La Fondazione intensifica il suo ruolo strategico

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Giandomenico Genta è stato confermato presidente della Fon­dazione Crc per il mandato 2020-2023 ed è stato indicato all’unanimità. IDEA a pochi giorni da questa importante riconferma lo ha intervistato.

Dottor Genta, quale è stato il suo primo pensiero dopo essere stato riconfermato presidente della Fondazione Crc?
«Un misto di soddisfazione, ovviamente, e di grande senso di responsabilità: la Fonda­zione è chiamata a svolgere un ruolo strategico per la nostra comunità, tanto più in questo momento di grandi difficoltà. I prossimi anni saranno caratterizzati da mercati finanziari molto volatili, che renderanno sicuramente più complessa la generazione di ricavi, e dalla necessità di sostenere la nostra comunità, garantendo la tenuta sociale e lo sviluppo dei nostri territori e accompagnandoli al­l’impegnativa ripresa. Stimoli pressanti che aumentano ancor più la motivazione mia e dei Consiglieri di amministrazione e generali: sono sicuro che sapremo dare il nostro meglio ed essere all’altezza di queste sfide».

La situazione economico-sanitaria mette anche la nostra provincia dinnanzi a scelte e comportamenti responsabili e lungimiranti. Quali, dal suo punto di vista, le linee guida per un futuro migliore?
«Dovremo agire su due fronti: da un lato dare attenzione alle fasce più deboli, quelle maggiormente colpite dalla crisi, perché chi era indietro già prima ora rischia di rimanere ancora più isolato. In parallelo, creare le condizioni perché nel territorio possa svilupparsi una sempre maggiore competitività e sviluppo economico: questo significa investire a monte in formazione, innovazione, ri-cerca e cultura, fattori determinanti per la competitività economica della nostra provincia in un mondo che è diventato un mercato globale».

Quale il ruolo dei nostri giovani nell’imminente domani?
«I giovani sono la leva essenziale per garantire la crescita e la competitività, già da oggi, dei nostri territori e riportarli ai livelli che li hanno contraddistinti. Per questo motivo, negli ultimi anni la Fondazione ha investito ingenti risorse in formazione, contribuendo a rendere la nostra provincia il maggiore polo di formazione universitaria in Piemonte, subito dopo il capoluogo regionale: si pensi alla riapertura del Politecnico di Mondovì, ai numerosi corsi di laurea insediati in provincia – tra cui quello inaugurato l’anno scorso in Scienze Motorie su iniziativa della Fondazione Crc – e all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Numerose anche le collaborazioni con le scuole secondarie e le agenzie di formazione: cito per tutti la Scuola Enologica di Alba. Percorsi formativi che guardano alle esigenze e alle vocazioni produttive del nostro territorio e da cui potranno nascere soluzioni efficaci per le nuove sfide che ci attendono, con un occhio di riguardo alle nuove tecnologie e alla trasformazione della provincia in un territorio “smart”. Ai giovani spetta il compito di creare le imprese del futuro nei campi tradizionali, ma anche in quelli dell’innovazione tecnologica, della valorizzazione del patrimonio artistico e della risposta ai bisogni sociali. In questo senso, le occasioni di contatto con grandi personaggi, fonte di ispirazione, e i percorsi formativi strutturati che la Fondazione offre, continueranno ad essere strategici».

Essere espressione di un territorio e vicina al territorio significa per la Fondazione Crc…
«Espressione perché siamo stati indicati dagli enti del territorio per amministrare al meglio il grande patrimonio della Fon­dazione Crc. Vicinanza perché il nostro compito è essere aperti ad ascoltare le esigenze e interpretare le necessità della nostra comunità: una Fonda­zione che opera in modo corale, non come una solista. Su questo abbiamo impegnato tante risorse, sviluppando mo­dalità di ascolto e di lavoro che vanno dalle ricerche promosse dal nostro Centro Studi agli incontri tematici con gli enti del territorio, dalla progettazione partecipata fino ai colloqui con i richiedenti. Abbiamo co­struito un clima di apertura e di collaborazione percepito da tutti coloro che si sono rivolti alla Fondazione e che ritengo sia tanto più valido in questo periodo. Infine aggiungerei stimolo, perché compito della Fon­dazioni è quello di provare a guardare avanti, intercettare opportunità e innovazioni, sperimentarle e proporle al territorio».

Quali i progetti che sosterrete nel corso di questo suo nuovo mandato?
«Tanti sono gli interventi che abbiamo promosso nel corso del mandato da poco concluso: solo per citarne alcuni, i tre Progetti Faro (a Caraglio, Diano d’Alba e Mondovì), il Rondò dei Talenti, il Bando Distruzione, il Programma Agroalimentare 4.0 e il progetto GrandUp!. Senza dimenticare il sostegno alle due ASL e agli ospedali, per garantire la disponibilità delle migliori tecnologie e attirare intelligenze con l’obiettivo di assicurare cure adeguate a tutti i nostri concittadini: un contributo oggi tanto più importante.
Le idee per il futuro non mancano, ma andranno discusse e vagliate dagli organi della Fondazione: il CdA, che ha visto i due innesti del vice presidente albese Francesco Cap­pello e del consigliere cuneese Enrico Collidà, insieme alle conferme di Ezio Raviola, Giu­liano Viglione, Paolo Merlo e Davide Merlino. E il Consiglio generale che già nelle prossime settimane inizierà il percorso di elaborazione del nuovo Piano Programmatico Pluriennale, il documento che detterà le linee programmatiche per i prossimi quattro anni. Come ho ribadito subito dopo l’insediamento, tutti i Consiglieri, quelli nuovi insieme con i riconfermati, sa­ranno i volti e gli occhi della Fon­dazione sui territori: un ruolo di grande responsabilità, essenziale per svolgere al me­glio il nostro compito».

L’attenzione agli eventi artistico-culturali come si concretizzerà per questo 2020?
«Siamo consapevoli che molti eventi previsti per i prossimi mesi dovranno essere rimandati, riorganizzati e in alcuni casi annullati. Non mancherà il so­stegno della Fondazione su que­sto ambito, ma dovremo essere capaci di trasformare questi appuntamenti in base alle condizioni generali e alle di­sposizioni che arriveranno dal Governo e dagli enti competenti. Dovrà cambiare il paradigma: almeno inizialmente, non sarà più la quantità di persone in un teatro, in un cinema o in un palazzetto a decretare il successo o la bontà di un’iniziativa, ma la capacità di arrivare agli interessati, di offrire nuove occasioni di fruizione culturale e di condivisione, anche attraverso l’utilizzo della tecnologia. In attesa di poter tornare a sederci uno vicino all’altro per godere dal vivo di uno spettacolo, applaudire una performance artistica o emozionarci di fronte a un’opera d’arte».

Se dovesse, Presidente, esprimere un desiderio, quale la sua personale richiesta?
«In questo momento, i miei de­sideri personali passano in second’ordine rispetto ai desideri e alle esigenze della comunità, su cui siamo concentrati ad operare in maniera pronta ed efficace. Quanti di noi avrebbero considerato straordinario, fi­no a qualche settimana fa, passeggiare su un viale alberato, as­sistere alla potatura delle viti o ammirare l’ultima neve in montagna? La Fondazione metterà a disposizione tutto l’impegno possibile, con l’auspicio che presto le aspettative di tutti possano realizzarsi».