L’opinione di Giuseppe Plazzi

Aprile dolce dormire, ma forse a maggio le cose si complicano: questo periodo dell’anno può coincidere con piccole grandi difficoltà anche nella vita di tutti i giorni. Specie quella che stiamo attraversando in un mondo alle prese con drammi di ogni tipo. Come spiega il professor Giuseppe Plazzi, responsabile della ricerca “Disturbi del sonno e ritmi biologici” all’Istituto di scienze neurologiche di Bologna (Irccs) e presidente dell’European narcolepsy network (Eunn): «Sono sei le categorie fondamentali di disturbi del sonno, l’insonnia è certamente una di queste ed è anche la più frequente, quindi quella con la più alta prevalenza ed incidenza. Gli altri disturbi sono quelli del respiro legati al sonno, i disturbi da ipersonnia diurna quindi l’ipersonnia di origine centrale, i disturbi del ritmo circadiano, le parasonnie e i disturbi del movimento durante il sonno». Dormire poco e male, aggiunge l’esperto, deve essere considerato un “alert”, un segnale per altre possibili patologie: diabete, ipertensione, obesità, calo delle difese immunitarie e della memoria fino al Parkinson e all’Alzheimer. A questo punto la domanda è: che cosa bisogna fare quando ci si rende conto che i disturbi del sonno stanno incidendo sulla nostra qualità della vita? «Ci sono due cose che si possono fare in parallelo. La prima è parlare con il proprio medico perché l’insonnia può essere, oltre ad una patologia che va comunque trattata, anche un segnale di allarme di qualcosa che non va, quindi di altre patologie del nostro corpo. La seconda, fare una sorta di esame con noi stessi per capire quali sono le cose sbagliate del proprio stile di vita che possono anche influenzare il sonno. I ritmi di vita contemporanea, soprattutto per chi vive e lavora nelle città, incidono in modo importante sulla qualità e quantità del sonno, ed è un elemento che bisogna tenere in grande considerazione». Il rischio maggiore, nel caso in cui non si prendano provvedimenti, è che in breve tempo si manifestino altri è più complicati malesseri: «Il sonno è un momento di riadattamento del nostro sistema cardiovascolare, momento fondamentale, e quindi con la sua privazione rischiamo disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione, disturbi metabolici a partire da un aumento della resistenza insulinica e quindi di contrarre il diabete, disturbi del metabolismo dei grassi e quindi un aumento del peso corporeo, disturbi legati al nostro sistema cardiovascolare con una tendenza all’aumento della pressione, all’ipertensione, e infine al sistema immunitario e alla memoria che, si sa, sono strettamente legati». Il sonno serve in definitiva a “ripulire” il cervello: «È una garanzia per una buona difesa immunitaria. Tanti studi dimostrano come la qualità del sonno sia fondamentale per evitare la riposizione di proteine anomale responsabili di tutte le forme di disturbi neurodegenerativi e legate all’accumulo di proteina tau nel cervello».

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IL FATTO
Disturbi del sonno sempre più frequenti: quali sono i segnali che non dobbiamo sottovalutare per la nostra salute?
E cosa dobbiamo fare per prevenire altri problemi?»

Aprile dolce dormire, ma forse a maggio le cose si complicano: questo periodo dell’anno può coincidere con piccole grandi difficoltà anche nella vita di tutti i giorni. Specie quella che stiamo attraversando in un mondo alle prese con drammi di ogni tipo. Come spiega il professor Giuseppe Plazzi, responsabile della ricerca “Disturbi del sonno e ritmi biologici” all’Istituto di scienze neurologiche di Bologna (Irccs) e presidente dell’European narcolepsy network (Eunn): «Sono sei le categorie fondamentali di disturbi del sonno, l’insonnia è certamente una di queste ed è anche la più frequente, quindi quella con la più alta prevalenza ed incidenza. Gli altri disturbi sono quelli del respiro legati al sonno, i disturbi da ipersonnia diurna quindi l’ipersonnia di origine centrale, i disturbi del ritmo circadiano, le parasonnie e i disturbi del movimento durante il sonno».
Dormire poco e male, aggiunge l’esperto, deve essere considerato un “alert”, un segnale per altre possibili patologie: diabete, ipertensione, obesità, calo delle difese immunitarie e della memoria fino al Parkinson e all’Alzheimer.
A questo punto la domanda è: che cosa bisogna fare quando ci si rende conto che i disturbi del sonno stanno incidendo sulla nostra qualità della vita? «Ci sono due cose che si possono fare in parallelo. La prima è parlare con il proprio medico perché l’insonnia può essere, oltre ad una patologia che va comunque trattata, anche un segnale di allarme di qualcosa che non va, quindi di altre patologie del nostro corpo. La seconda, fare una sorta di esame con noi stessi per capire quali sono le cose sbagliate del proprio stile di vita che possono anche influenzare il sonno. I ritmi di vita contemporanea, soprattutto per chi vive e lavora nelle città, incidono in modo importante sulla qualità e quantità del sonno, ed è un elemento che bisogna tenere in grande considerazione».
Il rischio maggiore, nel caso in cui non si prendano provvedimenti, è che in breve tempo si manifestino altri è più complicati malesseri: «Il sonno è un momento di riadattamento del nostro sistema cardiovascolare, momento fondamentale, e quindi con la sua privazione rischiamo disturbi dell’umore, della memoria, dell’attenzione, disturbi metabolici a partire da un aumento della resistenza insulinica e quindi di contrarre il diabete, disturbi del metabolismo dei grassi e quindi un aumento del peso corporeo, disturbi legati al nostro sistema cardiovascolare con una tendenza all’aumento della pressione, all’ipertensione, e infine al sistema immunitario e alla memoria che, si sa, sono strettamente legati».
Il sonno serve in definitiva a “ripulire” il cervello: «È una garanzia per una buona difesa immunitaria. Tanti studi dimostrano come la qualità del sonno sia fondamentale per evitare la riposizione di proteine anomale responsabili di tutte le forme di disturbi neurodegenerativi e legate all’accumulo di proteina tau nel cervello».