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Orrido delle Barme: un piccolo, vero gioiello da valorizzare a Robilante

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Alla scoperta dell’Orrido delle Barme, perla di biodiversità nella Val Vermenagna

In Val Vermenagna esiste una perla di biodiversità, fatta di canyon, rocce e rupi, regno di felci e di ro­dodendri a bassa quota: l’Orrido delle Barme. Posto sul versante a nord est di Robilante questo luogo ha conservato nel corso degli anni un ambiente naturale pressoché immutato.

Due anni fa i robilantesi hanno costituito un gruppo informale per promuovere la tutela di quest’area, che conserva il fascino selvaggio della natura, lontano dalla mano dell’uomo, come spiega Mario Dalmasso, ideatore del gruppo ed esperto conoscitore dell’area.
Qual è la storia di questo luogo?
«L’Orrido delle Barme (“grotte”, in occitano locale, ndr) è un’area di oltre sette ettari di terreno che nel tempo ha subito pochissime modificazioni. Non solo acqua e felci: infatti qui vi sono anche curiose grotte, anfratti, dove nel 1960 il gruppo speleologico torinese su incarico della Soprintendenza dei beni culturali trovò una moneta romana risalente al­l’epoca dell’imperatore A­dria­no, che è ora custodita al Museo di Cuneo. Negli ultimi anni ne è emersa una seconda, databile al periodo di Traiano. Un altro sopralluogo ha fatto emergere ceramiche del 1400, ma serviranno le dovute analisi della Soprintendenza che ha in mano il materiale rinvenuto per capire le stratificazioni delle varie epoche».


Perché è così importante per Robilante l’Orrido delle Barme?
«La fortuna di questo luogo, forse, è stata la scarsa attrattiva economica che lo ha preservato dalla mano dell’uomo. Non è mai stata un’area privata, è sempre stata comunale; è un posto quasi “incantato” e dunque l’accezione “orrido” anziché “gola” mantiene il giusto mistero che spinge le persone a conoscere questo luogo. I piccoli paesi devono proteggere le bellezze locali e soprattutto trovare il modo di farle conoscere, anche in chiave di volano economico. Questo è il fu­turo che ci auguriamo per Robilante».

Che flora vive in quest’a­rea?
«Prevalentemente felci, mu­schi e licheni e tutto ciò che si sviluppa negli ambienti umidi; sembrano specie di interesse minore, ma in realtà è la flora cosiddetta minore che esalta la biodiversità. L’ideale sarà un do­mani organizzare dei “bio-blitz”: uscite guidate con un esperto, che analizza le specie di flora o fauna con cui viene a contatto quel giorno, le mostra al pubblico, le identifica e poi le rilascia nel loro ambiente naturale; in questo modo il pubblico impara, gli esperti portano avanti le loro ricerche e si riesce a preservare la natura».


E per quanto riguarda la fauna?
«L’area è attraversata da cinghiali, caprioli e dal lupo, che è tornato qui solo dalla fine degli anni ’90; la parte più interessante, però, è quella “invisibile”, cioè quella che vive all’in­ter­no delle gorge, che sono vere e proprie nicchie ecologiche degli ambienti umidi, protetti dalla Comunità europea».

Robilante però è famosa anche per le orchidee…
«Nei pressi delle Barme ne crescono particolari specie: è possibile osservare il limodoro, orchidea mediterranea, difficile da trovare sulle Alpi, che ha dato il nome anche all’omonima associazione culturale locale. Poi c’è l’ofride dei fuchi, che ha un complesso meccanismo di impollinazione: il suo labello per forma simula un imenottero e in questo modo attrae i maschi. La particolarità però che più colpisce è la presenza del rododendro. Le barme hanno un’altezza di circa 750 metri, mentre il rododendro nasce dai 1.500 in poi, trovarlo qui è un’anomalia, soprattutto in un ambiente roccioso; riesce a sopravvivere perché qui il clima è fresco tutto l’anno».

Esistono dei sentieri segnalati per visitare questo luogo?
«Nel 2017 l’amministrazione comunale ha allestito un percorso didattico che si chiama “La magia del bosco”: è un anello di circa un chilometro, con percorso segnalato da circa 10 paline che parlano di tutto ciò che compone l’area: animali, alberi, suoni. Il sentiero passa attorno alla zona più facile da percorrere ed è stato creato con un intento didattico per tramandare la bellezza di questo luogo alle generazioni future».


«Le idee da sviluppare sono tantissime, ma per farlo serve l’interesse e il sostegno da parte degli enti pubblici. Nel 2018 con circa 15 cittadini abbiamo costituito un gruppo per la tutela dell’area: “Verso la riserva dell’orrido delle Barme”. L’o­biettivo è quello di rendere quest’area un parco riconosciuto e tutelato dalla Regione Pie­monte, ma l’azione deve partire dalle amministrazioni comunali. Fare di quest’area una riserva garantirebbe grande visibilità alla zona, provando a diventare un’attrattiva anche per il turismo culturale».

BaNNER
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