“Rubiamo ai ricchi per dare ai poveri”: così si autocelebravano su Facebook i componenti della banda di albanesi catturati dai carabinieri al termine di un’operazione che i militari non potevano che chiamare “Robin”.
Nove gli arrestati, residenti in Lombardia ed in provincia di Cuneo, 19 i furti in abitazione o esercizi commerciali accertati, messi a segno in meno di 3 mesi, tra il novembre del 2016 e l’inizio di febbraio 2017. Presi di mira i territori del monregalese e, in misura minore, del saluzzese. Tra gli eventi criminali compiuti dalla banda, anche una rapina commessa ai danni del bar “Terranova” di Villanova Mondovì nella notte del 18 gennaio: in quell’occasione i malviventi, dopo aver divelto la serranda, forzarono la porta d’ingresso, svegliando per i forti rumori la proprietaria dell’attività, che scese per verificare cosa stesse succedendo e si trovò davanti alcuni uomini col volto coperto. La donna venne minacciata con un manganello di ferro e i ladri riuscirono ad asportare un cambiamonete ed un videopoker.
Le indagini hanno consentito di individuare un gruppo di albanesi, la cui unica fonte di reddito era la progettazione e l’esecuzione di furti, che avvenivano tutti con il medesimo modus operandi: in orario serale o notturno, spaccando le serrande, forzando le serrature delle porte o le finestre. Il gruppo criminale era ben organizzato: gli indagati residenti in Granda reclutavano loro connazionali già noti alle forze dell’ordine ma residenti nel milanese o nel bergamasco, aiutandoli nella “logistica” dei colpi da effettuare sul nostro territorio: fornivano loro appartamenti “coperti” e telefoni cellulari intestati a prestanome, oltre ad accompagnarli anche nelle località dove avvenivano i colpi. In due dei furti messi a segno, sono state rubate anche due auto dei proprietari delle abitazioni prese di mira, con l’intenzione poi di riutilizzarle per le loro illecite attività: entrambi i veicoli sono stati recuperati e restituiti, insieme ad altra refurtiva (gioielli, orologi di pregio, attrezzature informatiche), per un valore di 40 mila euro.
Gli arrestati sono L. P. (classe 1979), V. U. (1985), G. V. (1987), S. Z. (1987), S. A. (1988); K. H. (1993) e A. G. (1987) sono agli arresti domiciliari, S. S. (1988) è finito in manette per violazione della normativa sull’immigrazione e A. P. (1988) per ricettazione. Tra i bersagli principali dei colpi Villanova Mondovì (4 episodi) e Pianfei (3). Le indagini hanno portato anche all’arresto del latitante S. E., 44 anni, che il 20 maggio 2006, a Verzuolo, insieme a suo fratello, attese sotto casa un connazionale, all’epoca poco più che 20enne, ferendolo con due colpi di pistola e colpendolo con una spranga.
“Sono state indagini molto complicate e difficili, perché eravamo di fronte a soggetti che si spostavano spesso sul territorio, senza sapere dove avrebbero colpito”, hanno spiegato il comandante del Nucleo Investigativo Giampiero Canu e il comandante della Compagnia di Saluzzo Giuseppe Beltempo. “Ci tengo a sottolineare quanto siano state importanti e decisive, ancora una volta, le intercettazioni telefoniche ed ambientali e l’analisi delle telecamere di videosorveglianza”, ha aggiunto il Procuratore capo Francesca Nanni, che ha voluto anche chiarire il concetto dell’archiviazione e della riapertura delle indagini: “Dobbiamo dare notizia dell’archiviazione in tempi rapidissimi, e quasi mai abbiamo elementi che emergono dopo i primi sopralluoghi. Questo però non significa che l’indagine viene accantonata: se troviamo una pista, le archiviazioni vengono riaperte, portando spesso a risultati importanti. Dico questo per invitare la gente a continuare a denunciare e ad avere fiducia nell’operato delle forze dell’ordine”.
Gabriele Destefanis