I sindaci di Alba «Aveva la città nel cuore»

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Dieci anni da quel 18 aprile, l’intera città di Alba attonita di fronte alla scomparsa di Pietro Fer­rero, un uomo che tanto ha dato alla comunità. Il suo ricordo non si è mai spento, come testimoniano i sindaci della “capitale delle Langhe” che si sono avvicendati in questi anni.

«Ho memoria di quand’era ancora un ragazzo, perché i due figli accompagnavano sovente i genitori in Comune per gli auguri di Natale», dice Tomaso Zanoletti, primo cittadino di Alba a cavallo tra il 1977 e il 1990. «Da adulto era diventato un grande dirigente, oltre che proprietario: era uno capace. Lo si incontrava spesso per strada, era cordiale e amichevole».

Tomaso Zanoletti:
«Da ragazzo, Pietro Ferrero accompagnava i genitori in Municipio.
Era un grande dirigente e una persona amichevole»

Le passeggiate di Pietro Fer­rero in via Maestra sono indimenticabili per gli albesi: «Era molto attaccato alla città, qui aveva scelto di avere il suo ufficio. La sua vita era ad Alba», afferma En­zo Demaria, primo cittadino albese dal 1990 al 1999. «Non era soltanto il titolare della Ferrero ma l’uomo che incrociavo in piazza Savona, che oggi si chiama “Michele Ferrero”, e non disdegnava di prendere un caffè insieme al bar La Brasilera».

Enzo Demaria:
«Era molto legato ad Alba e capitava spesso
di vederlo camminare per le vie del centro»

L’Amministrazione Demaria è stata segnata dal drammatico evento dell’alluvione del 1994. Nella tragedia, una luce: il «miracolo della Fer­re­ro» (se ne parla alle pagg. 12-13). Il 5 novembre l’intero sta­bi­limento era stato sommerso da tre metri d’acqua: i dan­ni, devastanti, vennero sti­ma­ti in 135 miliardi di lire. Ma due giorni dopo cominciarono a presentarsi al­la portineria migliaia di persone con sti­vali di gomma e pale. Nel giro di due settimane la produzione ripartì. «La cosa più straordinaria era la devozione dei dipendenti», dichiara l’ex Sindaco. «Un giorno ero davanti all’ingresso per una diretta con il Tg3, mancavano cinque minuti all’inizio del collegamento e il giornalista provò a fermare due operai: non aspettarono, non volevano perdere tempo perché dovevano tornare presto a spalare». “Credeteci, queste persone han­no fatto miracoli”: il 28 maggio del 1995, Mi­che­le, Pie­tro e Giovanni Ferrero le ringraziavano così in una ce­rimonia interna all’azienda, ricorda Demaria, che conserva la targa ricevuta in quell’occasione.

Giuseppe Rossetto:
«Ricordo la sua visione, la spinta all’innovazione
e l’attenzione dedicata ai temi energetici e ambientali»

Stretto il legame fra la famiglia di industriali e Giuseppe Rossetto, sindaco di Alba dal 1999 al 2009: «Avevo un rapporto quotidiano con la famiglia, anche per aver avu­to il privilegio di ricevere una nomina importante in una società del Gruppo», commenta. L’ex primo cittadino dal 2006 al 2013 ha fatto parte del Consiglio di Am­ministrazione della Sore­mar­tec, riferimento per i centri di ricerca a livello mondiale. «Di Pietro Ferrero, che ho sposato nella cerimonia civile del giugno 2003 seguita da quella religiosa di Monaco, ricordo la visione, la spinta all’innovazione, l’attenzione ai temi energetici e ambientali. In quel periodo lo misi in contatto con PierPaolo Carini e nacque la centrale di cogenerazione “Alba Power”; intanto partiva il restauro dell’ex Filanda Pellisseri destinata a ospitare il Centro Ricerche, nascevano il Polo Direzionale e il Centro Informatico. La sua traccia resta soprattutto nell’amore per la città, concretizzato non solo nell’ampliamento degli stabilimenti e dei magazzini ma nell’aver radicato ad Alba le “teste” dell’azienda». Dalle parole di Rossetto emerge anche il Pie­tro Ferrero privato: «Pochi mesi prima della scomparsa, il 31 dicembre del 2010, mi telefonò dal Sudafrica intorno alle 22,30 per augurarmi buon anno: ecco la sensibilità che aveva nel ricordarsi delle persone».

Maurizio Marello:
«Lui e il fratello Giovanni due manager semplici
e umani, impegnati per lo sviluppo delle imprese sociali»

Anche per Maurizio Marello, con la fascia tricolore di sindaco di Alba dal 2009 al 2019, il primo pensiero legato al­l’imprenditore è l’incontro frequente per le strade cittadine: «Una presenza che credo tutti i concittadini sentissero come segno di vicinanza da parte del­la famiglia Ferrero». Nell’e­state del 2010, Marello ha partecipato alla consegna al Gruppo dolciario del Win­ning Italy Award a Villa Ma­dama a Roma: il premio ven­ne ritirato dai due amministratori delegati Pie­tro e Gio­vanni Ferrero dalle mani di Fiona May, al cospetto dell’allora ministro degli Este­ri Fran­co Frattini: «Ab­biamo fatto il viaggio in­sieme e ho potuto apprezzare la semplicità e l’umanità dei due fratelli, oltre all’importanza dell’impegno del Gruppo nel­le imprese sociali, argomento principale dei loro interventi in quella sede».

Carlo Bo:
«Noi, albesi e langhetti, abbiamo il dovere
morale di onorare il suo ricordo e quello del padre Michele»

«Un grande industriale, un appassionato sportivo e, so­prattutto, un uomo molto legato alla città», conclude il sin­daco attuale, Carlo Bo. «Lo ricordo per le vie del centro, dove capitava di incontrarlo con i figli e la famiglia, qui do­ve aveva scelto di vivere. Una figura discreta, in linea con lo stile Ferrero, ma non per questo meno significativa: era lui, in quegli anni, il volto dello stretto legame tra l’azienda che, stagione dopo stagione, si stava trasformando nel colosso internazionale che conosciamo, e Alba, dove tutto è cominciato. Un lutto terribile, seguito a pochi anni di distanza da quello del pa­dre Michele. E se la storia industriale della Ferrero renderà imperituri i loro nomi, così come la giusta scelta di intitolare alla loro memoria l’ospedale di Verduno, spetta invece a noi albesi e langhetti custodire e tenere vivi i ricordi e gli aneddoti locali, che per noi tutti hanno un grande valore».