«Chi governa deve saper gestire la complessità»

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Nel 1998 Franco Revelli fu chiamato da Giovanni Quaglia ad occuparsi di grandi infrastrutture, tra le quali l’autostrada “Asti-Cuneo”. A riguardo Revelli sottolinea: «Noi ci siamo impegnati molto come Provincia, assumendoci l’incarico di risolvere quasi tutti i problemi burocratici, per esempio far firmare centinaia di proprietari per poter definire il tracciato, con tanto di occupazione delle prefetture di Cuneo e Asti per ottenere i fondi. Abbiamo risolto le criticità in tempi abbastanza brevi; è rimasto aperto il collegamento del lotto numero 6, tra Cantina Roddi e la diga Enel di Cherasco. Quando si è passati alla gestione dei privati, non eravamo più in Provincia. Si è perso troppo tempo e si è permesso troppo alle concessionarie. L’Asti-Cuneo è solo una delle criticità a livello di infrastrutture della Granda. Come Aci, insieme ad Uncem abbiamo prodotto un documento sull’insieme delle carenze e delle necessità urgenti, a cominciare dal Tenda, ma anche la Valle Stura, il collegamento con i porti liguri».
«Per quanto riguarda il collegamento con la Francia occorre una rapida soluzione. Noi parliamo sempre di semplificazione delle procedure ma è errato. C’è una complessità delle cose e occorre avere una classe dirigente in grado di gestire la complessità dei problemi. Una qualità, questa, che oggi in Italia manca e quindi aggiungiamo burocrazia a burocrazia senza risolvere i problemi e poi richiediamo delle semplificazioni. Per quanto riguarda il Tenda bisogna procedere rapidamente adottando la direttiva europea sugli appalti e chiudendo le gare con grande serietà ma celerità».
Sul rapporto tra Italia ed Europa chiosa: «Mi sento molto italiano essendo europeo, non c’è Italia senza Europa e a maggior ragione con il Recovery Fund, è evidente che le riforme che dobbiamo fare siano europee. Nell’area Euro chi ci sta ci sta e chi non ci sta è meglio che cambi strada e si associ in altro modo, perché a mio avviso occorre davvero una Costituzione europea che permetta di affidare più poteri all’Europa e non ai Governi nazionali come ora.