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Una mostra a Dogliani per Cesare Giaccone

“Marecaldo in Langa” espone sue opere e oggetti. Murialdo: «Vita vissuta all’insegna della creatività»

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Una mostra dedicata al grande cuo­co ma anche al­l’uo­­­mo, anzi al­l’ar­ti­sta, protagonista della stagione che ha anticipato l’epoca degli chef. A Dogliani, sabato 18 maggio presso il museo ci­vico “Giuseppe Gabetti”, è stata inaugura la mostra dedicata a “Cesare Giaccone, cuo­co e pittore – Marecaldo in Langa”. Da tempo, a Dogliani, era in preparazione una mostra per ricordare il cuoco pittore di Albaretto che ha trascorso i suoi ultimi giorni proprio in una casa di riposo del paese. Ed è sempre qui che viveva il suo grande amico Gianni Gallo, autore di numerose etichette dell’aceto che produceva. Alcune di queste, insieme a un centinaio di altre opere, possono essere ammirate nella mostra che rimarrà aperta fino a fine giugno, nei weekend dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.
C’è un personaggio autorevole che ha conosciuto da vicino Cesare Giaccone ed è a lui che abbiamo chiesto di regalarci un ricordo in occasione della mostra celebrativa. Si tratta del fotoreporter Bruno Murialdo. «Cesare Giaccone danzava tra i colori della vita con la maestria di un artista autentico. La sua creatività sprizzava da ogni poro, dipingendo con pennelli e condimenti un universo di emozioni», ricorda Murialdo.
Il ritratto che tratteggia è vivido e significativo, sembra una sua foto: «Come un alchimista della cucina, mescolava ingredienti con la stessa passione con cui avrebbe miscelato colori su una tela bianca. La sua locanda non era soltanto un luogo dove placare la fame, ma un palcoscenico dove ogni piatto diventava un’opera d’arte. Con maestria da virtuoso, Cesare trasformava la cucina in uno studio d’arte, dove gli aromi delle spezie danzavano in armonia, ispirando nuove composizioni culinarie».
Murialdo pone l’accento sul lato artistico che ha sempre caratterizzato le creazioni di Giaccone: «I suoi piatti erano quadri viventi, una sinfonia di sapori orchestrata con maestria e passione. I turisti non potevano fare a meno di restare incantati, non solo dai suoi dipinti, ma anche dalle delizie che sfornava dalla sua cucina. Per Cesare, cucinare e dipingere erano entrambe forme di espressione, due lati della stessa medaglia che portavano gioia e stupore a chiunque avesse la fortuna di gustare i suoi piatti o contemplare le sue opere. La sua era una vita vissuta all’insegna della creatività, un’ode alla bellezza del mondo attraverso pennelli e pentole!».

BaNNER
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