Cuneese classe 1998, Elisa Balsamo è affiliata al Gruppo Sportivo Fiamme Oro e corre per il team Valcar-Travel&Service dal 2017. Cresciuta con la passione per le due ruote che fu già di papà Sergio, si è presentata al grande ciclismo internazionale nel 2015, vincendo il Campionato del Mondo Juniores nello scratch (specialità della pista). Nel 2016, il primo grande trionfo su strada: il 14 ottobre, sempre come “juniores”, si è laureata campionessa del mondo di categoria a Doha, in Qatar. Professionista dal 2017, negli ultimi tre anni ha esultato per moltissime vittorie, consacrandosi tra le migliori cicliste su pista del panorama internazionale, sia nelle prove individuali che in quelle di squadra. Il suo 2020 è stato all’insegna di grandi vittorie: ad agosto il titolo continentale agli Europei Under 23 su strada, a novembre un altro doppio successo europeo, su pista e nella tappa conclusiva della Ceratizit Challenge La Vuelta, a Madrid. Tra i principali obiettivi del 2021 la partecipazione alle Olimpiadi in programma a Tokyo tra luglio e agosto
«In queste giornate di pura sofferenza mi capita di chiedermi quale malsana idea io abbia avuto quel giorno in cui ho deciso di andare in bicicletta, poi il sogno di poter tagliare un giorno quel traguardo a braccia alzate mi ricorda perché ho scelto questo sport». Sono le parole con cui Elisa Balsamo, stella del ciclismo in rosa italiano, ha commentato sul proprio sito Internet la recente partecipazione al Giro delle Fiandre, una tra le più dure “classiche monumento” del panorama internazionale delle due ruote, nella quale si è classificata quindicesima, confermandosi ancora una volta tra le migliori. La fatica funzionale alla gioia finale. Questo è il mantra con cui la cuneese classe 1998 si è lanciata in una stagione 2021 in cui spera di potersi togliere tante soddisfazioni e in cui, guardando agli appuntamenti primaverili, ha già ottenuto vittorie e piazzamenti prestigiosi.
Elisa Balsamo, partiamo dalla “campagna del Nord” di marzo. Qual è il bilancio?
«Diciamo che il bicchiere è contemporaneamente mezzo pieno e mezzo vuoto. Mezzo pieno, perché sono contenta per i buoni risultati complessivi e per aver avuto la conferma di potermela giocare con le migliori. Mezzo vuoto, perché ho sfiorato per due volte il podio alla Brugge-De Panne e alla Gent-Wevelgem. Quando arrivi a un passo dalle vincitrici, un po’ di rammarico c’è sempre».
In quali fondamentali pensa di dover ancora migliorare?
«Credo che il Giro delle Fiandre, in particolare, mi sia servito per capire che se voglio ambire alle grandi vittorie devo ancora crescere nelle corse che prevedono i “muri” in salita. Spesso nei primi me la cavo, ma quando arrivano le ultime fatiche non riesco ancora a restare con le più forti».
Tra non molto inizierà la stagione della pista, la sua vera specialità. Come si sta preparando?
«Purtroppo, in tempo di pandemia, allenarsi è davvero difficile: gli appuntamenti stagionali vengono spesso stravolti e questo comporta importanti variazioni anche nella tabella della preparazione. Di certo, sappiamo che è già stata annullata la prima tappa di Coppa del Mondo, che era in programma a maggio, e probabilmente sarà così anche per la seconda. Confido, però, che si possano svolgere gare nel nostro continente, così da potermi misurare con le migliori».
Il suo pensiero sarà comunque rivolto alle Olimpiadi in programma in estate…
«Sono abbastanza scaramantica e quindi, al momento, non voglio ancora parlare di una mia possibile partecipazione. Il primo step sarà quello delle convocazioni, nell’ambito delle quali spero che il mio nome possa essere presente, e poi vedrò in quale specialità potrò misurarmi. Di certo, mi alleno con la convinzione che i Giochi non verranno nuovamente rinviati, perché, in caso contrario, sarebbe davvero dura a livello psicologico pedalare ogni giorno».
Alcune settimane prima dei Giochi di Tokyo, ci sarà un’edizione speciale del Giro Rosa, con ben due tappe in provincia di Cuneo. Sarà al via?
«Essendo concentrata sulla pista, al momento non posso dare per certa la mia presenza. Le competizioni su strada saranno funzionali alla pista, quindi parteciperò al Giro d’Italia solo se servirà a migliorare la mia preparazione».
Ha già analizzato le due frazioni cuneesi?
«La “Fossano-Cuneo” del 2 luglio e la “Boves-Prato Nevoso” del giorno successivo sono sicuramente affascinanti. Il rammarico è che, anche se dovessi partecipare, non saranno due tappe adatte alle mie caratteristiche e difficilmente potrò ambire alle prime posizioni. Peccato, perché giocando in casa mi sarebbe piaciuto provare a lottare per la vittoria…».
Insomma, una stagione in via di definizione. Quanto sta incidendo il Covid?
«Tantissimo, in particolare a livello mentale. In Belgio, credo di essermi sottoposta a otto tamponi in meno di venti giorni. È davvero dura, perché ogni volta, oltre a dover cambiare i programmi di allenamento, si è anche costretti a convivere con l’ansia di una possibile positività, che rischierebbe di vanificare settimane e settimane di lavoro».
È questo il peso maggiore causato, a livello sportivo, dalla pandemia?
«Sicuramente ha il suo peso, ma a livello personale anche l’organizzazione di una trasferta ha mille complessità, tra documenti da firmare e tanti aspetti nuovi da tenere in considerazione prima di partire. Dal punto di vista sportivo, in generale, credo che l’aspetto più pesante sia la totale assenza di pubblico, cosa che limita di molto la bellezza del nostro sport».