Finalmente è tornato Mauro Bignami!

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Sarà anche che, in tempo di distanziamento forzato, poter tenere vicino a sé un buon libro è fonte di consolazione e di conforto, ma di certo proprio serviva un nuovo libro della saga di Mauro Bignami, insegnante-investigatore creato da Bruno Val­lepiano ormai 12 anni fa (il primo giallo in cui appare fu “Violazione di domicilio”).

Da quasi un lustro Bi­gnami e gli altri personaggi della serie “non davano notizie”, ma appena sono ricomparsi sulla scena (o meglio, in un romanzo) è stato come se li avessimo salutati soltanto il giorno prima. Merito dell’autore che ha saputo costruire personaggi a cui è difficile non affezionarsi e che in “Trappola per lupi” tornano a regalarci il piacere della loro compagnia per il tempo necessario alla lettura del romanzo.

«Ero stato sul punto di non scrivere più nulla su Mau e Ceci; mi sembrava si fosse ormai esaurita la storia, ma mi sono reso conto che i personaggi erano attesi: un buon numero dei miei lettori mi ha, in vario modo, sollecitato a parlare ancora di Bignami e io ho accolto la loro richiesta molto volentieri».

Vallepiano, come spesso capita nei suoi romanzi, “Trappola per lupi” contempla due storie che confluiscono poi in una…
«Un punto di partenza è stato l’aver letto un articolo relativo allo scandalo di falsi filmati commissionati dalla Cia che non hanno avuto grande risonanza sui media, perché ormai erano passati anni dall’epoca fatti, ma che a me ha colpito molto. L’altro, invece, è stato l’aver scoperto, dal ramo della famiglia di mia moglie, dei parenti emigrati in parte in Cile in parte negli Stati Uniti con i quali abbiamo riallacciato i rapporti. Mi piaceva l’idea di inserire questa storia di emigrazione nel romanzo, rielaborandola e usandola co­me pretesto per far partire il racconto».

Nel libro trova spazio un personaggio, Guido, non essenziale per la trama, ma a cui sembra tenere molto. O sbaglio?

«Il dialogo finale tra Mau e Guido è un po’ la presa di coscienza degli inciampi della vita con cui bisogna fare i conti, la disillusione che non siamo invulnerabili. Mentre la storia principale è finita come è finita, nel secondo finale c’è un anziano parla senza peli sulla lingua. Non penso che invecchiando si migliori per forza, però una buona persona, invecchiando, spesso accresce alcune delle proprie doti, come la capacità di essere riflessivo. Il Guido del romanzo si rifà a una persona che conosco, uno che da giovane è stato uno scapestrato, ha cambiato mille donne e ha fatto mille lavori. È uno che parla chiaro».

Sa di essere il Guido del suo romanzo?
«Non lo sa e non lo saprà mai, credo. È appassionato di letture storiche e amante della musica classica, non legge romanzi gialli come questo».

Con questo libro la serie di Bi­gnami arriva a cinque volumi…
«Avevo finito il libro da un po’ e mi stavo guardando intorno per vedere se ci fosse un editore interessato. Mi hanno parlato di Giancarlo Caselli di “Golem edizioni” e ho provato a mandargli il testo. Dopo aver letto una ventina di pagine ha già detto che mi avrebbe pubblicato!»

Questo è il primo “giallo” che scrive da “pensionato”…
«È un anno che sono in pensione (si è occupato di attività turistiche legate al mondo della neve, è stato anche presidente del Cfp Cebano Monregalese e Sindaco di Roburent, ndr). Ora ho molto più tempo libero e mi posso dedicare ai miei interessi. Al mattino faccio lavori fisici, tra legna, bricolage e attività simili, mentre il pomeriggio lo dedico a leggere, scrivere, organizzare iniziative culturali».

Non sembra una brutta cosa…
«Pandemia a parte, sto bene. Spesso si sente dire che andare in pensione è uno shock. In effetti il cambiamento di vita all’inizio un po’ ti scombussola, anche fisicamente. Ma superato questo mo­mento di assestamento ho co­minciato a godermi il mio tempo. Vado a camminare, a pescare, giro nei boschi e mi de­dico anche ad attività più sedentarie. Ho un sacco di cose da fare, spero di avere il tempo di farle tutte».

Ha già deciso, invece, la prossima cosa da fare come scrittore?

«Ho risfoderato Rudy Ferrero, il protagonista di “Gioco fatale”. È un personaggio che i miei lettori. hanno apprezzato Lui, ex Ca­rabiniere e ora investigatore privato, mi consente di sviluppare trame più dinamiche, risultando comunque credibile».