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Marta Bassino già nella storia dello sci

L’atleta di Borgo è la prima cuneese ad aver vinto una gara di coppa del mondo nelle specialità alpine

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E’ difficile spiegare a chi, sci nei piedi, non si è mai cimentato in una discesa tra porte o paletti più o meno fitti, come un secondo in più o in meno per percorrere un paio di chilometri di tracciato possa fare la differenza tra essere primo o finire anche lontanissimo dal podio. Eppure, se si guardano le classifiche delle gare, spesso sono i soliti cinque o sei atleti a occupare i primi posti, segno che non è un caso. Se si guarda alle classifiche di questa stagione, nel femminile e in particolare nella specialità del gigante, tra quei nomi compare spesso quello di Marta Bassino, 24enne di Borgo San Dalmazzo che vive una stagione da assoluta protagonista, contribuendo con le altre az­zurre, in particolar modo Fede­rica Bri­gnone, a calamitare l’attenzione di un numero crescente di italiani sullo sci alpino.
Ecco come Marta Bassino racconta il particolare momento di forma e i primi anni di una carriera ancora tutta da disegnare.
Quando ha capito di es­sere as­sai più che portata per lo sci?
«Da piccolina sono sempre stata piuttosto brava e vincevo molte gare. I bambini sono divisi in categorie che comprendono ognuna due annate, e specie quando ero nell’anno a favore e gareggiavo con atleti della mia stessa età o minore, vincevo sovente. Crescen­do, ho vinto sempre di più, sino a entrare nella categoria “giovani”, che è un altro circuito e prevede gare diverse da quelle che facevo prima. Anche in quel caso me la sono cavata bene: l’anno dopo sono entrata a far parte della squadra C, quello successivo della B e il terzo anno ho debuttato nella squadra A azzurra, gareggiando in coppa del mondo. È stato un passaggio graduale, in cui ogni anno mi sono trovata uno scalino più in su».
L’essere all’interno di un movimento italiano femminile che sta ottenendo gran­di risultati quanto le è di aiuto (se lo è)?
«È bellissimo avere una squadra forte. In questa stagione il livello del “team” è sotto gli occhi di tutti, ma già qualche anno fa mi ricordo che, in uno dei pri­mi anni in cui disputavo gare di coppa del mondo, in gigante eravamo quattro azzurre a partire nelle prime sette, ovvero il primo gruppo di merito. Si­gnifica che avevamo una squadra forte già allora. Quest’an­no, però, lo siamo ancora di più, perché in quasi tutte le discipline ci siamo
di­mostrate all’altezza. Un po’ meno nello slalom, ma ci sono atlete giovani che stanno arrivando, quindi siamo fi­duciose. Il fatto che il livello sia alto è una cosa positiva per tutti, anche perché, avendo compagne di squadra forti con cui fare allenamento, non mancano occasioni di confronto e stimoli per fare meglio».
Il fat­to che lei non sia l’unica italiana in grado di salire sul podio diminuisce un po’ la pressione?
Quello è secondario dal mio punto di vista, perché è co­munque uno sport individuale e, quindi, sei sempre tu contro gli altri. Poi, certo, visto da fuori può sembrare che, se una tua atleta della stessa tua nazione va a una medaglia, salvi l’onore di tutta la squadra, ma in realtà in pista si cer­ca di fare bene indipendentemente dalle compagne».
È la prima cuneese ad aver ot­tenuto un podio nello sci alpino e questo le dà molta visibilità. Pensa di poter avere un ruolo di traino per altri giovanissimi cuneesi inducendoli a dedicarsi allo sci a livello agonistico?
«Mi piacerebbe che fosse co­sì. È bello pensare di essere d’esempio per altri, come grandi atleti sono stati un riferimento per me. Poter immaginare che qualche giovanissima si alleni ogni giorno pensando: “voglio diventare come Marta Bassino” è davvero un grande onore per me».
Conquistare il podio in cinque specialità è qualcosa di quasi i­nimmaginabile. Ci può spiegare la difficoltà di gareggiare ad altissimi li­velli in gare così diverse?
«In primo luogo la difficoltà è legata al tempo. Il mio punto di partenza è il gigante, che è la mia disciplina principale e quella in cui ho ottenuto i risultati migliori. Da un po’ di anni, però, cercavo di fare allenamenti e di essere competitiva anche nelle altre discipline. Con le due gare di Bansko, con il primo podio in discesa e in supergigante, ho chiu­so un po’ il cerchio, dimostrando di poter stare in alto anche in quelle discipline. È vero, però, che  per allenare la polivalenza occorre suddividere bene il tempo e dosare le forze. Chi si allena per due sole discipline, per esempio gigante e slalom, ha anche più tempo tra una gara e l’altra, quindi può tornare a ca­sa e fare allenamento per pre­pa­rarsi per l’appuntamento successivo, mentre noi ab­biamo il tempo contingentato».
I risultati sono buoni da tempo, ma il livello delle sue prestazioni è salito in maniera esponenziale a partire da fine novembre. A cosa attribuisce questo ulteriore salto di qualità?
«La svolta è arrivata con la prima vittoria, in America, perché ho visto concretizzarsi in gara le mie potenzialità. Dietro la stagione agonistica ci sono un allenamento e una preparazione pazzesca che iniziano d’e­state. Finite le gare ci prendiamo giusto un “break” e poi
ri­partiamo con la preparazione atletica, per poi trascorrere un mese in Argentina. La preparazione a questa stagione è andata bene, sciavo bene e tutto andava per il meglio, ma e poi è in gara che bisogna saper ottenere tutto ciò per cui abbiamo lavorato. Vincendo in gigante a Kil­lington ho capito dove potevo arrivare e anche che avrei potuto rimanere a quei livelli».
Quale obiettivo si è data per questa stagione agonistica che al momento la vede terza nella classifica di gigante?
«Punto prima di tutto a proseguire con questa costanza di ren­di­mento. Nello sci è difficile mantenere sempre alta l’intensità»
Quelle che possono essere individuate come le sue caratteristiche premiate in pista, la continuità di rendimento e la leggerezza e precisione della sciata, sono qualità che si riscontrano anche nella Marta Bassino di tutti i giorni?
«Si, direi che rispecchino abbastanza quella che sono nella quotidianità. Solo la delicatezza, nel senso di finezza, credo mi faccia un po’ difetto. Non per niente i miei e il mio fidanzato mi dicono sempre che so­no piuttosto “grusera” (in italiano, grossolana; ride, ndr)».

