«In questo 2024 cresceremo ancora Italia con basi solide»

Le dichiarazioni di Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, a Davos: «Investiamo nel sociale»

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La visione di Carlo Messina parte da una previsione ­ sul­la situazione eco­nomica in Italia: «Il 2024 sarà un anno in cui la crescita resterà in linea con quella del 2023 – questa è l’aspettativa di Intesa Sanpaolo – ma creando le basi per un’accelerazione nel corso del 2025».
A Davos per il World Eco­nomic Forum, il ceo di Intesa Sanpaolo ha detto di aspettarsi «un 2024 molto buono, qualunque sia lo scenario dei tassi di interesse». Nel corso dell’intervista che l’amministratore delegato ha rilasciato alla tv Class Cnbc, Messina ha parlato anche dell’Italia: «Oggi il sistema bancario è il più solido di tutta Europa. Intesa San­paolo ha più di 1.200 miliardi di ri­sparmi degli italiani, la gran parte è risparmio gestito e assicurazione». Per quanto riguarda la questione dei tassi d’interesse, Messina spiega di aspettarsi un taglio da parte della Bce entro il 2024: «Sarà inevitabile nella se­conda parte dell’anno». Non c’è da temere alcun sconvolgimento: «I fondamentali dell’Italia sono molto forti, le famiglie e le aziende sono in condizioni migliori di quelle di Francia e Germania, la qualità del credito è molto buona. Il debito pubblico rimane l’unico punto di attenzione, occorre lavorare per ridurlo, ancorché so­stenibile». A questo proposito, già all’evento di Brescia del 26 ottobre scorso, Messina aveva spiegato: «L’Italia ha certamente una dimensione del debito pubblico significativa, ma la ricchezza del nostro Paese è talmente elevata che anche il debito pubblico ha condizioni di so­stenibilità nel­la misura in cui il nostro Pae­se riuscirà ad attivare processi di crescita importanti e a realizzare ciò che è previsto dal Pnrr. L’Italia ha assolutamente il potenziale per crescere in modo significativo. Però come in tutti i Paesi del mondo si sta determinando un incremento della povertà e delle disuguaglianze e l’inflazione da questo punto di vista è indubbiamente un’ingiustizia assoluta, porta più disagio a chi ha meno disponibilità. In questo contesto, una banca importante come Intesa deve portare un contributo su tutti questi aspetti».

Il credito intanto non subirà deterioramenti: «Abbiamo previsioni ­di assoluto mantenimento. Ci sono aziende più in difficoltà di altre, ma in media, non siamo preoccupati». Per quanto riguarda le strategie di copertura, «abbiamo un hedging facility (una copertura, ndr) sul fronte dei margini di interesse che potrà preservarci da eventuali impatti negativi».
E veniamo all’intelligenza artificiale, argomento di grande attualità e in continua espansione, che sta modificando (e lo farà sempre di più) le nostre abitudini in tutti gli ambiti della nostra vita: «Penso che possa avere un impatto positivo per le aziende in generale e per le banche in particolare – ha detto il dirigente del gruppo bancario con sede a Torino -. È fondamentale riuscire a trovare nuovi mestieri per chi lavora nelle aziende. Ogni capo d’azienda deve riuscire a trovare nuovi mestieri per chi può trovarsi in situazioni difficili a causa degli impatti sul lavoro della tecnologia e dell’intelligenza artificiale». E vie­ne ribadito un dato importante: «Gli investimenti che stiamo facendo in ambito sociale sono secondi solo ai nostri investimenti in tecnologia, intelligenza artificiale, banca digitale. Abbiamo deciso di impegnare 1,5 miliardi di euro in un programma ad alto impatto sociale per contrastare la povertà e per ridurre le disuguaglianze per essere la prima impact bank al mondo». Inoltre c’è sempre grande attenzione da parte del più importante Gruppo italiano per l’impegno a favore della sostenibilità: «Su centomila persone che lavorano in Intesa Sanpaolo, mille sono coinvolte nel sociale. Ritengo che lavorare per la Corporate social responsability e per chi ha bisogno possa essere una via anche per altre società che potrebbero così sviluppare tecnologia senza ridurre i livelli dell’occupazione. Per noi la cultura è importante, un’area di investimento, abbiamo quattro musei in Italia», le parole pronunciate da Messina in occasione del concerto inaugurale dell’evento svizzero.

