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Il benessere negli allevamenti

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Bovini, suini, razze avicole, conigli e ovicaprini sono spesso considerati animali di interesse zootecnico: essi convivono con l’uomo, il quale sfrutta le loro caratteristiche al fine di produrre alimenti, quali carne, latte, formaggi e uova. La continua richiesta da parte del consumatore di alimenti di origine animale ha portato alla creazione di allevamenti intensivi, che richiedono “performance” di alto livello per chi si dedica all’allevamento di queste specie animali e la conseguente produzione di alimenti derivati.
Nel tempo, studi e ricerche, specie in fatto di alimentazione e nutrizione degli animali, hanno portato a selezionare specie e razze particolarmente adatte all’allevamento intensivo, senza perdere di vista il rispetto del benessere animale. Il concetto di “benessere animale” è stato introdotto negli anni ’60, in Inghilterra, tramite la redazione del “Brambel report”, un documento ancora attuale che illustra le cinque “libertà” necessarie per soddisfare le esigenze fisiologiche ed etologiche degli animali: libertà dalla sete, dalla fame, dalla cattiva nutrizione; libertà di avere un ambiente fisico adeguato; libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie; libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali normali per la propria specie; libertà dalla paura. Tali principi sono quantomai attuali, tanto che è lo stesso consumatore a voler sapere se i prodotti che acquista derivano da animali che hanno avuto un’attenta gestione ai loro bisogni e alle loro caratteristiche. Chi alleva oggi è sottoposto a controlli sul rispetto del benessere degli animali, in base a precise normative comunitarie e nazionali. Per i bovini, ad esempio, le norme prevedono indicazioni quali avere un adeguato riparo contro le intemperie, condizioni di illuminazione sufficienti, acqua sempre a disposizione in quantità e qualità adeguata, mangimi e acqua che non siano fonte di contaminazione, non creare rivalità tra gli animali presenti, ma la possibilità di accesso in egual modo al cibo, evitando possibili conflittualità, che potrebbero influire sul corretto accrescimento, con rese inferiori sui soggetti gerarchicamente più deboli. Animali malati e feriti devono essere immediatamente curati e, se necessario, isolati in locali con lettiera asciutta e confortevole. Gli animali hanno bisogno di movimento, per cui i box e i ricoveri che li ospitano devono essere di dimensioni adeguate alla loro stazza. Fattori ambientali quali ventilazione, temperatura, polverosità, concentrazioni di gas, devono essere tenuti sotto controllo. Un animale non può vivere in condizioni ambientali disagevoli, per le inevitabili ripercussioni sul proprio stato sanitario. Gli studi scientifici realizzati sono stati raccolti in una serie di linee guida per allevatori e veterinari, grazie anche alle ricerche dell’Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna tramite il Centro Nazionale Benessere Animale (CrenBa).
La presenza di veterinari assicura agli allevamenti una qualifica aggiuntiva in merito al benessere animale, tanto è che tale informazione potrà essere riportata sull’etichetta delle carni bovine commercializzate, nel rispetto di disciplinari di etichettatura approvati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo.
A ciò si aggiunge il sistema “Classyfarm”, istituito dal Ministero della Salute, che permette una valutazione del benessere animale di tutti gli allevamenti, prevedendo un costante monitoraggio in “autocontrollo” da parte del veterinario aziendale e dei veterinari del servizio pubblico. Assicurare qualità nel settore degli alimenti di origine animale è possibile, ma richiede un grande impegno da parte di chi alleva e di chi produce e anche da parte di tutti i tecnici che lavorano nel settore zootecnico e che, a qualsiasi titolo, garantiscono professionalità presso gli allevamenti; tutto ciò rispettando numerosi controlli.

Simonetta Riva, Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Cuneo

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