Operazione “Carlos”: smantellata una vasta rete di spaccio di droga fra Fossano e Torino | L’attività malavitosa seguiva l’asse ferroviario, sviluppandosi anche nelle zone di Savigliano, Racconigi e Cavallermaggiore

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Era tornato in Italia cambiando identità dopo essere stato espulso dal territorio nazionale in seguito ad una pesante condanna: “Carlos”, come si faceva chiamare il senegalese di 33 anni arrestato dai carabinieri, aveva messo su insieme al fratello un’ingente e redditizia attività di spaccio di droga che, partendo da Fossano, si sviluppava seguendo l’asse ferroviario per Torino e coinvolgendo il territorio saviglianese, ma anche le zone di Racconigi e Cavallermaggiore, fino ad arrivare ai territori torinesi.

 

L’operazione, denominata proprio “Carlos” dal nome del protagonista, è stata portata avanti e conclusa dai carabinieri della Compagnia di Fossano in collaborazione con i colleghi di Savigliano e coordinata dal dottor Massimiliano Bolla della Procura della Repubblica di Cuneo. I risultati dell’indagine sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa svolta nella sede del Comando Provinciale di Cuneo, alla presenza del comandante del Reparto operativo, maggiore Nicola Ricchiuti, del comandante della Compagnia di Fossano, maggiore Danilo Barbabella, del comandante del Nucleo operativo di Fossano, maresciallo aiutante Christian Meli e del comandante della Compagnia di Savigliano, capitano Tommaso Gioffreda.

 

Indagine partita circa un anno fa, dopo la morte di una ragazza di 30 anni, trovata priva di vita nella sua casa di Fossano: la causa del decesso non era un malore, come si era inizialmente pensato, bensì un’overdose da assunzione di droga tagliata male, come evidenziato dagli esami tossicologici. Grazie ad un’applicazione in uso sul telefono cellulare della ragazza, che aveva registrato le ultime chiamate, i carabinieri sono riusciti ad individuare lo spacciatore che le aveva venduto la dose letale: si trattava proprio di “Carlos”, che le aveva fornito eroina e cocaina.

 

Dopo mesi di indagini condotte con intercettazioni telefoniche, ma anche attraverso pedinamenti e appostamenti, i carabinieri sono riusciti ad individuare l’uomo, Diagne Badara, 33enne senegalese privo del permesso di soggiorno, che viveva a Racconigi ma sotto mentite spoglie: 4 anni prima aveva infatti subito una pesante condanna per spaccio a Torino, ma dopo aver scontato solo una parte della pena, aveva optato per l’espulsione dall’Italia in cambio della libertà, salvo rientrare appropriandosi dell’identità di un connazionale incensurato e in regola con il permesso di soggiorno.

 

“Carlos” è stato fermato mentre si stava nuovamente dando alla fuga e arrestato: le accuse sono di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche di omicidio colposo, per la morte della ragazza a cui aveva venduto la droga. Sì, perché lo stupefacente veniva spesso tagliato in maniera approssimativa, esponendo i fruitori a grossi rischi per la loro vita. In manette è finto anche il fratello di “Carlos” (per lui solo l’accusa di spaccio), catturato durante una retata della Guardia di Finanza a Ladispoli, sul litorale romano, dove nel frattempo si era nascosto facendo il venditore ambulante.

 

La rete che i due avevano messo su era davvero importante e perfettamente organizzata: quella battuta era infatti una zona “fertile”, che poteva contare su una clientela davvero varia, di ogni estrazione sociale. Moltissimi gli insospettabili che si rifornivano dai due senegalesi, quasi tutti italiani e di ogni estrazione sociale. La droga che circolava era cocaina ed eroina, quest’ultima ricomparsa sul palcoscenico del mercato dello stupefacente; i militari hanno accertato più di 400 cessioni di droga, ma non ne è stato sequestrato neanche un grammo. Perché? I due fratelli si muovevano con grande attenzione ed esperienza, viaggiavano in treno, fermandosi di volta in volta nelle varie stazioni della tratta Torino-Savona, dove davano appuntamento ai clienti.

 

E soprattutto utilizzavano un articolato sistema di “vedette” che coinvolgeva gli stessi acquirenti, i quali vigilavano sulle altre cessioni, di fatto militarizzando un quartiere di Racconigi che pattugliavano con bici e scooter segnalando la presenza di pattuglie delle forze di polizia. La consegna avveniva per lo più attraverso il passaggio delle dosi di bocca in bocca: i clienti erano obbligati a tenerle nella cavità orale fino a che non si fossero allontanati e a consumarle lontano dal luogo della cessione, e avrebbero dovuto ingoiarle in caso fossero stati fermati.

 

Sono indagate per favoreggiamento altre tre persone, una donna e due uomini di Savigliano e sono stati individuati e segnalati alla Prefettura di Cuneo 30 acquirenti, tutti italiani. Molti approfittavano della pausa pranzo dal lavoro per rifornirsi di droga.

 

GDS

In foto un momento della conferenza stampa (Foto Ideawebtv.it)