“Non mangiate più Nutella per salvare il pianeta”: Il ministro dell’ecologia francese lo dice in un’intervista | Ségolène Royal accusa la Ferrero, l’azienda risponde indirettamente: “Siamo consapevoli della questione ambientale”

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“Non mangiare più la Nutella per salvare il pianeta”. L’ultima battaglia della ministra francese dell’Ecologia, Ségolène Royal, tocca da vicino l’Italia e la sua azienda più prestigiosa.

 

La ministra, intervistata in diretta tv al Grand Journal di Canal +, ha invitato i telespettatori a non mangiarne più per contribuire a salvare il pianeta. Royal ha insistito sul fatto che “la deforestazione massiccia come conseguenza ha anche il riscaldamento climatico“. E la deforestazione è causata anche dall’uso dell’olio di palma, contenuto nella Nutella.

 

Le parole del ministro dell’Ecologia, e il suo sillogismo quanto meno parziale, visto che la Ferrero non è certo l’unica azienda a utilizzare l’olio di palma, non sono certo passate inosservate. Il commento di Ferrero è arrivato e l’azienda, pur senza intervenire direttamente sulle critiche ricevute, ha pubblicato sul sito internazionale un articolo nel quale si è detta “del tutto consapevole della questione ambientale”.

 

L’azienda Ferrero precisa che ”ha preso numerosi impegni in relazione alle forniture di olio di palma”, e che ”la coltura della palma da olio può accompagnarsi al rispetto dell’ambiente e della popolazione“.

 

Noi lavoriamo con politiche responsabili a livello ambientale e  nel caso dell’olio di palma, in maniera responsabile sulle forniture dello stesso  dal 2005. Già a quel tempo abbiamo attivato come prima strategia la tracciabilità attraverso le certificazioni del RSPO,  e anche se abbiamo ottenuto il 100 % RSPO di certificazione sull’olio di palma non ci fermeremo lì. I nostri impegni vanno al di là del sistema di certificazione. Ciò è stato dimostrato dalla nostra Carta, pubblicata nel novembre 2013. Siamo diventati anche un membro del TFT , un’organizzazione globale no-profit, il cui team di lavoro in tutto il mondo per contribuire a trasformare le catene di approvvigionamento per il bene delle persone e della natura. TFT ci sostiene per realizzare i nostri impegni. Tali impegni mirano a realizzare la completa tracciabilità FFB ( Fresh Fruit Bunch) ai coltivatori da cui ci riforniamo, visitare le piantagioni e fornire raccomandazioni per soddisfare la nostra Carta, se necessario”.

 

Questione, quella della coltivazione della palma, che preoccupa molto i francesi, che a fine 2012 hanno proposto una tassazione, per mano di un gruppo di senatori, del 300 per cento per chi volesse produrre l’olio. Eppure i paesi che ne sono i principali produttori al mondo, come la Malesia, hanno addirittura basato tutta la politica del loro padiglione ad Expo sull’olio di palma e informano i timorosi visitatori delle proprietà, a detta loro, molto positive dell’olio vegetale, e a coloro che hanno avanzato dubbi sul fatto che possa nuocere alla salute, la replica della gentile signorina del suddetto padiglione – per inciso uno di quelli con maggior fila di visitatori all’esterno – è un laconico “sono vecchie convinzioni”.

 

Ferrero non è certo l’unica azienda al mondo a servirsi della materia prima, la ritroviamo ovunque, dalle merendine ai cracker, persino in alcuni prodotti dolciari di aziende minori, ma da parte sua Ferrero precisa che l’olio raccolto in Malaysia, Papua Nuova Guinea e Brasile è tracciabile, attraverso il Rspo, ovvero  Roundtable on sustainable palm oil.

 

L’alta componente di grasso nell’olio di palma è molto interessante per l’industria non solo alimentare: conferisce solidità al prodotto a temperatura ambiente. Acidi grassi saturi (come l’acido palmitico) e insaturi come l’acido oleico e l’acido linoleico (rispettivamente monoinsaturo e polinsaturo) che combinati insieme hanno la stessa efficacia, ma anche problematica del burro.

 

 

I rischi per la salute

Gli studiosi rassicurano sull’uso occasionale dell’olio di palma, che in piccole dosi e non consumato quotidianamente, non rappresenta un problema particolare per la salute delle persone. Le cose cambiano quando viene assunto ogni giorno, più volte al giorno. In questo caso sarebbero cuore a arterie a soffrirne di più (come ogni volta che si esagera con il consumo di grassi). Sotto accusa in particolare la presenza di acidi grassi saturi (pari a circa il 50 per cento del totale).

 

La questione ambientale

L’altro punto su cui si basa l’accusa del ministro francese è quello ambientale. La palma da cui si estrae questo olio è coltivata soprattutto in Indonesia e Malesia. Per produrre l’olio però vengono distrutti enormi spazi di foresta tropicale, come a Sumatra. Qui, in Indonesia vivono oranghi, elefanti, tigri e rinoceronti a cui pian piano viene sottratto spazio vitale e si fingono sempre più vicino agli agglomerati urbani mettendo in pericolo se stessi e gli altri. In dieci anni solo rimasti solo poche centinaia di esemplari. Così l’Indonesia perde foreste: 50 anni fa il territorio dell’Isola di Sumatra era ricoperto per circa l’82% dalle foreste. Nel ’95 la percentuale era scesa già al ’52 per cento e si pensa che si azzererà entro il 2020.

 

SV