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Rusty Brass Band «La musica cambia in nuovi linguaggi»

Il gruppo bresciano sarà sul palco di TEDx Cuneo per una performance speciale: «Funk e cumbia tra la gente»

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Squillino le trombe, rul­lino i tamburi, mug­ghino le tube, rombino i tromboni: arriva la Rusty Brass Band. C’è anche questo originale gruppo tra i protagonisti dell’evento di TEDx Cuneo “Me­ta­mor­fosi, idee in trasformazione” in programma sabato 4 maggio a Cuneo, e diffuso a Saluzzo, Roata Rossi e al quartiere Donatello.
Da Rusty «arrugginito» e Brass letteralmente «braccio», prende il via l’esperienza di questa formazione di ottoni, che focalizza la sua attenzione su ritmi funk e rock, pur non disdegnando sonorità bal­­cani­che ed esotiche. «Sen­za farci mancare accenni alla tradizione classica – dice uno dei musicisti, Federico Di­biase Prati – con l’ardito obiettivo di fondere tra loro le più disparate culture brassbandistiche: dalla New Orleans di Louis Arm­strong alla Guca di Boban Mar­kovic, dalla Ba­viera del­l’O­kto­berfest alla Città del Messico dei Ma­riachi». La band nasce a Bre­scia nel 2018, per caso: «Da un tentativo di riconciliazione coniugale: un amico ci chie­se di suonare sotto casa del­la moglie che non lo voleva più. Così un caro amico chi­tarrista affidò a un altro bravissimo vibrafonista e ar­rangiatore, Olmo Chit­tò, il compito di creare un piccolo complesso di fiati e percussioni per una serenata (pomeridiana) che avrebbe ridato energia e vigore al rapporto in crisi. Ov­viamente non ha funzionato, la moglie è rimasta della sua idea, ma le note di “Can’t help falling in love” avevano gettato il seme per la nascita di un nuovo amore: la Rusty Brass Band. Ci siamo divertiti molto a suonare insieme e abbiamo deciso di continuare» ride Di­biase Pra­ti.
Dopo due anni la formazione stabile si muove dal gruppo più partecipato di 12 elementi, alla formazione da trasferta furgoncino (9 posti), a diverse mini proposte con batteria fissa e turnover serrato dei componenti. I componenti fis­si sono: Luca Toselli (batteria), Luca Marchesi (percussioni), Roberto Panarotto (bas­so), Francesco Salodini (trombone), Fabrizio Mon­ti­celli (trombone), Filip Ulja­revic (tromba), Federico Di­biase Prati (tromba) e Mas­simo Pietta (tromba). Sono tutti molto giovani, la media è 25 anni, e arrivano da esperienze di bande musicali di paese a studi in Cons­er­va­to­rio. «La musica che proponiamo – dice Dibiase Prati – varia dal funk New Or­leans al rock londinese, dalla musica balcanica alla club Berlinese, dalla cumbia andina alla salsa Cubana. Suoniamo musiche tipiche di questo tipo di formazioni, spesso legate a feste di matrimonio, parate di carnevale, feste religiose ma an­che funerali, come la classica “When the saints go marching in” senza disdegnare la ri­cerca e la reinterpretazione di altri panorami musicali c­o­me De Andrè riproposto stru­mentale; tormentoni estivi giustamente dimenticati e ingiustamente riesumati co­me Asereje; lacrimanti citazioni Mozartiane; gangsta-rap da Dr. Dre e Snoop Dogg. Ab­biamo a cuore le nostre produzioni e parallelamente quin­di proponiamo anche mol­te canzoni originali. Col­laboriamo dalla nascita con molte realtà, dal mondo associativo alle amministrazioni, dai festival alle feste aziendali».
Uno spettacolo non solo musicale: «La creazione musicale – spiega il musicista – si fa ibrida con diversi linguaggi. La­vorando sullo spazio pubblico e sulla sua valorizzazione, sorprendiamo le persone in contesti insoliti. La performance crea un percorso attraverso strade e piazze coinvolgendo il pubblico in una visita guidata musicale. Lavoriamo in collaborazione con artisti locali per la realizzazione dello spettacolo». Negli anni la band è cresciuta: «Siamo en­trati in contatto con i guru della tromba italiani: abbiamo suonato con Roy Paci, siamo stati da Paolo Fresu in Sar­degna dove torneremo anche quest’estate e tra poco partiremo per il Portogallo. La musica è la nostra passione, tant’è che noi improvvisiamo moltissimo, cambiando ad esempio anche in base al tipo di pubblico che ci troviamo davanti». L’in­tervento di Cu­ne­o sarà una sorpresa: «Non vogliamo anticipare molto, ma posso dire che parleremo attraverso la nostra musica di come il suono si trasformi, per farlo abbiamo scelto un repertorio che racconterà proprio questa metamorfosi».

BaNNER
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