Piemonte: dopo 37 anni presentata una nuova legge sulle cave

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Porre il Piemonte in una posizione di avanguardia rispetto alla gestione di uno sei settori più complessi, quello delle attività estrattive. Questa la finalità della Proposta di legge “Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave” che abrogherebbe la precedente legge regionale n°69 del 22 novembre 1978.

 

“La necessità di un diverso approccio e una visione attuale del settore che superasse una normativa obsoleta, legata ad un contesto di grande richiesta di materie e basata sul presupposto culturale che le risorse dell’ambiente fossero completamente a disposizione dell’uomo per lo sfruttamento: queste sono le ragioni che ci hanno spinto a lavorare su questa proposta portando” spiega il consigliere Domenico Rossi presentando il documento di cui è primo firmatario. “Era un impegno prioritario che mi sono preso con i cittadini – aggiunge Rossi – occuparmi di questo tema e portarlo al centro del dibattito e dell’attenzione dell’assemblea regionale”.

 

“Ci eravamo presi l’impegno” – aggiunge il Capogruppo di SEL Marco Grimaldi – “davanti alle associazioni ecologiste che chiedevano di uscire dal far west e ai tanti sindaci che reclamavano di non essere lasciati soli nei controlli, di mettere in campo una proposta che riguardasse la programmazione, i controlli, le concessioni e i canoni. Dopo il voto sugli aumenti delle sanzioni, finalmente è pronta una legge che potrà porre un argine alla trasformazione delle cave in miniere d’oro per le organizzazioni mafiose”.
Una legge quadro, attesa in Piemonte da 37 anni, per ridisegnare un settore dando priorità alla programmazione delle attività estrattive, in equilibrio tra attività produttive, rispetto ambientale e norme urbanistiche, ma anche alla massima riduzione del consumo di suolo contestualmente all’aumento del riciclo di inerti, senza dimenticare la previsione di una serie di strumenti che tendono a limitare gli effetti negativi sull’ambiente e i comportamenti illeciti.

 

«Nessuna volontà di penalizzare le imprese – prosegue Rossi – tutt’altro: intendiamo consegnare loro gli strumenti necessari per costruire, dentro a percorsi certi, il proprio futuro in un mercato libero da ingerenze illecite».

 

c.s.