Dal Consiglio regionale del Piemonte via libera al riutilizzo dei beni confiscati alla mafia

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“Ringrazio il Consiglio e la Commissione Legalità per il lavoro svolto. Questo provvedimento sconta le difficoltà di bilancio, ma è un primo passo rivolto alla comunità piemontese”.

Con queste parole il presidente della Regione Sergio Chiamparino ha salutato l’approvazione a larga maggioranza, martedì 25 luglio, della proposta di deliberazione “Criteri di riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata e assegnati ai Comuni”.

Un ambito, quello del recupero dei beni sottratti alle mafie che tocca 63 Comuni della regione e coinvolge 145 immobili già destinati.
Entro la fine dell’estate il Piemonte si doterà di un bando “che prevederà un fondo di 200 mila euro – ha spiegato ancora Chiamparino – con una quota di cofinanziamento a carico del Comune del 50%. Non abbiamo previsto limiti minimi, ma il tetto massimo sarà di 50 mila euro.

Le spese oggetto di contributo saranno di due tipi: ristrutturazione di immobili e progetti di socializzazione. Abbiamo l’obiettivo di non limitarci al recupero delle strutture ma vogliamo favorire progetti in diversi ambiti, emergenza abitativa, politiche socio-assistenziali, accoglienza dei rifugiati.

Abbiamo inoltre recepito quanto chiesto in commissione per indicare la finalità educativa e includere i progetti di agricoltura sociale”.

Per il consigliere Giorgio Bertola (M5S) “questa norma è un buon inizio, se andiamo a consultare il lungo elenco dei beni confiscati probabilmente 200 mila euro non sono sufficienti.

Sappiamo che i Comuni sono spesso in difficoltà nel reperire fondi, per questo la Regione può e deve fare sforzi maggiori nei prossimi anni”.

Soddisfazione anche dal Partito Democratico, che per voce di Domenico Rossi apprezza “il ritorno della priorità sui beni confiscati dopo l’impegno sul castello di Miasino.

È un provvedimento importante, frutto di un lavoro fatto anche dal nostro gruppo. Ci sarebbe piaciuto fare di più, ma siamo consci delle difficoltà, anche se nel nostro territorio cresce il numero delle proprietà confiscate.

Condividiamo la scelta della Giunta di prevedere il cofinanziamento, le comunità devono farsi carico della sostenibilità dei progetti e della loro durata nel tempo”.

“Sul tema emergenza abitativa, dovremmo valutare di attingere risorse anche dal fondo relativo, potremmo così aumentare la platea dei Comuni che possono partecipare ai progetti”, è la richiesta del capogruppo di Sel, Marco Grimaldi.

Critiche su un aspetto del provvedimento, formalizzate con un emendamento respinto dall’aula, sono arrivate da Gianluca Vignale, presidente del gruppo Movimento Nazionale per la Sovranità: “Trovo non comprensibile che su una voce in cui lo Stato spende circa 5 miliardi di euro, altre risorse dei cittadini piemontesi debbano essere investite per sostenere chi ha risorse fin in eccesso per il business dell’accoglienza di migranti.

E non è solo una questione economica. La legge sul riutilizzo dei beni mafiosi venne pensata proprio con un grande valore simbolico: restituire ai cittadini ciò che era stato realizzato con proventi illeciti per dare servizi alla collettività: caserme, centri di aggregazione giovanile.

Possiamo avere idee diverse sul tema migranti, ma di questi progetti non beneficeranno le comunità ma i soli soggetti interessati”.

Osservazioni che hanno portato al voto “di presenza” di Forza Italia, Lega Nord e Mns, e la replica di Chiamparino: “Da Vignale ci differenzia idea di comunità. Una comunità che rifiuta l’accoglienza ai rifugiati è, per me, una comunità troppo stretta”.