Il Bosco dell’Alevè

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Si trova nei comprensori dei comuni di Casteldelfino, Pontechianale e Sampeyre e rappresenta una formazione unica e preziosa per l’intero arco Alpino. Si tratta di un bosco puro di pino cembro (91% circa), accompagnato da alcuni esemplari di larice (9% circa). Con un’estensione di circa 825 ettari, si sviluppa tra i 1.500 e i 2.500 metri di quota. Il pino cembro è presente in molte altre vallate piemontesi ma con piccoli popolamenti rupestri o sporadicamente con pochi esemplari nei boschi di larice. In passato era assai più diffuso su tutto l’arco Alpino ma venne sistematicamente eliminato per la creazione di aree a pascolo. Il bosco dell’Alevè quindi rappresenta un “unicum” di grande valore ecologico e storico per le Alpi tanto che dal 1949 questo sito è stato inserito nel registro dei boschi da seme, per la raccolta delle sementi (a cura dell’ex corpo forestale dello Stato, oggi Carabinieri) e il loro successivo utilizzo per la creazione di nuove cembrete sulle montagne italiane. Dal 2000 il bosco dell’Alevè è dichiarato Sito di interesse comunitario (Sic) e nel 2016 sono state approvate le misure di conservazione “sitospecifiche”, un importante strumento gestionale che potrà consentire la conservazione nel tempo di questo importante ecosistema. Il toponimo deriva dal termine “èlvou” con cui viene chiamato in occitano il pino cembro. Le sue origini sono antichissime, tanto che nell’“Eneide” Virgilio si riferisce al Monviso come “vesulus pinifer”, ovvero montagna visibile da ogni luogo e ricoperta da una foresta di pini. Anche Plinio il Vecchio dimostra di conoscere il bosco dell’Alevè citandolo nella sua opera “Naturalis historia”.