«Ho trovato una questura ben organizzata e professionisti con un gran senso del dovere»

0
234

Sessant’anni, calabrese di origine ma da tempo residente ad Alessandria, Nicola Parisi è giunto a Cuneo dopo aver operato a Milano, dove ha ricoperto per alcuni mesi il ruolo di direttore della Seconda Zona di Polizia di frontiera per la Lombardia. Nativo di Cirò Marina, in provincia di Crotone, dopo essersi laureato all’Università Federico II di Napoli, è stato per anni a Genova, dove ha lavorato per l’Ufficio immigrazione. Quindi a Novara e poi a Bergamo, come vice questore, prima dell’esperienza a Roma nel dipartimento centrale di pubblica sicurezza. Dal 2017 allo scorso febbraio è stato questore di Biella, per poi assumere l’altrettanto importante incarico in seno alla Polizia di frontiera lombarda; lo scorso 22 ottobre, l’arrivo in provincia di Cuneo, per sostituire Emanuele Ricifari, chiamato a ricoprire il ruolo di questore a Caltanissetta dopo quasi due anni e mezzo nella Granda. Un passaggio di consegne tra amici, visto che i due si conoscono bene fin dai tempi degli inizi delle rispettive carriere in Polizia. Parisi, sposato e padre di una figlia di 24 anni, si definisce una persona riservata e crede molto nell’attività di prevenzione. A Cuneo ha avuto fin da subito un ottimo impatto con il nuovo ambiente di lavoro: «Ho trovato una Questura molto ben organizzata: in questi uffici c’è tanta gente con un altissimo senso del dovere. Con i miei collaboratori più stretti ho instaurato immediatamente un ottimo rapporto: sono tutti molto disponibili, sempre pronti ad assecondare ogni mia richiesta, anche quando ci sono da fare dei sacrifici. Finora, non mi sono mai sentito rispondere con un “Non posso”. Nonostante io sia qui da poco e non li conosca ancora così bene, posso dire di avere già una buona stima nei loro confronti. Anche con le altre Forze dell’ordine e con le Polizie locali c’è un’ottima e proficua sinergia: ci sono tutti i presupposti per continuare a lavorare bene, sempre con l’obiettivo di servire al meglio la collettività, che è la nostra ragion d’essere».