L’inserimento tra le finaliste aspiranti al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026 (nel box maggiori dettagli) pone la candidatura di Alba Bra Langhe Roero nella sua fase più calda. Dopo gli incontri delle scorse settimane con Giuseppe Scognamiglio e Matteo Gatto, rispettivamente consulente per le relazioni istituzionali e direttore tecnico della candidatura, il focus di IDEA sul dossier albese-braidese prosegue con Mauro Carbone, oggi direttore del Comitato dopo una vita alla direzione dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero. Con lui abbiamo discusso del primo traguardo raggiunto, dei punti di forza del progetto e delle tappe future.
Direttore, con che spirito avete accolto l’ingresso tra le finaliste che si giocheranno il prestigioso riconoscimento?
«Con grande soddisfazione. Essere selezionati significa che il nostro Comitato sta lavorando bene. Se pensiamo agli esclusi illustri, mi riferisco in particolare a qualche capoluogo di provincia, il nostro traguardo non era affatto scontato. Il percorso è ancora lungo, ma andiamo avanti con fiducia e lavoriamo già in vista delle prossime tappe».
Come spiega il titolo del dossier, il vostro progetto si propone di raccontare “un’altra storia”. Cosa si intende?
«Abbiamo provato a fare un progetto con uno spirito un po’ diverso dal solito. L’idea era di stilare una sorta di piano strategico della cultura del territorio, avendo come obiettivo quello di creare una “legacy”, di generare un’eredità molto forte. In questo senso, il programma avrà un senso solo se riuscirà ad andare oltre il 31 dicembre 2026. La nostra è una zona dall’elevato potenziale, ma ad oggi non ha una così forte offerta culturale in termini di “struttura produttiva”, se non con qualche eccezione. Vorremmo pertanto diventare un luogo dove le cose avvengono perché le produciamo».
In che modo si può realizzare questo cambiamento?
«Immaginiamo di farlo coinvolgendo molti attori potenziali, che adesso sono ancora all’“esterno”. Tutti, dalle istituzioni agli imprenditori, devono avere una consapevolezza diversa e porsi obiettivi concreti. Avendo lavorato per tanti anni nel turismo, so che quando l’intera filiera pubblica e privata decide di utilizzare qualcosa come nuovo asset di sviluppo a quel punto arrivano investimenti, politiche mirate e infrastrutture. Direi di provare a fare qualcosa di questo tipo anche nell’ambito della cultura, lavorando sulla sua filiera, pubblica e privata, per renderla indiscussa protagonista».
A proposito di innovazione, la vostra candidatura colpisce per l’idea di coinvolgere 88 comuni. Cosa significa questa dimensione comunitaria?
«88 comuni sono molti, ma rappresentano anche la fotografia del nostro territorio. Siamo abituati a convivere con una realtà specifica così strutturata. In particolare, abbiamo lavorato e continueremo a farlo sul tema del falò di comunità, attorno al quale, da sempre, si radunano le varie espressioni della collettività. Ora, che sia composta da 88 persone o 88 paesini, procedendo in questo modo, si può trovare una certa coesione. E devo dire, in effetti, che la risposta del territorio in senso più lato, dai comuni più grandi a quelli più piccoli, è stata davvero entusiasta, per cui questo ci ha rincuorato e stimolato. È un elemento che mi ha colpito profondamente».
In precedenza faceva riferimento alle tappe successive: quali saranno?
«La prossima tappa ufficiale sarà l’audizione con la Commissione, che tra il 4 e il 5 marzo chiuderà sostanzialmente l’iter di candidatura. L’incontro durerà un’ora: nella prima mezz’ora dovremo raccontare gli elementi salienti della nostra proposta – per cui, in queste settimane, dovremo definire una strategia di narrazione e di racconto -, in seguito la Commissione potrà fare domande di approfondimento. Poi, entro il 29 marzo, arriverà la proclamazione ufficiale della Capitale Italiana della Cultura 2026».
Arrivati a questo punto, siete fiduciosi?
«Se vogliamo essere ottimisti, sì, certo. Nessuno di noi però conosce concretamente le altre candidature, quindi non c’è alcun favorito. So però cosa abbiamo fatto noi e so che c’è stato un grande lavoro di ascolto e di gestione di tutta la costruzione del “prodotto”».
Se dovesse indicarne i principali punti di forza, quali metterebbe in evidenza?
«Uno è sicuramente il coinvolgimento effettivo di tutto il bacino di interesse: non si parla di Langhe e Roero solo per il gusto di farlo, ma tutti i comuni sono realmente coinvolti. L’altro punto è il tema della “legacy”. Come dicevo, la nostra idea è quella di creare più eredità possibili, che vadano oltre il calendario di appuntamenti. Tutto ciò che abbiamo presentato al Ministero non riguarda la contingenza, ma sempre il “dopo”».
Escluse sei realtà, ne restano in gara dieci. Il presidente Bo: «Spinti dall’energia di 88 comuni»
Alba Bra Langhe Roero è tra le finaliste candidate a Capitale Italiana della Cultura 2026. Il Ministero Italiano della Cultura ha reso nota la selezione delle dieci candidature in “shortlist”. Dopo aver esaminato i sedici progetti, la Giuria, presieduta da Davide Maria Desario, ha presentato la lista delle finaliste che vede – oltre ad Alba Bra Langhe Roero – la presenza di Agnone (Isernia), Gaeta (Latina), L’Aquila, Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena). «È un grandissimo orgoglio sapere che il nostro territorio è riuscito a entrare nella rosa finale dei candidati. Una candidatura unica, che ha coinvolto 88 comuni evidenziando la nostra capacità di lavorare in sinergia e che mette in luce l’importante patrimonio culturale alla base del successo delle nostre colline, riconosciute patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Adesso non vediamo l’ora di presentarci a marzo in audizione e poter raccontare la nostra realtà e le tante eccellenze che ci caratterizzano. Un grazie a tutti coloro che hanno contribuito a predisporre il nostro dossier e raggiungere questo primo importante traguardo», ha dichiarato Carlo Bo, sindaco di Alba, nel ruolo di presidente del Comitato per la Candidatura di Alba Bra Langhe Roero. Oltre che dal presidente Bo e dal direttore Carbone, il Consiglio Direttivo del Comitato è composto dai vicepresidenti Liliana Allena, Giuliana Cirio e Giovanni Fogliato e dai consiglieri Luciano Bertello, Riccardo Corino, Roberto Passone, Katia Robaldo e Pierluigi Vaccaneo.
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo