturale del luogo, per cogliere e tradurre anche il “non detto” e le allusioni

0
81

Chi segue la serie di approfondimenti periodici che la Ri­vista IDEA de­dica ormai da mesi al mondo dell’investigazione sa bene che l’utilizzo di modalità diverse di indagine concorrono a buon titolo alla risoluzione di un ca­so e all’individuazione dell’autore o degli autori del delitto intorno a cui si sta lavorando.
Tra le diverse pratiche investigative che contribuiscono ad accertare l’identità di un sospetto, un ruolo rilevante lo occupano le indagini di natura fonica, sempre più significative in virtù anche dell’incremento di dispositivi per la comunicazione a distanza utilizzata oggigiorno per comunicare.
L’analisi del materiale fonico può avvenire seguendo tre metodi differenti: quello linguistico-fonetico, quello se­miautomatico e quello automatico. Il sistema linguistico fonetico è il primo a essere stato utilizzato: richiede che l’investigatore disponga di un’approfondita conoscenza specifica e si basa su valutazioni di carattere soggettivo e quindi non misurabili analiticamente, cosa che implica evidenti insidie in fase di analisi del materiale selezionato.
Per quanto concerne il metodo semiautomatico (più og­gettivo visto che l’identificazione avviene sulla base di analisi strumentali del segnale acustico), va detto che esso consente di estrarre i valori fisici che caratterizzano la produzione della voce, studiata come sistema di onde acustiche. Nella metodologia semiautomatica è comunque prevista la presenza di un esperto cui spetta il compito, per esempio di selezionare le tracce e vagliare i risultati.
Il terzo metodo, quello di più recente sviluppo, infine, prevede l’utilizzo di software che permettono di riportare il parlato in forma scritta, evidenziando riscontri senza la ne­cessità dell’intervento umano.
Nell’attività investigativa, quando si parla di attività di ascolto e di intercettazioni, è importante che le trascrizioni vengano fatte correttamente, in maniera oggettiva, per evitare chi vi siano dei “falsi positivi” e che magari si identifichino voci che non appartengano alle persone oggetto delle indagini. Va poi anche tenuto conto del fatto che la voce non è immutabile, come quando si ha a che fare con un’impronta genetica o digitale che sono sempre e comunque univocamente riconoscibili.
Non vanno trascurati nemmeno altri aspetti più legati alla natura sociale della co­mu­nicazione umana. È im­por­tante, infatti, conoscere anche i dialetti, la cultura e le usanze del luogo dove si va a effettuare l’indagine, perché spesso ci so­no riferimenti e locuzioni riconoscibili e interpretabili solo da chi conosce bene il contesto sociale specifico.
Per esempio, quando sono state fatte le indagini per mafia i grandi investigatori erano tutti prettamente della zona, perché conoscevano il linguaggio usato, anche nella sua compo­nente di “non detto” e di allusioni.
Nel campo delle investigazioni, quindi, serve una competenza di natura scientifica per analizzare la scena dei crimini, ma non di meno occorre essere competenti riguardo al contesto in cui avviene un crimine, perché è fondamentale saper tradurre correttamente certi atteggiamenti che chi non conosce dal di dentro quella realtà non è in grado di decifrare.

Articolo a cura di Biagio Fabrizio Carillo