«Qui in Granda unione di intenti senza eguali»

Il nuovo questore di Cuneo Carmine Rocco Grassi si presenta ai lettori della Rivista IDEA

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Carmine Rocco Grassi, Questore della provincia di Cuneo

Prevenire puntando su educazione, formazione e analisi del contesto. Il tut­to attraverso la vicinanza alla popolazione e il lavoro di squadra con il territorio. La repressione? Necessaria, ma solo quando non è possibile agire diversamente. Ha le idee molto chiare, oltre a tan­to entusiasmo, Carmine Roc­co Grassi, dal primo agosto nuovo questore di Cuneo come successore di Nicola Parisi. Noi di Rivista IDEA lo abbiamo incontrato.

Questore Grassi, per presentarsi ai nostri lettori vuole parlarci delle sue origini?
«Sono nato a Foggia, dove ho vissuto fino all’inizio degli studi universitari, che ho poi compiuto a Bari».

Foggia, un contesto complesso dal punto di vista del ri­spetto della legalità…
«All’epoca Foggia non aveva la pessima fama che purtroppo la accompagna da qualche anno a questa parte e che la mostra come una città pesantemente infiltrata da realtà criminali pericolose…».

Però?

«Però ci fu un episodio che colpì parecchio la comunità del posto, e non solo: la strage del Bacardi. Un fatto di mafia cruento che cambiò profondamente il contesto sociale foggiano e che, ovviamente, segnò anche me e i miei coetanei».

La sua famiglia da che parte stava?
«Dalla parte della legalità. Per fortuna sono cresciuto in contesto familiare positivo, con tanti esempi di valore: mio padre era avvocato; mio zio questore e, peraltro, concluse la carriera a Torino. Ho pure un cugino in Polizia».

Lei come ha maturato la sua scelta?
«Ciò che mi ha spinto a svolgere questa bellissima professione è il fatto che, al netto dei grossi sacrifici e dell’impegno richiesti, permette di compiere azioni davvero im­portanti. Nello svolgere le nostre funzioni e, soprattutto, nel raggiungere certi risultati si prova soddisfazione».

Cosa significa essere poliziotti?
«Vuol dire svolgere un’occupazione carica di responsabilità e molto complessa che, anche in relazione al percorso professionale intrapreso, por­ta a conoscere e a interfacciarsi con contesti lavorativi e sociali anche parecchio differenti tra loro. È tanto stimolante, insomma. Servono pe­rò determinazione e motivazioni forti».

Qual è stato il suo percorso?
«Io ho operato soprattutto in ambito giudiziario, svolgendo parecchie indagini a contrasto della criminalità organizzata e del traffico di stupefacenti e sulle tratte di clandestini».

Dove ha iniziato?
«Dopo aver vinto il concorso da vice commissario di Polizia venni inviato in Calabria».

Cosa ricorda dei primi giorni?

«Furono intensi. Mi trovai infatti a fare i conti con un omicidio terribile, quello del­la bimba di appena cinquanta giorni uccisa a Polistena durante un drammatico e scellerato rito esorcista compiuto nel contesto della sua famiglia».

In seguito dove è stato chiamato a operare?

«Ho diretto la Squadra Mobile a Como; poi sono stato inviato alla Sezione Criminalità Organizzata di Brescia e, dopo qualche anno, sono subentrato nella dirigenza proprio della Squadra Mobile bresciana. In seguito, sono stato assegnato al Gabinetto della Polizia Scientifica del Triveneto e ho svolto il ruolo di vicario del Questore prima a Cremona e poi a Torino. Infine, ottenuta la promozione a dirigente superiore, sono stato assegnato alla Polizia di Frontiera della Lombardia. E dal 1° agosto sono il nuovo questore di Cuneo».

Quali principali differenze ha riscontrato tra Nord e Sud?
«Balza all’occhio soprattutto una cosa: uno stesso reato, da Sud a Nord, può manifestarsi in modo diametralmente op­posto. Penso soprattutto ai gruppi di criminalità organizzata che, al Nord, cercano di essere il più possibile invisibili. Rimangono del tutto nell’ombra per alimentare i loro guadagni frutto di attività illecite, come lo spaccio di droga, le estorsioni, eccetera».

Il denominatore comune?

«L’obiettivo che si pone la Po­lizia, ossia essere vicini alla gente: è un modo di operare concreto, non solo un motto. La nostra istituzione forma il proprio personale, anche quello che ricopre ruoli apicali, affinché sappia essere vicino ai cittadini. È questa la no­stra missione, oltre a quella di fare rispettare le leggi e a perseguire chi le vìola».

Qual è il compito della Questura?
«Il questore è il capo della Polizia di Stato in ambito provinciale e la questura ha una competenza di “raccordo”, ovvero coordinare e attivare tutte le forze a disposizione, comprese le specialità (Poli­zia Stradale, Ferroviaria, di Frontiera, eccetera), per mettere in atto iniziative che possano consentire un contatto il più ravvicinato possibile con la popolazione».

Il rapporto con i cittadini è quindi centrale.
«Sì. La popolazione è il primo e principale feedback del no­stro lavoro sul territorio. E il nostro impegno va proprio in quella direzione. Cito, ad esempio, i tanti progetti messi in campo per sensibilizzare i giovani contro il bullismo, il cyberbullismo, la dipendenza da alcol e droga, oltre che sulla sicurezza stradale».

Alla base di tutto c’è sempre la prevenzione.

«Assolutamente sì, è la chiave insieme all’educazione e, quindi, anche al rispetto delle regole».

E la repressione?

«Nell’immaginario collettivo, la Polizia viene sempre associata al contrasto e alla repressione, ma si giunge lì solo quando non si riesce a operare sugli altri piani».

Come si affrontano dunque i problemi?

«Le criticità vanno contestualizzate ed esaminate in modo oggettivo, tenendo sempre bene a mente il fatto che spesso c’è una forte discrepanza tra il dato statistico sui reati e la percezione che ha la gente della sicurezza generale».

Da dove si parte?

«Dall’insieme e dalle azioni congiunte. Bisogna unire le forze con il resto del territorio per fare il bene della collettività, anche e soprattutto per la sicurezza urbana».

Emerge entusiasmo dal­le sue parole.

«Sono contento che si percepisca. Sono abituato a lavorare con il massimo dell’impegno e dell’entusiasmo. Farò lo stesso a Cuneo, potendo pe­raltro contare anche sull’apporto di mia moglie, insegnante, e mia figlia, studentessa in Giurisprudenza a Milano, che hanno deciso di trasferirsi qui con me».

Le prime impressioni su Cuneo?

«Estremamente positive. Il mio predecessore, Nicola Parisi, ha gestito la Questura in maniera ottima. E in più tutti gli esponenti delle istituzioni, a partire dal prefetto Fabrizia Triolo, davvero encomiabile, lavorano uniti per il territorio. Qui si percepisce una comunione di intenti unica. E poi il tessuto economico-sociale è in salute».

L’obiettivo?

«Mi impegnerò sempre affinché quando si affronta un problema si cerchi una soluzione reale e concreta. L’obiettivo generale, approfittando della situazione positiva generale, sarà focalizzare l’attenzione su­gli aspetti meno visibili».