Cè un apprezzato professionista cuneese, il dentista Francesco “Franco” Pejrone, già protagonista di numerose iniziative umanitarie, nella cabina di regia targata Rotary che, nei giorni scorsi, ha siglato con la Giordania un accordo interpaese dalla significativa valenza sociale. Abbiamo colloquiato con lui per saperne di più.
Pejrone, tra Roma e Amman, in linea d’aria, ci sono 2.400 chilometri di distanza. Come nasce questa collaborazione?
«Il Rotary è un’organizzazione internazionale, diffusa in tutto il mondo, anche in Giordania. E io sono il referente del Rotary Internazionale per quanto concerne i rapporti con paesi come Libano, Malta, Israele e, appunto, Giordania. Alla luce di ciò, ho sempre avuto rapporti con queste realtà. Nel 2020, il Presidente del Rotary Club di Amman mi ha evidenziato la necessità di concretizzare un progetto di aiuto che mettesse al centro bambini e ragazzi. Il loro sodalizio, insieme ad altre associazioni del luogo, aveva già attivato, un paio di anni fa, un centro per ragazzi mutilati o che, comunque, fuggono da guerre, persecuzioni e non hanno punti di riferimento, ma tale struttura, in cui peraltro operano medici statunitensi, non è più sufficiente per rispondere a tutte le necessità».
A cosa avete pensato, quindi?
«Il Rotary italiano e quelli di San Marino e Malta, in sinergia con quello di Giordania, hanno deciso di costruire, in terra giordana, un centro medico ospedaliero per accogliere e seguire i giovani che necessitano di aiuto. Con l’obiettivo di raggiungere questo traguardo, sotto l’egida del Rotary Internazionale, è stato siglato, un importante accordo di collaborazione. Si è complimentato pure il Governatore mondiale del Rotary».
Ci parli di questa particolare attenzione nei confronti di bambini e ragazzi…
«Sono loro il futuro. E nonostante ciò, purtroppo, ovunque non sono trattati come dovrebbero. Se oggi vivono queste situazioni negative è perché noi non siamo stati all’altezza dei nostri genitori. Dobbiamo in qualche modo rimediare perché loro non hanno assolutamente colpe».
I passaggi successivi?
«Con buone probabilità, il centro medico, che vorremmo si occupasse anche della formazione dei ragazzi, verrà realizzato nella capitale giordana. Servirà sicuramente qualche anno per edificare e mettere in funzione la struttura. Sarà indispensabile reperire le risorse necessarie, anche perché intendiamo coinvolgere professionisti medico-sanitari di assoluto livello».
È fiducioso?
«Sì, perché la solidarietà dei Rotary è smisurata, specie quando si tratta di progetti che hanno per beneficiari le nuove generazioni. Da qui in avanti daremo massima visibilità al progetto e al gemellaggio in modo tale da ottenere l’adesione di più Rotary possibili».
È già stato in Giordania?
«Sì e ho in programma un nuovo viaggio a inizio settembre…».
Sono molto “lontani” i nostri due Paesi?
«Mai come in questo momento Italia e Giordania sono vicine. Il Rotary, infatti, ha costruito un ponte di collaborazione, amicizia e solidarietà tra i due Paesi. Donne e uomini dei Rotary Club di Italia e di Giordania sono le fondamenta di un ponte che si regge, saldamente, sulla condivisione degli ideali di servizio e tolleranza. Le differenze di lingua, tradizioni, cultura non frenano il dialogo e il confronto, perché sono gli obiettivi da raggiungere, i progetti da realizzare a unirli in un’azione comune e ambiziosa».
A cosa si riferisce in concreto?
«Promuovere la pace, combattere le malattie, fornire acqua e servizi igienici, proteggere madri, bambini e chi soffre maggiormente, sostenere l’istruzione, sviluppare le economie locali, tutelare l’ambiente. Sono obiettivi molto impegnativi, ma i rotariani di Giordania e Italia hanno fatto la solenne promessa di provarci e hanno, per questo, voluto sottoscrivere un patto di collaborazione…».
I Rotary, in questo senso, sono tra i sodalizi maggiormente indicati, non crede?
«Lo spirito internazionale del Rotary è lavorare su progetti comuni, scambiare esperienze, creare collaborazioni. Uniti siamo una risorsa per il bene di tutti».