Fondazione Mancini Carini e Famija Albeisa: la mostra su Mazzucchelli ad Alba

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L’evento è in programma dal 24 novembre (inaugurazione ore 17.30) nella Chiesa di San Domenico ad Alba. La mostra organizzata da Fon­dazione Mancini Carini e Famija Albeisa rende omaggio a Franco Mazzucchelli, artista milanese classe 1939.

Franco Mazzucchelli si diploma nel 1963 in pittura e nel 1966 in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove sarà poi insegnante per oltre un trentennio. Nel 1976 partecipa alla XXXVII Biennale di Venezia e nel 1986 alla XI Quadriennale di Roma, mentre in tempi più recenti è omaggiato con mostre personali in alcuni tra i più importanti spazi espositivi del mondo quali il Museo del Novecento di Milano, il Centre Pompidou di Metz, la Cité de l’architecture et du patrimoine di Parigi, l’Artscience Museum di Singapore, la Kunsthalle di Vienna, il Macro di Roma e la Triennale di Milano. Sue opere figurano in numerose collezioni museali tra le quali spicca quella del Centre Georges Pompidou di Parigi e nel 2022 è stato insignito del “Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade Prize 2022 in defense of Cultural Heritages Values”, «per il Valore civico, sociale e inclusivo del suo gesto artistico».

Proprio le motivazioni alla base di questo importante riconoscimento racchiudono alcune tra le singolarità più evidenti del lavoro di Mazzucchelli, noto già nella prima metà degli anni Sessanta per le inconsuete ed artisticamente innovative sculture gonfiabili in PVC, caratterizzate da grandi dimensioni e forme complesse ed enigmatiche, simbolicamente abbandonate dall’artista in luoghi incontaminati o alieni dall’arte (dalle spiagge alle periferie, ai parchi urbani) trascendendo il concetto di opera quale manufatto squisitamente artistico e proponendo, piuttosto, una interazione tra oggetto, ambiente ed essere umano che vedeva l’artista stesso porsi quale regista capace di innescare e studiare il rapporto tra i passanti e un manufatto insolito e privo di qualsiasi utilità pratica.

La dimensione sociale e ludica di questi oggetti, interagiti da un pubblico sorpreso e curioso, in tempi più recenti sarà progressivamente aancata da una sempre più attenta
componente propriamente compositiva e ambientale, con le forme pensate e tese a riprendere e reinterpretare la perfezione della natura in un rapporto sempre più evidente col paesaggio, in un dialogo tra arte e natura, tra le forme dell’una tese a interagire con le forme dell’altra, come in occasione della grande ambientazione realizzata per la Valle dei Templi di Agrigento, nella quale le antiche architetture si univano a dettare le trame del dialogo voluto dall’artista milanese.

In una simile dinamica rientra il progetto pensato da Mazzucchelli per la Chiesa di San Domenico, con un colloquio tra architettura medievale e arte contemporanea che si arricchisce di una valenza simbolica attraverso l’idea di una grande spirale sospesa nelle alte volte della navata centrale a condurre il visitatore – non soltanto visivamente – verso l’abside e la sua luce, e dove un grande e contemporaneo tabernacolo gonfiabile color oro si erge contraddistinguendosi quale fondale visivo, concettuale e simbolico del grande progetto.