Nel 2018 scompare inaspettatamente Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fca. È il manager che sarà ricordato per l’operazione clamorosa che di fatto pose fine all’epoca storica della Fiat, intesa come Fabbrica italiana automobili Torino, legata alla nostra storia e al territorio. Da quel momento subentra Fca, ovvero Fiat Chrysler automobiles, con sede fiscale ad Amsterdam in uno scenario economico e sociale del tutto diverso. Un colosso che è il risultato di un’intesa senza precedenti con il governo degli Stati Uniti, raggiunta e messa in pratica in primis da Marchionne per il salvataggio contemporaneo del prestigioso brand d’oltreoceano (General Motors) e di quello italiano. Tutto ciò ha portato alla creazione di un unico soggetto capace di riunire tanti marchi storici: Fiat, Dodge, Alfa Romeo, Maserati, Lancia, Abarth, Jeep (Ferrari nel 2016 è passata sotto il controllo Exor) e tante altre piccole realtà.
Fu quella l’impresa memorabile di Marchionne, che così aveva messo la firma alla
costruzione di quel mega-gruppo multinazionale a cui aveva spesso accennato come l’unica soluzione in grado di contrastare le altre realtà nel campo dell’“automotive mondiale”. Il dirigente celebre per i suoi pullover blu, preferiti a giacca e cravatta, ne aveva cominciato a parlare molti anni prima, alla luce dei mutamenti in corso nel mondo industriale e specialmente in quello della produzione automobilistica, vittima di una crisi diffusa.
«Sopravviveranno solo 5-6 grandi gruppi in tutto il mondo», era stata la sua profezia.
Appare significativo l’invito che nel 2007 Marchionne aveva accolto ricevendo ad Alba il prestigioso premio “Tartufo dell’anno” all’interno della Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba. Un avvenimento di cui IDEA aveva fornito puntuale resoconto. Nella sala del Centro ricerche Ferrero di Alba, il 1° dicembre, si era svolta la cerimonia e nell’occasione il giornalista Giulio Anselmi, allora direttore del quotidiano La Stampa, sul palco aveva intervistato Marchionne: «La vera qualità di un manager non si valuta solo da quello che fa, ma soprattutto da quello che lascia dopo di sé», un manifesto che oggi può essere valutato serenamente.
«Siamo la nazione con le più grandi potenzialità inespresse», disse ancora Marchionne, «ma soprattutto un paese che non si vuole bene. Sulle prime quattro o cinque pagine dei giornali si legge solo di litigi e di discussioni politiche che non hanno impatto sul futuro dei giovani. Se non si smette con questi dibattiti “ad nauseam” non andremo molto avanti». Purtroppo il quadro non è cambiato molto.
In quello stesso 2007 la Fiat di Marchionne aveva lanciato la fortunata rivisitazione della 500, auto ancora attualissima specie dopo la recente presentazione del modello elettrico (contro le previsioni del manager, fedele al modello americano del motore termico). I tempi cambiano, resta l’intuizione di quel premio consegnato a uno dei nomi storici dell’industria italiana. «Sarà il mio unico atto di egoismo spietato», disse Sergio Marchionne ritirando il tartufo di tre etti donato da Andrea Rossano, titolare della Tartufingros , «lo gusterò con pochi amici».
2018 – Scompare Sergio Marchionne
Sgomento nel mondo dell’imprenditoria per la morte del manager premiato ad Alba con il Tartufo dell’anno 2007