Alto contrasto | Aumenta dimensione carattere | Leggi il testo dell'articolo
Home Articoli Rivista Idea «Candiolo guarda avanti e non si ferma»

«Candiolo guarda avanti e non si ferma»

La presidente Allegra Agnelli: «L’innovazione sta facendo importanti passi, credo che siamo davvero in una fase di svolta. Oggi tante forme di cancro che parevano incurabili sono, se prese per tempo e curate nel modo corretto, assolutamente risolvibili»

0
1

«La nostra lotta contro il cancro non si ferma. Dob­bia­mo continuare a credere nella ricerca». È il sentito messaggio della presidente Al­legra Agnelli ai sostenitori della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo, un appello a quanti sognano la vittoria della medicina sulle patologie oncologiche e finanziano con generosità, ognuno come può, lo studio della malattia, la ricerca di cure nuove, lo sviluppo di un istituto diventato riferimento ben oltre i confini regionali. Hanno contribuito e contribuiscono in tanti, ma al vertice della piramide c’è lei, donna Allegra, elegante e semplice, austera e gentile, orgogliosa del cammino fatto, dei progressi compiuti, delle speranze accarezzate, delle promesse di serenità. Filantropa, la definiscono. È molto di più. È anima, è esempio, è esperienza dolorosa e fiducia nel futuro. Basta guardare Candiolo, ricostruire il suo impegno, per capire a fondo che donna è: generosa, tenace, amorevole, instancabile. Donna con la maiuscola, per nobiltà d’animo e non solo per blasone, che ringraziamo per aver accettato di rispondere alle domande di questa intervista.

Trentasette anni fa, signora Agnelli, ha creato la Fonda­zione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Quale il bilancio di questa lunga attività?

«Ogni tanto mi fermo e ci penso. Penso di non aver fatto abbastanza, perché non siamo ancora riusciti a sconfiggere del tutto la malattia. Io sono fatta così, sono abituata a guardare avanti e a voler raggiungere l’obiettivo finale. Ma devo anche ammettere che abbiamo fatto, e facciamo, tanto. Non era affatto scontato riuscire a realizzare quello che ci eravamo prefissati nel lontano 1986. Siamo riusciti a realizzare, grazie al supporto di tante persone, aziende, enti e istituzioni, uno dei più importanti centri di ricerca e cura del cancro a livello nazionale, che è ormai un punto di riferimento anche a livello internazionale. Curiamo migliaia di persone ogni anno, e, rispetto a quello che accadeva anni fa, oggi nella maggior parte dei casi riusciamo a trovare la soluzione dando ottime prospettive di vita ai nostri pazienti. E di questo sono davvero felice. Ma, ripeto, non ci fermiamo».

I Piemontesi e non solo, sono molto vicini alla ricerca sul cancro. A quanto ammontano le donazioni sin ora raccolte? E attraverso quali iniziative?

«Candiolo è dei Piemontesi e di tutti quelli che ci hanno supportato. Un centro realizzato dalle persone per le persone. E il cancro è, ahimè, una malattia ancora troppo presente. Per questo, e perché hanno visto il percorso della nostra Fondazione, capiscono l’importanza di essere al nostro fianco ogni giorno. Non saprei dare una cifra esatta, ma ci tengo a dire che tutto quello che abbiamo fatto è stato realizzato grazie alle donazioni di cittadini, imprese, enti e istituzioni, e continueremo ad andare avanti così. Ci supportano in diversi modi, con donazioni liberali, partecipando alle nostre tantissime iniziative sul terrritorio, lasciando un’eredità o un legato. E poi, c’è il 5X1000, una voce importantissima per le nostre entrate, che permette di supportare il lavoro di quasi 300 ricercatori italiani e internazionali che lavorano nei 39 laboratori dell’Istituto di Candiolo-IRCCS. È un gesto che vale tantissimo e che non costa davvero nulla».

Come è maturata l’idea di dar vita alla costruzione dell’O­spe­dale di Candiolo?

«Ero già coinvolta in attività di raccolta fondi per la ricerca sul cancro, ma volevo fare qualcosa di più concreto per il territorio. Chiesi ad alcuni amici oncologi e ricercatori cosa mancasse, e mi dissero un centro di cura applicata, ossia un luogo dove convivessero e lavorassero quotidianamente braccio a braccio cura e ricerca sul cancro. Poi sinceramente, vidi gli spazi dove all’epoca lavoravano i ricercatori… si doveva fare di meglio, e così nacque l’idea del nostro Istituto».

Entrando nei laboratori dell’I­stituto si respira innovazione, speranza e futuro. Quali i passi e le novità sul fronte della ricerca scientifica?
«La ricerca sta facendo importanti passi in avanti, credo che siamo davvero in una fase di svolta. Oggi tante forme di cancro che pochi anni fa parevano incurabili sono, se prese per tempo e curate nel modo corretto, assolutamente risolvibili. Questo è importante. Poi, come detto prima, l’innovazione della ricerca porta innovazione nella cura, e viceversa. Oggi questo vuol dire migliori cure e migliore qualità di vita per i pazienti. Un traguardo importante, insieme alla prevenzione».

Quali progetti avete in programma nei prossimi anni?

«Abbiamo dato avvio circa tre anni fa ad un importante piano di sviluppo dell’Istituto di Candiolo-IRCCS. Nuove aree da mettere a disposizione dei ricercatori e dei medici, ma soprattutto dei pazienti e delle persone a loro vicine. E tra pochissimo presenteremo già il primo risultato di questi lavori, il primo lotto è infatti già terminato e stiamo per inaugurare Onco-Lab, 3000 metri quadrati di laboratori. Inoltre, quotidianamente lavoriamo per mantenere elevata l’eccellenza che il nostro Istituto deve garantire, e abbiamo fatto importantissimi investimenti per rinnovare il parco tecnologico a disposizione dei nostri medici. Insomma, non ci fermiamo, anzi. All’inizio del 2024 sono inoltre in arrivo una nuova tomoterapia e una nuova Pet».

Con le Nitto Atp Finals di Torino avete dato vita ad una raccolta fondi “Un Ace per la Ricerca”, quest’anno raddoppiata grazie ai colpi realizzati da Jannik Sinner. Per ogni Ace infatti sono stati donati 100 euro da Intesa Sanpaolo. A quale finalità sono destinati i fondi raccolti?
«È stata una bellissima iniziativa, realizzata grazie al contributo di Intesa Sanpaolo, all’interno di un grande evento sportivo che da ancora più lustro al nostro terrritorio. Abbiamo raccolto oltre 100.000 euro, una cifra importantissima, che ci permette di acquistare un “Microscopio blu”, un macchinario altamente tecnologico e innovativo che serve sia in ambito di ricerca che di cura per diverse patologie tumorali, ma soprattutto per i tumori della prostata».

C’è un messaggio, un consiglio, una speranza che sente di condividere con coloro che ogni giorno lottano contro il cancro?

«Non dovete mai arrendervi perché la ricerca va avanti, e ogni giorno si fanno passi da gigante. E continuate a supportarci, solo con il vostro aiuto possiamo dare un contributo fondamentale».

BaNNER
Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial