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Aldo Cazzullo fa fantapolitica e… ci azzecca!

Nel romanzo “Peccati immortali”, scritto a 4 mani con il collega del “Corsera”, il giornalista albese ha anticipato l’evoluzione della situazione politica e azzarda altre previsioni piuttosto dirompenti

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La narrativa ha un grande potere: permette di ricordare il passato, denunciare il presente e prevedere il futuro. Concede l’elaborazione di ipotesi e, attraverso la fantasia, la ricostruzione di fatti altrimenti inconoscibili.
Quando, poi, si avvale di generi letterari quali il giallo o il “noir”, è in grado attraverso i suoi ingranaggi di rendere il lettore stesso un “detective”, fornendogli gli strumenti dell’osservazione e della deduzione.
“Peccati immortali” (“Monda­dori”, 2019), è proprio questo: un romanzo intrigante, ma
an­che uno spaccato sugli intrighi che muovono le fila del nostro Paese. Scritto a quattro mani dall’albese Aldo Cazzullo e da Fabrizio Roncone, entrambi giornalisti del “Corriere della sera”, il libro diverte con i suoi inserti grotteschi, affascina per le trame spionistiche e soprattutto inquieta, ricostruendo u­na Roma corrotta e in balìa di giochi di potere e di interessi personali. Immergiamoci in que­­sto mondo fantastico eppure realissimo, intervistando Caz­­zullo per i lettori di “IDEA”.
Il romanzo è ambientato in un’Italia prossima ventura. Dopo che un barcone di migranti è affondato dinnanzi a un porto chiuso, Salvini è caduto. Al suo posto governa l’alleanza fra Par­tito democratico e “Popolo dell’onestà” (dietro cui è facile in­travedere il MoVimento 5 stelle). Nel frattempo Renzi ha fondato un suo partito. Dove ho già sentito questo scenario?
«In effetti io e Fabrizio Roncone abbiamo ambientato il romanzo fra qualche anno, però nel frattempo la realtà ha accelerato e sono successe alcune cose che avevamo previsto prima di questa estate, quando abbiamo terminato il libro. Ma non è stato difficile indovinare cosa sa­rebbe successo. La bussola per orientarsi nella politica italiana sono gli interessi personali: non quelli del Paese, né quelli di singoli gruppi e nemmeno quelli di partito. A fine agosto Salvini aveva interesse a rompere con i cinque stelle per andare alle elezioni e arrivare a palazzo “Chigi” da solo, ma avendo governato contro Parigi, contro Berlino e addirittura contro Trump (ricordiamo la sua vicinanza a Putin), si trovava in una situazione piuttosto delicata. Renzi, che non aveva ancora pronto il suo progetto personale, non poteva optare per le urne; Zingaretti, in questo scenario, si è trovato costretto all’accordo con il M5S che, essendo in calo di consensi, non poteva permettersi la tornata elettorale. Se segui la bussola degli interessi personali, non sbagli mai! Anche la previsione riguardo il partito di Renzi era facile: è evidente che preferisca essere primo nella sua cerchia che ultimo nel Pd».
Qualche previsione l’avete in­dubbiamente centrata, ma nel libro ce ne sono altre ancora da verificare…
«Certo: Florenzi non è più capitano della Roma, lasciando il posto a Pellegrini; alla presidenza del club, Malagò e non più Pallotta; Lucia Borgonzoni diventa governatrice dell’Emi­lia Romagna; Renzi fa cadere il Governo in accordo segreto con Salvini… Abbiamo anche immaginato alcuni scenari piuttosto nefasti: un Ministro dell’interno spregiudicato progetta di lasciar accadere un attentato, per far ricadere la colpa sugli integralisti islamici, sfruttando poi la paura per proporsi come uomo forte… Il gioco è stato quello di far interagire personaggi immaginari con personalità reali, come D’Agostino, la Fer­illi e Panatta. A volte con la fantasia si possono dire cose più vere del vero».
“Peccati immortali”, quindi, ha una componente “fantapolitica” importante, ma ha anche l’atmosfera di un “noir” e la tensione di un “thriller”. Se dovesse segnalare un genere letterario, quale sarebbe?
