Preferisco il presepe all’albero: il Natale 2015 nella nota di Beppe Tassone

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Preferisco il presepe all’albero, sento maggiormente “mio” Gesù Bambino rispetto a Babbo Natale: credo nella poesia della notte santa e rivivo ancora i ricordi dell’infanzia, quando attendevo i doni in un’atmosfera di letizia e di mistero.

 

Anni ne sono trascorsi tanti, ma la voglia di tornare alle radici, di ricostruire il mosaico i cui tasselli si sono scomposti è veramente forte, e mi parrebbe un Natale sprecato se non cercassi di tornare con i piedi saldi sulla terra scrivendo una letterina a Gesù Bambino.
Una letterina nella quale non chiedo doni o grazie, auspico solo che si abbia voglia, capacità e coraggio di restituire il territorio alla sua importanza, di renderlo nuovamente parte importante e determinante della nostra vita, dei nostri rapporti, del nostro habitat.
Lo scrivo pensando al turismo che deve recuperare a pieno la sua forza trainante, anche per l’economia, lo scrivo con negli occhi gli scandali di troppi terreni violati e violentati dalla criminalità e dall’incuria, lo scrivo guardando le foto, pubblicate sui giornali, dei troppi disastri che ci hanno afflitto in quest’ultimo anno, per lo più riconducibili all’uomo e alla sua incapacità di rispettare l’ambiente.

 

Il presepe che ho nei miei ricordi, quello che il giorno dell’Immacolata allestivo in casa su un grosso tavolo, aveva il territorio e l’ambiente come elementi preponderanti.
Si andava a cogliere il muschio, si segnavano le stradine con la ghiaia bianca e le montagne fatte con carta verde e marrone indicavano una barriera difensiva che dava sicurezza.
Poi i pastori, le pecorelle, il pescatore e laggiù la Capanna con il Bimbo tra Maria e Giuseppe.
Un ambiente che incuteva rispetto, con lucine che non davano fastidio e non erano invasive e il paesaggio che bene si inseriva nel contesto dei giorni di festa.
Non voglio fare la guerra al consumismo né a chi vorrebbe sconfiggere la tradizione: credo che vi sia una via di mezzo e soprattutto si debba sempre mettere l’essere umano al centro dei ragionamenti.
Il territorio, il nostro habitat, non può essere sconfitto ed umiliato ogni giorno, non si può continuare a credere che tutto sia ammesso, tutto si possa fare e che nessuno giunga a presentare il conto.
E il conto lo stiamo pagando, anche salato, non solo piangendo i morti e contando i feriti nei disastri naturali, ma confrontandoci anche con le difficoltà a continuare a reggere un sistema turistico che sia sostenibile, nel quale l’integrazione di tutte le sue componenti tenda ad un risultato virtuoso e rispettoso l’uno degli altri.
Questa la mia letterina a Gesù Bambino, con l’augurio che possa aiutare questa nostra umanità e trovare le ragioni per ricominciare a rispettare e a farsi rispettare.
E che aiuti soprattutto il mio Paese ad uscire da un vicolo cieco nel quale si è andato a chiudere: non penso solo alla terra dei fuochi, un po’ ovunque emergono le ferite inferte al territorio.
Ci stiamo uccidendo e stiamo compromettendo il futuro di figli e nipoti…almeno a Natale cerchiamo di imporre una inversione di tendenza.
Lo scrivo a Gesù Bambino con la speranza che, almeno Lui, voglia aiutarci in un’impresa titanica, ma determinante per il nostro futuro.

 

Beppe Tassone