L’amore per questo sport è iniziato presto e continua ancora (come per la granda)

Marta, in che modo si è avvicinata allo sci? È stata una scelta di comodità logistica, perché Borgo San Dalmazzo è piuttosto vi­cina alle piste di sci o ci sono altre ragioni?
«Ho iniziato a sciare da piccolissima: avevo meno di 2 anni perché mio padre è un allenatore di sci e all’inizio ci portava ad Entracque, perché era vicino a casa e si poteva sciare su un pendio facile, ideale per iniziare. Ho iniziato lì e, di conseguenza, i primi due anni di Sci club li ho fatti nel sodalizio di Lurisia, poi sono andata a Limone, nello “Sci club Vermenagna”».
Il suo legame con la Granda è stato evidenziato anche in pista, fin dai tempi della sponsorizzazione “Atl del cuneese” sul ca­sco da gara. Che rapporto mantiene con la propria terra d’origine e quanto tempo trascorre a Borgo e dintorni?
«L’Atl del cuneese ce l’ho sempre nel cuore, perché è stato il mio primo “sponsor”, i primi che hanno creduto in me appena iniziato a disputare gare di coppa del mondo. Per il resto sono davvero molto affezionata a Borgo in particolare, dove sono cresciuta e ho vissuto a lungo e dove torno appena posso, perché è il luogo che sento essere casa mia. Sono anche legata alla città di Cuneo, alle nostre montagne, alla zona delle Langhe e della Granda, in generale. Ogni anno, tra ottobre e novembre, per esempio, mi faccio mai mancare un giro nell’albese per mangiare un piatto di “tajarin” con tartufo bianco d’Alba. Ogni tanto, quando mi chiedono dove vorrei andare a vivere, dico sempre che Borgo e dintorni non li cambierei per nessun altro posto al mondo!».

BaNNER
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