Strategia aree interne: Comuni e Unioni Montane devono essere centrali | Ignorare e dimenticare il ruolo di Uncem evidenzia l’approccio centralista e i tecnicismi che rallentano investimenti e spesa

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Uncem Piemonte ha accolto con particolare sorpresa la totale assenza dell’Associazione degli Enti locali montani – assieme agli Enti locali stessi, Comuni e Unioni montane del Piemonte – dal Forum delle Aree interne che si tiene giovedì e venerdi in Alta Val Maira, ad Acceglio.

Nonostante l’impegno da oltre sessant’anni per le politiche di sviluppo sui territori montani, nessun rappresentante di Uncem è stato invitato a intervenire e a coordinare i tavoli di confronto nella due-giorni di seminario voluti dall’Agenzia nazionale per la Coesione con il Formez.

Un’assenza che coinvolge anche gli Amministratori locali dei Comuni e delle Unioni pilota del Piemonte, non invitati ufficialmente dagli organizzatori.

Nelle stesse quattro “aree pilota” della Strategia Aree interne (Ossola, Grana e Maira, Valli di Lanzo, Val Bormida), Sindaci e Consiglieri non sono stati informati del Forum da chi lo organizza.

Uncem non viene interpellata neanche sugli organi di stampa che negli ultimi giorni hanno parlato della Strategia Aree interne (Stampa ed Espresso, in particolare), lasciando così ai margini, fuori dalle colonne, chi ogni giorno ascolta i Sindaci e gli Amministratori supportando processi di sviluppo locale e riorganizzazione dei servizi, garantendo formazione e dialogo tra i livelli della PA.

Uncem ha sempre sostenuto l’importanza e la validità della Strategia nazionale per le Aree interne – ampiamente finanziata con risorse statali messe sulle leggi di bilancio nella scorsa legislatura – grande novità politica degli ultimi cinque anni, strumento innovativo per la pianificazione territoriale nelle zone alpine e appenniniche italiane.

Il Presidente Uncem Piemonte Lido Riba, sin dai primi Forum di Domodossola e di Rieti, aveva però messo in guardia dalle spinte centraliste volute dalla Snai stessa, nata e cresciuta con una fortissima “guida ministeriale”, con le complicazioni legate alle burocrazie dei palazzi dei dicasteri, con tecnici e professori troppo spesso catapultati impropriamente sui territori a coordinare tavoli e lunghissimi processi di studio.

Quegli allarmi oggi si traducono, quasi in tutte le aree pilota, in forti ritardi nella definzione dei progetti e fortissimi ritardi nella spesa delle risorse disponibili.

Fondi che per forza dovranno essere rendicontati all’interno della programmazione comunitaria in corso, dunque nei prossimi due anni. Ecco perché

Uncem propone a chi si sta occupando di Strategia, all’Agenzia per la coesione, nei Ministeri e a Invitalia, di eliminare eccessivi carichi burocratici, accelerando la spesa, coinvolgendo nuovamente Sindaci e Unioni montane, impegnando meno grandi esperti di pianificazione esterni alle valli, facendo piuttosto crescere una classe dirigente politica e tecnica manageriale locale, stringendo e regolando i tempi delle Regioni che non sempre hanno agito con rapidità e piena efficacia.

A oggi, in Piemonte, è in forte ritardo – non certo per colpa dei Sindaci e dei Presidenti delle due Unioni montane, impegnati e mobilitati da anni con idee e progetti – la Valle Grana e Maira, prima area pilota partita; segue l’Ossola, mentre devono ancora partire Valli di Lanzo e Bormida. Per queste ultime due già sono state individuate le risorse statali (stanziate sull’ultima legge di bilancio) ma non ancora quelle regionali di Psr ed Fse.

I territori aspettano con ansia il via, con tutti i rischi che i ritardi comportano. Uncem ha dato la disponibilità a fare da coordinamento dei Sindaci delle aree e da sviluppatore tecnico-operativo delle Strategie territoriali.

Uncem ha chiesto – ancora nella mattinata di ieri ai Parlamentari neoeletti – di estendere la Strategia a tutte le aree italiane, superando la logica delle aree pilota.

Rendere strutturale la Snai grazie a un PON nazionale è importantissimo. La Strategia nazionale per le Aree interne è molto importante per il Paese.

Non senza l’eliminazione di burocrazie, contingentato tempi, coinvolgendo imprese private e operatori economici locali, ma anche (soprattutto) dando ai Sindaci dei territori il pieno ruolo di protagonisti nelle scelte e nei progetti per lo sviluppo e per ripensare i servizi alle comunità.