«I bambini corrono pochi rischi»

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È giusto, in una fase così delicata come quella attuale, mantenere aperte le scuole per i più piccoli? Per Giovanni Di Perri la risposta è «sì». Spiega il virologo: «Nei ragazzini dai 14 anni in su, il coronavirus circola, anche se in maniera non troppo grave. I bambini di età inferiore, invece, è difficile che si contagino e che contagino gli altri: pare che all’immaturità delle loro vie aeree sia associato un numero di recettori (gli “Ace2”) inferiore e, quindi, una minore possibilità di contrarre il Covid». Per quanto riguarda l’aggressività del virus, Di Perri spiega che «il 50% degli infetti è totalmente asintomatico, il 30% presenta pochi sintomi, simili a quelli dell’influenza (tranne che per la perdita di gusto e olfatto) e il 20% tende a manifestare una malattia evolutiva che interessa i polmoni. Chi è stato positivo potrebbe reinfettarsi ma con conseguenze inferiori». «La maggiore conoscenza ci ha permesso di capire che è un’infezione che si tramuta in infiammazione. Per questo, nei casi più rilevanti, viene contrastata con eparina a basso peso molecolare per evitare trombi ai vasi polmonari e con cortisone. L’idrossiclorochina, che inizialmente veniva utilizzata da tutti, non ha invece mostrato reali benefici».