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«È faticoso fare il Sindaco ma dà molto in cambio»

Il primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori conosce bene (e apprezza) Langhe e Roero, «uno dei pezzi d’Italia più belli»

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“Giornalista, produttore televisivo e politico”. Così la pagina di Wikipedia presenta Giorgio Gori. Nato a Bergamo il 24 marzo del 1960, dal 2014 amministra il capoluogo di provincia lombardo. È stato il fondatore della casa di produzione televisiva Magno­lia, direttore di Canale 5 e Italia 1. Marito (dal 1995) della giornalista e conduttrice televisiva Cristina Parodi. Lo abbiamo incontrato, a Bra, in occasione di una serata della Festa Democratica.

Come si spiega a parole “Il mestiere del sindaco”?
«Ho raccontato la mia esperienza. Lo definisco un me­stiere particolarmente com­plicato, ma anche molto gratificante. Mi pare che i colleghi presenti al dibattito condividessero questa linea. Fare il Sindaco richiede una totale dedizione, credo che non si possa fare a tempo parziale. Si corre anche qualche rischio: sappiamo quanti sono i sindaci finiti indagati, salvo poi essere scagionati in 9 casi su 10. Economicamente, poi, non è molto gratificante. Però credo sia l’esperienza politica più bella, quella che ti mette a contatto con le persone e ti dà la possibilità di fare qualcosa di utile per qualcuno».

E, inoltre, di lavorare per mi­gliorare la città in cui si vive…
«Quasi tutti fanno i Sindaci nella città in cui vivono e questo attinge al debito di riconoscenza che ognuno di noi sente di avere con la realtà in cui è cresciuto e verso la quale ha amore, passione e desiderio di migliorarla».

Che ruolo ha oggi il Partito Democratico?
«Mi sento di dire che il Pd ha, ovviamente, tanti difetti. Noi tesserati, militanti ed espressione del partito, siamo spesso portati a criticarlo. Ritengo che sia, di gran lunga, l’unica possibilità di costruire qualcosa di migliore per i cittadini delle comunità locali e nel nostro Paese. Per noi che condividiamo valori di libertà ed eguaglianza, credo che non ci sia un’altra casa diversa da questa, che è da migliorare. Occorre cercare di portare il partito a essere più attento ai bisogni delle persone che magari oggi sono lontane dal Pd e pensano di votare per altri. Vanno avvicinate, ascoltate, convinte. Così si cresce e si guadagnano consensi».

Come vede l’uscita dalla pandemia?
«Sono fiducioso. Penso che la differenza vera la facciano i vaccini. Con la ripresa delle scuole andremo incontro a un aumento di casi, però sappiamo che la gran parte dei cittadini si è vaccinata. Non do­vremmo tornare ad avere le terapie intensive sovraccariche, credo che la mortalità resterà molto bassa. L’aspetto importante è che chi ancora non si è convinto a farsi vaccinare, cambi idea. Tutti i giorni sentiamo di militanti “no vax” che si ammalano e che purtroppo, perdono la vita. Ci sono persone fragili e non allergiche che non possono vaccinarsi: dobbiamo farlo noi per proteggerle».

Come ha accolto l’invito a questa serata da parte del circolo Pd di Bra?
«Mi piace molto andare in giro e conoscere comunità di­verse da quella che ogni giorno frequento e amministro. Bra mi è cara perché qui ha studiato mia figlia Benedetta, presso l’Uni­versità di Scienze Ga­stro­no­miche di Pollenzo e ha vissuto in città per 3 anni. Insieme al resto della famiglia, sono venuto tante volte qui a trovarla!».

Quanto la affascinano Langhe e Roero?
«Sono zone meravigliose. Uno dei pezzi d’Italia più belli, meno frequentato da noi italiani e molto di più da stranieri che hanno capito il suo valore paesaggistico ed enogastronomico. Qui si vive bene e si mangia divinamente e a me questa cosa piace in maniera particolare…».

Non a caso, quindi, prima del dibattito ha voluto mangiare un piatto di vitello tonnato.

«Sì (sorride, nda). L’osteria del Boccondivino, un posto storico dove è nato Slow Food, che ha cambiato la cultura del cibo in tutto il mon­do, fa un vitello tonnato che adoro. Allora ho chiesto di poter mangiare quel piatto e nient’altro!».

BaNNER
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