«Si tratta di un giallo. Al centro della vicenda, c’è un telefonino rubato, trovato sul cadavere all’immaginario cardinale Al­dro­van­di, morto in circostanze scabrose. Nella memoria del cellulare, alcune foto scandalose potrebbero compromettere non solo il Vaticano, ma anche un ministro, “leader “emergente di uno dei partiti di punta. Tut­ti lo cercano: il ministro, per farlo sparire, ma anche un rivale interno al suo stesso partito; lo cercano i cardinali e i servizi segreti. Ogni fazione ha i suoi agenti, pronti a uccidere pur di appropriarsi dell’oggetto. E in mezzo a questa battaglia ci so­no i nostri protagonisti, Reme­dios e il “Gricia”. Remedios è una timida e bellissima suora sudamericana che accudiva il cardinale e che ha trovato per prima il telefonino. Il “Gricia”, al secolo Leone Di Castro, è un ex agente segreto, così chiamato per la sua voracità: sta con Em­ma­nuelle, che in realtà si chiama Simonetta ed è una prostituta. Ama i cani e il suo sogno è di scambiare due tiri con Adriano Panatta. è una coppia di investigatori bizzarra e forse poco credibile, ma che proprio per questo riesce a muo­versi in un contesto così delicato e pericoloso, perché per questo telefonino si uccide. Ma, oltre alla dimensione del giallo, c’è un aspetto divertente e grottesco: i personaggi a volte sono sopra le righe e si muovono in una Roma terribile, dove i gabbiani sono grandi come animali preistorici e i permessi per disabili sono quasi tutti falsi. Fra questioni private e giochi politici, il potere è come una partita a scacchi e si deve essere disposti a sacrificare i propri pe­doni per dare scacco matto».
È una Roma oscura dunque, do­ve malavita, misteri e potere si mescolano indissolubilmente. È la Roma di “Suburra” e di “Ro­manzo criminale”?
«Non proprio. In quella Roma, al centro della scena c’è la malavita. “Romanzo criminale” tratteggia una città in mano alla banda della Magliana, mentre in “Suburra” si intrecciano le vicende di diversi “clan”, ma sostanzialmente la città è ostaggio del malaffare. La Roma di “Peccati immortali”, invece, ha al centro il potere. Fra politica e Vaticano, il gioco consiste nel conquistarsi zone di influenza e vantaggi materiali: c’è bisogno di qualcuno che si sporchi le mani e così intervengono “gang” criminali, sicari e ladri. Ma lo scenario è invertito: il motore che muove l’azione so­no gli interessi dall’alto, i giochi di palazzo».
Il libro è scritto a quattro mani con il collega giornalista Ron­cone. Come avete proceduto nel­la stesura del romanzo? E come è nata l’idea?
«È stato come giocare a ping pong: io scrivevo una cosa e gliela inviavo. Lui la rielaborava, aggiungeva un pezzo, me la mandava indietro e così via, si­no alla fine. Insomma, è partita come una battaglia a palle di neve e si è trasformata in una va­langa inarrestabile. Ci siamo divertiti molto, ma non è stato un gioco. Entrambi amiamo il nostro mestiere e questo
ro­manzo vuole esserne parte. Purtroppo la Roma di cui si parla in “Peccati immortali” ha molti elementi della Roma ve­ra. Abbiamo scrit­to cose che non possiamo scrivere sul
“Cor­riere della sera”, non per paura di censura, ma perché non abbiamo le prove. Ci siamo affidati al ro­manzo, dove possiamo raccontare ciò che sappiamo e ciò che abbiamo ricostruito con l’immaginazione. Continuo a definirmi albese, ma vivo da più di vent’anni nella capitale ed è una città che amo e a cui tengo molto. La vorrei molto diversa da com’è adesso. Leggendo questo libro si ride, certo, ma soprattutto ci si indigna e l’indignazione è un sentimento positivo. è il contrario dell’ignavia, dell’indifferenza. L’i­gnavo non si scandalizza di fronte al male, ma è ne­cessario farlo per poi passare al riscatto».

Appuntamento a Verduno l’8 dicembre

Il “Gricia”, uno dei bizzarri e affascinanti protagonisti di “Peccati immortali”, conosce a memoria tutti gli “in­cipit” di Beppe Fenoglio. Enuncia l’inizio di “La malora” e quello de “I ventitré giorni della città di Alba”: un omaggio di Aldo Cazzullo all’autore albese, un affettuoso occhiolino alla sua terra. Per questo aspetto del ro­manzo, domenica 8 dicembre, alle 18, il giornalista del “Corriere della sera” sarà o­spite del Co­mune di Verduno, presso la Bi­blio­teca civica, per ricevere un riconoscimento speciale.
Nell’occasione sarà annunciata l’istituzione del premio “Fulvia”, conferito dall’anno prossimo proprio dall’Ammi­ni­stra­zione comunale langarola.
Inoltre Aldo Cazzullo sarà ospite del “La­boratorio di resistenza permanente” della fondazione “E. di Mirafiore” di Serralunga d’Alba domenica 22 di­cembre. L’ingresso sarà gratuito, ma su prenotazione “on-line”.

BaNNER
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