Unioni Montane: incontro dei presidenti con Valmaggia e Reschigna

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La sfida principale per le 50 Unioni montane di Comuni del Piemonte sarà “sostenere gli sforzi di ripresa economica, elevando la capacità di progettazione, declinando gli obiettivi in contenuti, utilizzando bene i fondi UE che non siano fondi strutturali.

In questa direzione si può ricomporre un sistema che si è frammentato anche in micro-Enti”. Così il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna e l’assessore alla Montagna Alberto Valmaggia hanno concluso l’incontro di venerdì in Uncem con i presidenti delle Unioni montane. Un pomeriggio di lavoro su finanziamenti regionali, piani di sviluppo, capacità progettuale, gestione del personale degli enti, funzioni associate.

 

“Il fondo montagna 2016 dovrà essere in linea con quello 2015, cioè di 12 milioni di euro – ha detto Lido Riba, presidente Uncem, aprendo la riunione – Dobbiamo poi avere una forte sinergia tra Unioni e Gal, non sempre oggi compiuta e in alcuni territori purtroppo complessa. Al 31 dicembre 2015 le Comunità montane dovranno essere liquidate, chiuse. Non prolunghiamo il lavoro dei Commissari. Come Uncem aiuteremo le Unioni a spendere bene le risorse disponibili per incentivare le gestioni associate. E non siamo d’accordo con chi a livello nazionale chiede ulteriori proroghe. Noi ci siamo, il Piemonte c’è e va avanti dando l’esempio ad altre Regioni”. Grande attenzione è stata posta da numerosi presidenti intervenuti sulla strategia delle Green communities e sulla necessità di lavorare, con i fondi UE disponibili, per colmare il digital divide portando nuovi servizi alla pubblica amministrazione e ai cittadini.

 

Dall’assessore Valmaggia, gli impegni per le Unioni. “Devono essere vere, non sulla carta, fare veramente l’unione di servizi tra i Comuni – ha detto – Il futuro sono le Unioni che sono anche il perno dei Gruppi di Azione locale, i quali gestiscono fondi pubblici. Con la fine dell’anno chiuderemo le Comunità montane, approvando i piani di riparto e lasciando alcuni ‘uffici stralcio’ per poche situazioni complesse. Abbiamo poi l’esigenza di spendere bene e velocemente i fondi Ato per la protezione delle fonti idriche e la tutela dell’assetto idrogeologico. Il piano di interventi dal 2016 sarà triennale e mi auguro le Unioni abbiano un tecnico all’interno per fare la progettazione in economia. Sullo sviluppo, le Unioni devono avere una visione complessiva del territorio e capire dove attingere i finanziamenti”.

 

“Sul bilancio di assestamento abbiamo risolto alcune situazioni complesse – gli ha fatto eco Reschigna – Sul bilancio 2016 copriremo le spese di personale del sistema delle Unioni montane inserendole nelle spese obbligatorie”. Reschigna ha poi insistito sulla necessità di migliori regole nazionali per il sistema delle Unioni, di cui ha parlato anche in un’audizione alla Camera, la scorsa settimana. “Servono delle regole – ha ribadito – La gestione associata non si costituisce su base volontaria”. E sullo sviluppo locale nelle Terre Alte ha insistito: “Individueremo un fondo rotativo per sostenere le buone progettazioni. Dobbiamo ad esempio utilizzare l’Ires. Dobbiamo ricomporre gli obiettivi di un unico sistema territoriale per massimizzare i risultati. Mettiamo insieme tutte le competenze che ci sono in Regione ed eleviamo la capacità di progettazione. Le ‘aree interne’ pilota diventino laboratori in questo senso”.