Non stupisce il ruolo di grande evidenza interpretato da Intesa Sanpaolo all’evento di Davos che da anni ormai è considerato come un vertice al più alto livello mondiale. La crescita della banca è sempre più evidente. Si tratta infatti del maggior gruppo bancario in Italia, punto di riferimento di famiglie, imprese e dell’economia reale – con una significativa pre­senza internazionale. Il business model distintivo di Intesa Sanpaolo la rende leader a livello europeo nel Wealth Management, Protection & Advisory e ne caratterizza il forte orientamento al digitale e al fintech, in particolare con Isybank, la banca digitale del Gruppo. Il forte impegno in ambito Esg prevede, entro il 2025, 115 miliardi di euro di finanziamenti impact, destinati alla comunità e alla transizione verde, e contributi per 500 milioni a supporto delle persone in difficoltà, posizionando Intesa Sanpao­lo ai vertici mondiali per impatto sociale. Intesa San­paolo ha assunto impegni Net Zero per le proprie emissioni entro il 2030 ed entro il 2050 per i portafogli prestiti e investimenti, l’asset management e l’attività assicurativa. Convin­ta sostenitrice del­la cultura italiana, ha sviluppato una rete museale, le Gallerie d’Ita­lia, sede espositiva del patrimonio artistico della ban­ca e di progetti artistici di riconosciuto valore. Un’attività a 360 gra­di e che viene gestita, come ha sottolineato il ceo Messina, con grande senso di responsabilità.


World Economic Forum: che cos’è e chi partecipa

Il World Economic Forum si è appena svolto in Svizzera, a ­Da­vos, come ogni anno dal 1971. Ma perché è diventato così im­portante?
Il Forum economico mondiale è stato fondato nel 1971 da Klaus Schwab, economista e professore svizzero-tedesco, nel tentativo di promuovere la cooperazione globale su questioni politiche, sociali ed economiche. L’obiettivo dell’organizzazione internazionale sen­za scopo di lucro, che oggi ha sede nei pressi di Ginevra, era quello di riunire il settore pubblico e quello privato per trovare soluzioni a problemi globali, obiettivo che rimane uno dei suoi principi fondanti e che si rifà alla sua missione: “Impegnarsi a migliorare lo stato del mondo”.
Cosa hanno in comune Donald Trump, Greta Thunberg ed Elton John? In apparenza, probabilmente nulla, ma tutti e tre hanno partecipato in passato al Forum di Davos. Sebbene sia spesso definito un salotto per l’1 per cento pri­vilegiato del mondo, è anche un luogo in cui le persone vanno per cercare di fare pressione e in­fluenzare le élite per il cambiamento su scala globale. L’elenco ufficiale degli invitati è spesso esclusivo e si aggira tra i duemila e i tremila partecipanti e relatori, ma l’evento attira altre migliaia di persone per gli eventi collaterali. Davos è anche il luogo in cui le aziende, e persino i Paesi e le re­gioni, allestiscono i loro stand per vendere concetti e servizi o attrarre investimenti.
Lungo la Promenade, l’arteria principale di Davos, si trovano quelle che sono diventate le co­siddette “case”: luoghi dove le aziende possono affittare spazi (spesso negozi al dettaglio che vengono affittati per la settimana) per creare ambasciate o avamposti per accogliere i visitatori, tenere riunioni e così via. Non mancano ovviamente le contestazioni contro le “élite”.