#GiornataMondialeControFemminicidio – il coraggio di dire basta

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Una riflessione, un ricordo, una speranza

Martedì 25 novembre 2014 – 10.25

Conosciamo la violenza, la respiriamo nell’aria, la guardiamo ogni giorno, sfila davanti agli occhi come fosse normalità. Anche le parole ci sono ormai familiari: femminicidio, stupro, violenza.

 

Quando nasce l’esigenza di coniare un neologismo, il fenomeno è ormai entrato nel nostro quotidiano. Invece non dovrebbero esserci parole per descrivere l’orrore, per descrivere questa forma di morboso attaccamento al possesso di un corpo, all’idea di una creatura che deve “essere” nostra, che dobbiamo avere, ad ogni costo.

 

Denunciare è la prima forma di difesa, ma la denuncia è un percorso, che passa attraverso la prima volta in cui pensi di dover nascondere, in cui ti ritrai dentro le tue convinzioni, in cui qualcuno ci ha ferito ma noi siamo più forti e dobbiamo proteggerlo, per proteggere noi stessi.

 

La prima forma di violenza, quindi, è contro noi stessi, nell’accettare che qualcuno che ci colpisce, anche solo una volta, sia libero di farlo. Non dobbiamo regalare il perdono, in questi casi, mai. Il perdono non è martirio, non è piegarsi al volere dell’altro, ma è renderlo consapevole del male che ha inflitto. Perché ogni volta che perdoniamo chi ci fa del male fisico, o mentale, col sopruso, con la prevaricazione o con l’umiliazione, entriamo in una spirale di connivenza. Diventare complici di una violenza è il primo inconscio meccanismo di difesa che mettiamo in atto.

 

Poi interviene il contesto. Il contesto è l’insieme di amici di cui ci circondiamo, è formato dai posti che frequentiamo, dalla routine, dalla città in cui nasciamo, ma non solo. E’ qualcosa di più vicino a noi, e ci influenza. Chi denuncia deve lottare prima contro se stesso poi con il contesto, e questo è enormemente difficile.

 

Se tutti intorno a me parlano della violenza come qualcosa a cui non bisogna piegarsi, se si comportano in maniera da renderla deprecabile, il contesto mi aiuterà a capire che non sbaglia chi denuncia, ma chi offende. La violenza non è normalità. Non ha bisogno di giusitificare se stessa, non è forza ma debolezza.

 

La lotta contro la violenza nei confronti delle donne non ha bisogno di nuovi martiri, ha bisogno di consapevolezza, di aiuto e di prevenzione. Il primo passo è dire no, è dire: la violenza è sempre sbagliata.

 

Per onorare la memoria di quelle donne che non hanno potuto dire no, oggi, nella giornata contro la violenza sulle donne, non rendiamoci vittime del sistema, ma paladine del mai più, ogni giorno, davanti a una qualsiasi forma di violenza, non abbassiamo il capo, non regaliamo indifferenza ma comprensione, aiuto, supporto. Diventiamo tutti insieme il contesto, non usiamo la forza ma facciamoci, uniti, forza, anche per chi non ne ha abbastanza.

 

S.V.