Quote rosa in Parlamento: ma servono davvero alle donne?

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quote-rosa3-600x355A chiederselo è Mirella Marenco, presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Cuneo

Giovedì 13 marzo – 13.00

In una società evoluta e proiettata costantemente al futuro, com’è la nostra, può apparire singolare che le donne debbano appellarsi alle “quote rosa” per ottenere una loro presenza, peraltro legittima, nei ruoli strategici della politica e dell’economia.

Il dibattito sul tema si è fortemente riacceso in questi giorni a seguito della bocciatura da parte della Camera dei tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale che prevedevano l’alternanza di genere nei listini bloccati e la parità nei posti in lista.
Lo stop del ramo parlamentare ha di fatto cancellato quel percorso “protetto” che permetteva al mondo femminile di essere “di diritto” paritetico con il corrispettivo maschile.

 

Ma le donne hanno davvero bisogno delle quote rosa? A chiederselo è la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Cuneo Mirella Marenco, la quale, a fronte del dato positivo dell’imprenditoria femminile, che in Piemonte si attesta su 110 mila imprese pari al 24,2 del totale regionale, sulla carriera delle donne in politica pone la questione se essa debba o meno appoggiarsi sulle “quote rosa”, o piuttosto puntare sulla “meritocrazia”, come avviene in molti Paesi stranieri.
Margaret Thatcher e Angela Merkel – ricorda la presidente Marenco – non devono la loro scalata al potere e la loro grande capacità di leadership alle quote rosa, quanto al fatto di avere sconfitto avversari politici e alleati di partito con la loro tenacia e lungimiranza. Queste donne hanno superato i colleghi maschi, sia in politica che negli affari, non certo attraverso la parità di genere. Se poi allarghiamo gli orizzonti, in Russia troviamo una donna a capo della Banca centrale, Cristina Kirchner presidentessa dell’Argentina, Michelle Bachelet in Cile, Dilma Rouseff in Brasile. Sono donne che rivestono ruoli “chiave” e, comunque le si giudichi, non ci sono certo arrivate con le quote rosa”.
Un altro aspetto sul quale Mirella Marenco pone l’accento è la necessità di sollecitare il mondo femminile a valorizzare al meglio quelle qualità caratteriali che lo contraddistinguono ai livelli di comando.
Le donne, una volta arrivate in ruoli di leadership, – sottolinea – non devono assumere comportamenti maschili, ma mettere invece a frutto quelle particolari doti di mediazione e concretezza che identificano il “modus operandi” in rosa. La sensibilità di cogliere le sfumature, di arrivare al nocciolo del problema con occhio critico, di individuare soluzioni più legate alla praticità, fanno dell’universo femminile un bacino potenziale di talenti da coltivare e promuovere nei ruoli di massima strategia. Non dimentichiamo che proprio le donne sono le prime ambasciatrici di importanti cambiamenti ed il loro apporto umano e sociale è indispensabile per la comunità. Quindi, invece di inneggiare alle quote rosa, sarebbe opportuno che le donne, forti delle loro indubbie capacità, cercassero nuove forme di collaborazione con il mondo maschile per individuare “insieme” un futuro migliore. Oggi è più che mai necessario un atto concreto di responsabilità da entrambe le parti: francamente i problemi sono altri, le urgenze ancora di più”.

 

cs