Le aziende della Granda chiedono la riapertura. Da Confindustria un protocollo per la sicurezza

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Nella conferenza stampa on line di oggi, la direttrice di Confindustria Giuliana Cirio si è eretta a portavoce della classe imprenditoriale della provincia di Cuneo: “le aziende del comparto di Confindustria ci chiedono di ripartire. In queste settimane hanno investito tempo e denaro per adeguarsi ai protocolli di sicurezza. Le aziende più grandi sono state le più veloci, mentre quelle più piccole hanno già attuato il distanziamento sociale e adottato le dovute precauzioni con la misurazione temperatura e ora stanno riorganizzando il layout degli stabilimenti così da evitare assembramenti”. Anche i sindacati hanno comunicato il proprio desiderio di ripartire, purché vengano adottate tutte le misure necessarie a garantire la salvaguardia della salute dei lavoratori.

E’ necessario agire al più presto – ha commentato Mauro Gola, presidente di Confindustria Cuneo – ogni giorno in più significa perdere quote di mercato“. Una prospettiva che non può essere accettata dalle aziende internazionalizzate, strette nella morsa dei competitor esteri. Inoltre è stato calcolato ogni settimana aggiuntiva di lockdown comporta un calo del PIL pari allo 0,7%.

Ripartiamo in sicurezza perché siamo in grado di garantire la sicurezza dei nostri lavoratori” ha aggiunto il presidente Gola. A tal proposito, la direttrice Cirio ha comunicato che Confindustria ha sottoposto alla Regione Piemonte un protocollo per garantire una riapertura sicura delle attività. Si chiede in un primo momento effettuare uno screening di massa sulla popolazione lavorativa attraverso gli esami sierologici per individuare i soggetti entrati in contatto con il virus. In seguito di verificare l’infettività dei soggetti positivi attraverso il test con il tampone. I risultati confluirebbero poi in un database online che permetterebbe di mappare l’epidemia sul territorio piemontese. Si attende in merito il benestare della Regione e la reazione delle aziende del settore che si troverebbero costrette ad addossarsi i costi dell’operazione.