Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea «Le scuole ripartano con più attenzione ai costi del sistema»

«Le scuole ripartano con più attenzione ai costi del sistema»

L’allarme di suor Anna Monia Alfieri: «Salviamo le paritarie. Stato, Regioni e istituti devono assolutamente confrontarsi»

0
349

Suor Anna Monia Alfieri è giurista, economista, esperta di politiche scolastiche. È con lei che proviamo a fare un punto a pochi giorni dalla riapertura delle scuole, dopo le vacanze estive.

Si può dire che il coronavirus non ha fatto altro che portare alla luce le mancanze del sistema?
«Già nel settembre del 2019, prima della pandemia, era chiaro che il sistema fosse diventato iniquo. Non c’era più ascensore sociale, era aumentato il divario tra Nord e Sud e un tasso di dispersione scolastica del 13% rispetto alla media europea del 10%. Mentre al Sud eravamo al 27%: si trattava di un grave allarme. Poi sappiamo cosa è accaduto».

E ora non può che andare peggio?
«Non dobbiamo abbandonarci al fatalismo. Però in questi anni la politica, di qualsiasi colore, ha promesso ai docenti posti di lavoro inesistenti. Con il miraggio dell’occupazione vicino casa. La gente ci ha creduto, è stato un grave inganno. Un altro fattore ne­gativo è stato quello dell’azione sindacale che ha continuato a vedere le scuole come fonte di tesseramenti puntando al posto fisso per tutti, ma questo non esiste per nessuna professione al mondo. Il terzo limite, terribile, lo ha messo la burocrazia. Un allievo di scuola statale costa allo Stato 9.500 euro all’anno. Dove vanno a finire questi soldi se le strutture sono fatiscenti, se i docenti sono sottopagati e mancano pure insegnanti di sostegno?».

Lei sottolinea anche il ruolo prezioso delle scuole paritarie…
«Sono nate nelle zone di periferia, per salvare i poveri. Ma dal 2010, con le limitazioni dei contributi, sono indebitate. Al Sud ne chiudono tante, se non lo fanno ci pensa la mafia a entrare nella gestione».

Il Covid in un certo senso ha messo in luce queste storture?
«Si è visto. Mentre in Europa la scuola ripartiva, da noi si discuteva dei mezzi di trasporto. In Europa c’è un giusto equilibrio tra scuole statali e paritarie. Nella laica Francia le scuole carmelitane hanno zero costi per le famiglie. C’è uno Stato che controlla che i soldi vengano spe­si bene, con censimenti an­nuali. In Italia non c’è mai stata metodicità ed è aumentato il bacino di posti fissi».

Segnali di ravvedimento?
«Ci sono regioni virtuose, al Nord, che hanno preso provvedimenti come il buono scuola e politiche di pluralismo educativo. Ma al Sud? Le scuole paritarie rimaste sono al 4% rispetto al 37% del Nord. La cultura è al ribasso, la scuola non è incentivata e i genitori facoltosi si adeguano a modelli mafiosi per salvaguardare l’educazione dei figli. Le scuole paritarie si indebitano per non alzare la retta. In Lombardia, la Regione dà un contributo di 800 euro, al Sud non accade».

Come se ne esce?
«Con un approccio meno disinvolto, con un’analisi lucida. Mafia e camorra sono vigili, perché trovano manovalanza nelle scuole. Questo Governo di unità nazionale può fare molto, lo sta facendo con i tavoli di concertazione tra Stato, Regioni, Province, Comuni, scuole statali e paritarie. Piemonte, Lombar­dia e Veneto si sono attivate, altre si lamentano. Chi non vuole, non cambia mentalità».

Il “green pass” diventa un ostacolo in più?
«Se c’è bisogno di personale per i controlli, si può attingere dalle segreterie dove gli impiegati non mancano. Se non riparte la scuola, saremo al terzo anno perso per i nostri ragazzi. Questo li renderà inetti, incapaci, condannati al classismo. Chi è ricco può permettersi la Dad, chi è povero Internet non ce l’ha».

Che cosa si aspetta?
«So che la scuola è tornata al centro dell’attenzione e il ministro Bianchi sta lavorando con profitto. Un anno fa ci siamo persi dietro alle polemiche per i banchi con le rotelle, oggi c’è più organizzazione. Una volta che i ragazzi saranno rientrati in classe ripartirà per loro il fondamentale processo di maturazione e competenza. Au­spico anche un sistema in cui si possa valutare adeguatamente ogni insegnante. Va abbandonata l’idea per cui se non sai che fare nella vita puoi sempre insegnare. Ho letto di una cassiera che, dopo aver chiuso il negozio, ha rispolverato il diploma magistrale con un anno di supplenza, supportando un ragazzo disabile. Ma poi? È una situazione surreale. Da più di dieci anni i docenti vengono ingannati con la promessa del posto fisso e vicino a casa. Quelli di religione sono 15mila. Il decreto sostegni, a luglio, ha portato contributi per la frequenza di bambini delle scuole statali e paritarie. Ora serviranno bilanci pubblici, analisi degli organici, costo del personale: un’operazione trasparenza. Quando ci sarà piena compartecipazione tra Stato, Regione e ogni componente per sostenere i costi, allora avremo anche una scuola più equa».

Si può dire che intanto è passato in secondo piano l’aspetto umano? Non si parla più della qualità della scuola…
«È così. Mancano gli insegnanti di sostegno e, come detto, molte scuole valide al Sud hanno dovuto chiudere. Mille problemi che hanno fatto perdere di vista le priorità soprattutto dei bambini. Il Covid ha scoperchiato queste fragilità. Ma sono ottimista perché con Draghi è diminuito il rimbalzo di responsabilità. Che l’allarme sia serio lo hanno capito tutti e c’è un miglior senso civico. Mi addolorano i colpi di coda di qualche burocrate che teme una riorganizzazione e pensa ai propri interessi, per questo serve una presenza vigile delle istituzioni. Voglio chiarire una cosa: io sto dalla parte dei ragazzi, fino alla fine».

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial