«Qualità e valori: ora vi racconto i primi 50 anni della Simplast»

Dall’agricoltura al design: prodotti che parlano di persone e innovazione

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«È proprio sicuro di voler ascoltare tutta la mia storia? Non vor­rei annoiare…». Non è falsa modestia: Vincenzo Lorenzin, im­pren­ditore trentino ma ormai roerino d’adozione, preferisce stare lontano dalle luci della ri­balta. Al centro del palco vuole che ci sia solo il suo «so­gno divenuto realtà»: il Gruppo Simplast, impresa di riferimento in tutto il mondo per lo stampaggio rotazionale avanzato di materie plastiche, con sede a Montà. Una realtà di eccellenza non solo per quanto riguarda i numeri (120 milioni di euro di fatturato, oltre 500 dipendenti e sedi anche in India e Regno Unito), ma pure per i valori. E, allora, vale davvero la pena ascoltare questa storia, specie quest’anno, in cui la Simplast spegne cinquanta candeline.

Lorenzin, lei è di Trento. Per­ché ha scelto il Piemonte?
«È difficile da credere, ma quando presi il diploma di perito elettrotecnico le opportunità scarseggiavano in Trentino. Così io e alcuni compagni di scuo­la cercammo lavoro altrove: ci ingaggiò un’azienda di Ba­silea, in Svizzera, che co­strui­va treni».

Un’avventura con “fermate” internazionali, insomma.
«Nei viaggi Basilea-Trento, ogni volta in cui passavo dalla stazione di Milano, annotavo il nome delle aziende che fabbricavano treni. Poi le contattavo per candidarmi. Ne trovai una di Savigliano e mi assunse. Ecco perché ho scelto il Piemonte».

Il comune di Montà, invece, com’è entrato nella sua vita?

«Venni a sapere che la Insit di Montà cercava un perito da inviare a Balakovo, in Russia, per mettere in piedi uno stabilimento satellite di quello Fiat già attivo a Togliattigrad. Prima, però, i manager russi sarebbero venuti in Italia per formarsi e il perito in questione li avrebbe dovuti supportare. Era una buona opportunità: così mi spostai a Montà».

E cosa accadde nel Roero?
«Ci fu il colpo di fulmine. Anzi, il doppio colpo fulmine. Alla Insit conobbi Giuliana, la donna che sarebbe poi diventata mia moglie. E durante una visita con i russi alla Plast, il grande evento fieristico di settore che si tiene a Milano, scoprii la macchina che… mi ha cambiato la vita».

Cos’aveva di speciale quella macchina?
«Era una macchina americana utilizzata nello stampaggio rotazionale industriale. Veniva usata per costruire serbatoi di camion e di altri mezzi pesanti. Non avevo mai visto nulla di simile. Dopo due anni, decisi di acquistarla e mettermi in proprio».

Ecco la Simplast.
«Esatto. Nel 1973, a Montà, na­sce la Simplast: Società Italiana Materie Plastiche».

“Società Italiana”: già pensava in grande…
«Sognavo belle cose, certo, mai però avrei immaginato una storia così importante. Anche perché gli inizi furono complicati».

Ce ne parli.

«Presentavamo la nostra tecnologia alle grandi aziende del settore, dando la disponibilità a realizzare qualsiasi tipologia di prodotto: così finivamo per fare delle sperimentazioni, senza però ot­te­nere delle vere commesse».

Quando è arrivata la svolta?
«Solo nel 1976, quando la Same ci incaricò di realizzare il serbatoio per i trattori di una sua consociata. Da quel momento non ci siamo più fermati: serbatoi e altri accessori per macchine agricole e l’automotive, ma anche oggetti di design ricercato (per clienti del calibro di Kartell, Magis e Driade), prodotti per l’agricoltura, la nautica, la pulizia industriale, il settore ospedaliero, l’ecologia, l’arredo urbano e stradale».

Qual è il segreto?

