Matteo Sobrero «In vigna ho imparato a non arrendermi mai»

Il talentuoso ciclista albese parteciperà al Giro «Ho provato la “Biella-Canale”, quelle sono le mie strade. Prevedo una tappa apertissima»

0
459

Nato ad Alba nel 1997, Matteo Sobrero è passato professionista nel 2020 con il team Ntt, che nelle due stagioni precedenti, quando si chiamava Dimension Data, lo aveva schierato nella formazione Continental. Bravo a cronometro, si è laureato campione italiano Under 23 di specialità nel 2019 e lo scorso anno ha chiuso 5° nella prova per professionisti dominata da Ganna (nella foto a destra con Sobrero). Sempre nel 2020 ha preso parte al suo primo Giro d’Italia, piazzandosi 7° nella “crono” iniziale e 76° nella classifica generale finale. Nel 2021 è stato ingaggiato dal team kazako Astana-Premier Tech, con cui è stato recente protagonista al Tour of the Alps. Già convocato in Nazionale, con la maglia azzurra ha centrato il 3° posto al Trofeo Laigueglia

Un Giro d’Italia corso dall’inizio alla fine fa la differenza. Lo si capisce dalle pa­role di Matteo So­brero, gioiellino del ciclismo albese che, a pochi giorni dal via della sua seconda “corsa rosa”, parla dell’ormai imminente impegno nella conosciutissima gara a tappe con una lucidità invidiabile.

Sobrero, poco più di sei mesi fa faceva il suo esordio al Giro. Ora è tempo di bis…

«Effettivamente, è strano pensare che si debba già ripartire per la “corsa rosa”. Meglio così, comunque, visto che maggio è sicuramente il mese più indicato».

Che ricordi ha della passata edizione?
«Molto belli. Partecipando al mio primo Gi­ro, ho potuto acquisire tanta esperienza nell’ambito delle corse a tappe. E poi, oltre a quella del debutto, c’era l’emozione di correre sulle strade di casa…».

Anche nell’edizione 2021 potrà contare sul tifo amico…
«Sì. Sarà di nuovo un’esperienza fantastica! Quando ero ad allenarmi in zona, sono stato sul percorso della tappa che si concluderà a Canale. Sono strade che conosco molto bene. Per chi vorrà tentare un attacco da lontano non sarà semplice: le salite più impegnative di giornata sono un po’ troppo distanti dal traguardo e, sugli strappi roerini, sarà difficile fare una grossa differenza. E poi le squadre con i velocisti faranno il possibile per arrivare in volata. Detto ciò, sarà una tappa molto aperta…».

Cosa ha imparato nel suo primo Giro?
«Che prima o poi la tanto temuta giornata “no” ar­riva… A me è successo nel tappone di Ma­donna di Campi­glio… Mi staccai dal gruppo do­po pochissimi chilometri dal via: non riuscivo a tenere la ruota del gruppo, le gambe non giravano proprio… Per mia fortuna trovai Sagan e gli sprinter che salivano del loro passo; così mi misi in scia a loro e riuscii a salvarmi… Ma che sofferenza! Sono state sei ore tremende».

La “corsa rosa” le ha dato indicazioni anche sul tipo di corridore che potrà diventare?
«Non so ancora definirmi con esattezza… Sono comunque quasi certo del fatto che difficilmente potrò lottare per la classifica finale di un grande giro. Discorso diverso invece per le corse a tappe di una settimana: cavandomela nelle cronometro, potrei riuscire a dire la mia anche per la generale. In ogni caso, mi sento più portato per le classiche di un giorno».

A proposito di cronometro, lei è molto amico di Filippo Ganna, il campione del mondo nelle prove contro il tempo. Gli chiede mai consigli?

«Ammetto che ogni tanto qualche consiglio glielo chiedo… Avere l’opportunità di confrontarsi con un campione come lui è una gran fortuna: riesco a capire dove sbaglio e provo a migliorarmi».

Ganna, invece, le chiederà consigli sui vini, visto che lei proviene da una famiglia attiva nel settore vitivinicolo…
«In effetti, è l’unica cosa che gli posso insegnare! (ride, nda) Quando abbiamo qualche giorno di riposo, specie a fine stagione, capita che Filippo venga dalle nostre parti e, in quelle occasioni, gli do qualche dritta…».

Pensa che essere cresciuto in tale contesto l’abbia aiutata ad affrontare me­glio uno sport di fatica come il ciclismo?

«Seppure inconsciamente, credo proprio di sì. Crescendo in una famiglia di agricoltori ho capito fin da piccolo che cosa voglia dire “fare fatica”. Ed è possibile che ciò mi abbia aiutato a sopportare meglio gli aspetti più faticosi del ciclismo».

È approdato in un’altra big mondiale: l’Astana. Lei che ruolo avrà al Giro?
«Ci presenteremo al via della “corsa rosa” con una squadra molto competitiva, co­struita per far sì che Vlasov possa lottare per la maglia rosa finale. È giovane, ma ha tutte le qualità per fare bene fin da subito. Rispetto alla passata edizione, in cui di fatto ero “libero” di fare esperienza, que­st’anno avrò un ruolo diverso: aiutare la squadra e il capitano. Ovviamente, se avrò un giorno “di libertà” provo ad approfittarne e a giocare le mie carte…».

La sua squadra è guidata dall’ex campione kazako Aleksandr Vinokourov. Ri­cor­da con che grinta correva e vinceva le classiche?

«Eccome! Ricordo benissimo la sua splendida vittoria alle Olimpiadi di Londra. È sta­to un grande e quando l’ho visto salire per la prima volta sul bus della squadra mi ha fatto un certo effetto. Posso imparare molto da lui».

A proposito di Olimpiadi… Lo fa un pensierino ai Giochi in programma quest’e­state a Tokyo?
«Sta chiedendo a me? Ma no! Non scherziamo… Sarei fuori luogo! Tra qualche vendemmia vedremo…».