Tra la 7 e Rai 3, Beppe Ghisolfi sull’Europa interviene con Class (Cnbc)

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Il Banchiere scrittore, che venerdì 24 è stato ospite del canale tv del gruppo di MilanoFinanza, è intervenuto sugli esiti del Consiglio UE di ricostruzione economica, e il 27 alle 9,30 tornerà (via skype) su Agorà.

Secondo il Vice europeo delle Casse di Risparmio, il MES è come un contratto: prima di firmarlo bisogna leggerlo, e se la sola condizionalità è spendere i soldi per finanziare il sistema sanitario, una volta firmato non si potranno mettere altri vincoli. Dire no a priori è negare la stessa appartenenza all’Europa.

Tra la 7 (nell’Arena di Massimo Giletti) e Rai 3 – con il ritorno lunedì 27 alle 9,30 ad Agorà – di mezzo c’è Class Cnbc, il canale tv del gruppo di MilanoFinanza sulle cui frequenze web il Banchiere scrittore Beppe Ghisolfi è intervenuto, via skype da Cervere, nel seguito spazio di “5 giorni mercati” condotto dalla giornalista Marina Valerio. L’occasione, esattamente 24 ore dopo lo svolgimento del Consiglio europeo sul progetto di piano per la ricostruzione post-coronavirus, è stata propizia per un approfondimento delle decisioni assunte dai Capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi aderenti all’Unione.

Il Vice europeo e tesoriere delle Casse di risparmio del Vecchio Continente, premettendo di non vedere all’orizzonte nessun rischio di default per il nostro Paese, ha tuttavia ribadito che l’Italia dovrà farsi bastare le risorse che proverranno dalla Commissione Europea e alle quali, particolare fondamentale, vanno aggiunte le centinaia di miliardi – a oggi 230 – erogate dalla Banca Centrale di Francoforte nella forma di acquisto di titoli di Stato, con effetti benefici sull’abbattimento dello spread e del costo del debito pubblico, e quindi sulla sostenibilità finanziaria di un Paese chiamato a spese e investimenti straordinari contro l’emergenza socio-sanitaria.

Quindi il MES, ossia il Meccanismo Europeo di Stabilità: è un contratto fra l’Unione Europea che presta denaro e lo Stato che lo richiede. Se in questo contratto, che ovviamente richiede uomini di governo in grado di leggerlo e di capirlo prima di firmarlo, la sola condizione prevista è di spendere i soldi per finanziare le spese dirette e indirette nella sanità, una volta firmato il vincolo rimarrà solo quello e non se ne potranno mettere altri a danno del Paese sottoscrittore. Il vantaggio sarà di beneficiare di tassi di interesse più contenuti e di un canale aperto presso la Banca centrale europea.

Come ribadito dal Banchiere Bini Smaghi, cui Ghisolfi si è richiamato, il precedente greco del 2012 ha rappresentato non la regola ma la sola eccezione negativa causata non dall’atteggiamento dell’Europa bensì da errori clamorosi nella politica economico-finanziaria dei governi ellenici e ateniesi dell’epoca. Oggi, viceversa, un no a priori al MES equivale a negare l’idea stessa di Europa come Istituzione chiamata a fare da scudo ai propri Paesi su mercati in tempesta.

c.s.