«Il fatto di impiegare la miglior tecnologia disponibile, unitamente alla costante ricerca della qualità e dei materiali, oltre alla cura profusa in ogni fase del processo di lavorazione. In una frase: più è difficile il pezzo da fare, più è facile che si rivolgano a noi».

Per questo vi hanno chiamati pure da India e Regno Unito?
«In India, Cnh aveva dei problemi sui serbatoi dei trattori e ci ha interpellati. Noi abbiamo proposto la soluzione che, tra le altre cose, prevedeva l’apertura in loco di un’unità produttiva. Così, quindici anni fa, è nata la nostra prima sede indiana, a cui se n’è aggiunta di recente una seconda e a cui se ne aggiungerà una terza. In Inghilterra, ab­biamo aperto nel 2018 e stiamo per raddoppiare».

Qualche numero?

«Oltre cinquecento dipendenti distribuiti su sette sedi, un fatturato di circa 120 milioni di euro e diverse certificazioni di qualità. Ma i numeri, da soli, non dicono tutto…».

Prego, prosegua.
«La Simplast è anche e soprattutto famiglia, legami, valori e territorio».

Partiamo dalla famiglia.
«Mia moglie mi ha sempre sostenuto, in ogni progetto. I nostri figli, Massimiliano, Marcella e Gioele, sono splendidi: dopo gli studi, hanno provato – prima da dipendenti, facendo una vera gavetta, e poi da dirigenti – l’azienda e si sono affezionati. Io e Giuliana ne siamo tanto orgogliosi: li consigliamo ancora, ma ormai a guidare lo sviluppo del Grup­po sono loro».

A proposito di sviluppo, quali sono gli obiettivi?

«I nostri figli hanno avviato una grande trasformazione che guarda alla crescita del Gruppo nel segno della qualità assoluta e dell’innovazione. Si sta poi ra­gionando su un’eventuale quo­­tazione in Borsa e sull’a­per­tura di una sede negli Usa: approdare in America si­gni­ficherebbe per me realizzare un altro sogno».

In tutto questo, qual è il ruolo dei dipendenti?
«Sono sacri e non lo dico per circostanza. Le loro competenze e abilità sono fondamentali per raggiungere l’eccellenza nelle lavorazioni. Con tutti loro c’è un legame speciale».

Come quello con Montà e il Roero?
«Il territorio è sempre stato al centro di tutto. Operiamo in stretta sinergia con l’Ammini­stra­zione. Io poi ho pre­sie­duto il Rotary Club Canale-Roero e attualmente sono presidente di un gruppo di imprenditori montatesi che ha dato vita a un piccolo polo dotato di distributore, autolavaggio e ristorante, pensati soprattutto per andare incontro alle esigenze dei dipendenti delle nostre aziende».

È proprio innamorato della sinistra Tanaro.

«È un luogo meraviglioso. Ap­prez­zo anche i suoi vini, la sua cucina e i suoi percorsi. Anche se devo confessare che le camminate più lunghe le faccio nell’altra mia “casa”, le Dolomiti. Del resto, amo la bellezza in ge­ne­rale, che sia nella natura, nell’arte o nel design. E poi mi piacciono il tennis e il golf».

Anche la Simplast, di riflesso, ha a cuore l’ambiente.
«Molto, da sempre. E quest’anno sarà tutto certificato nella prima edizione del Bilancio Sociale. Riutilizziamo al 100% gli scarti in plastica che produciamo e recuperiamo anche l’acqua utilizzata nei processi produttivi. Adesso vorremmo pure creare un’“isola” fotovoltaica per rendere l’area industriale montatese indipendente dal punto di vista energetico».

Chiudiamo con uno slogan ispiratore per i lettori di IDEA.

«Vista l’età, vorrei rivolgermi ai più giovani: siate coraggiosi e intraprendenti, seguite i vostri sogni, girate il mondo e poi, magari, tornate per offrire le vostre idee al territorio. Sarà bellissimo».