Per il “tuber” estivo un nuovo calendario?

L’associazione “TartufOk”, rappresentata dall’avvocato Roberto Ponzio, chiede alla Regione di consentire la ricerca e la vendita dello “scorzone” anche dal primo al 20 settembre

0
467

Nel pieno della sta­gio­ne dedicata al “tuber ma­gna­tum Pico” (il tar­­tufo bianco), dal­l’as­­so­ciazione na­zionale “Tar­tuf­Ok” giunge una richiesta volta a valorizzare quello che volgarmente è conosciuto come “tartufo d’e­state” o “scorzone”. In particolare, il sodalizio presieduto da Paolo Mon­tanaro ha richiesto alla Re­gio­­ne, tramite l’istanza curata dal­lo studio legale dell’albese Ro­ber­to Ponzio, di modificare il ca­len­dario per la ricerca e la raccolta del “tuber aestivum” adottato dalla Regione nel 2013. «Sette anni fa, la Giunta regionale ha introdotto un calendario che prevede il divieto assoluto di raccolta per tutte le specie di tartufo nei periodi compresi tra il primo e il 31 maggio e tra il primo e il 20 settembre», spie­ga l’avvocato Ro­ber­to Pon­zio, aggiungendo: «Alla luce della nor­ma piemontese e di quella na­zio­nale che vieta ogni forma di commercio delle varie specie di tartufo fresco quando non è consentita la raccolta, in que­sti due periodi risulta quindi vietata anche la commercializzazione». Sottolinea Ponzio: «Il periodo tra il primo e il 20 settembre è quello in cui il “tartufo estivo” è in piena maturazione. Vietarne ri­cerca, rac­colta e commercio de­termina per gli operatori svariate problematiche. Un venditore po­trebbe es­sere, ad esempio, im­pos­si­bi­litato a commercializzare in quel pe­rio­do “scorzoni” acquistati ad agosto ma non venduti entro la fine del mese, il tutto con un evidente danno economico». Si pone anche un altro problema. «Raf­frontando il calendario vigente in Piemonte con quello di Lom­bar­dia e Liguria e, più in generale, di Trentino-Alto Adige, Veneto, Friu­li-Vene­zia Giulia», prosegue l’avvocato albese, «e­mer­­ge come in quei territori, nel periodo che va dal primo al 20 settembre, in ossequio alla normativa nazionale, sia lecita la raccolta e, quindi, la commercializzazione di tale specie». «Ciò», osserva Ponzio, «oltre a porre in essere un’evidente discriminazione a danno degli operatori piemontesi, la cui libertà di concorrenza e di iniziativa economica viene fortemente limitata, determina distorsioni. Pen­so, ad esempio, al caso ipotetico di un commerciante piemontese che, dopo aver acquistato tra il pri­mo e il 20 settembre “tartufi d’estate” cavati in Liguria, è im­pos­sibilitato a venderli nel proprio negozio in Pie­monte. Non e­sistono ragioni di tutela dell’ecosistema o del consumatore per im­porre questo divieto, che peraltro risulta essere in contrasto con la normativa europea di settore e for­temente limitativo per la libertà dei commercianti». «Alla luce di queste considerazioni», conclude il legale, «si chiede alla Regione di modificare il calendario».
Interpellato sul tema, il direttore del Centro nazionale studi tartufo Mauro Carbone ha dichiarato: «L’eventuale decisione di modificare il calendario piemontese spet­ta alla Regione. Detto questo, in più di un’occasione, il fatto di avere leggi sul tartufo diverse da regione a regione ha determinato criticità. Credo pertanto che un’o­mogeneizzazione della normativa, con l’introduzione, magari, di un calendario di raccolta unico per tutta Italia, possa risultare utile. Il passo successivo sarà decidere se prevedere anche la seconda apertura, dal primo al 20 settembre, o meno: si tratta di una scelta che dovrà obbligatoriamente tenere conto delle “necessità biologiche” di tutte le specie di tartufo, non solo di quelle che ri­guardano il “tartufo estivo”».