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«io, campione del mondo a novant’anni»

Giuseppe Anfossi di Chiusa Pesio ha vinto il titolo iridato di orienteering: si racconta a IDEA

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Quella di Giuseppe Anfossi è una sto­ria splendida da raccontare, che unisce tenacia, passione per lo sport e per la natura e amore per la famiglia. Anfossi abita a Chiusa Pesio, ha no­vant’anni e pratica diverse discipline sportive con la preparazione e l’abilità di un professionista. Grazie a questo bagaglio, nei giorni scorsi, in Slovenia, ha conquistato il titolo mondiale Master di orienteering, lo sport che si pratica correndo con cartina e bussola, nella variante – ancora più difficile – in mountain bike. La sua vittoria ha fatto il giro d’Italia e del mondo. Ne han­no parlato le testate di settore, e non solo. Lo ha chiamato Salvo Sottile per partecipare in diretta, dagli studi di Roma, ai “Fatti vostri” su Rai2. Anche noi di IDEA abbiamo voluto parlarne, contattando l’atleta cuneese.
Anfossi, in Slovenia è arrivata una vittoria straordinaria…
«Diciamo che è andata bene!».
È modesto… Peraltro, l’orienteering in mountain bike è tutt’altro che semplice.
«È vero, non è una disciplina facile. Perché mentre si pedala – spesso su fondi sconnessi – è complicato consultare la mappa. Quindi, bisogna fermarsi, memorizzare il percorso migliore e poi ripartire. Il tutto in luoghi che non si conoscono minimamente».
In più c’era brutto tempo…
«Sì, pioveva e il terreno era parecchio insidioso, anche per le radici che affioravano, oltre che per il fango».
Si aspettava di vincere?
«No, anche perché questa me­daglia d’oro mi era già sfuggita nelle ultime partecipazioni. In Germania, avevo trovato condizioni climatiche ancora peggiori rispetto alla Slo­venia: pioggia e temperature bassissime. In Portogallo, in­vece, eravamo a correre in una foresta di eucalipti con ol­tre trenta gradi di temperatura».
Questa volta, comunque, ce l’ha fatta. Ed è già un record.
«Sì, il segreto è stato tenere a bada la foga iniziale. E non è stato facile visto che sono un tipo molto impulsivo».
A proposito di segreti, qual è quello che le permette di es­sere così competitivo an­che a novant’anni?
«Mia moglie Nazzarena. Con la sua cucina sempre attenta alle mie necessità sportive».
C’era anche lei in Slovenia ad applaudirla?
«Sì, mi ha accompagnato, come del resto fa sempre. Mi segue in ogni avventura. Con tanta pazienza, mi sostiene e mi infonde tranquillità. È una compagna stupenda».
Quindi moglie, dieta, e poi?
«Un certo rigore nello stile di vita, tanto allenamento e sa­crifici. Senza sacrifici non si ottiene nulla. Nello sport, ma anche nella vita».
Cos’ha provato durante le premiazioni? Sua figlia Vera e le nipoti le hanno rivolto delle bellissime dediche…
«Ho provato un’emozione grandissima. Sono stato chiamato sul podio quasi per ultimo. C’era tantissimo pubblico e si è “aperto” per farmi passare. Tutti mi applaudivano e mi incitavano. Ho ancora la pelle d’oca».
Cos’è per lei lo sport?
«È una passione enorme, che si è accesa quando ero ragazzino. Ho iniziato a fare sport ai tempi delle medie. E ho provato tantissime discipline. Da oltre vent’anni mi dedico all’orienteering».
Perché proprio l’orienteering?
«Perché ti fa vivere la natura, ti consente di fare sport e di tenere la mente allenata».
E la provincia di Cuneo cosa rappresenta per lei?
«La mia casa, e anche il luogo in cui mi alleno. Devo però con­fessare che spesso corro e faccio gare in Francia, dove questa disciplina è molto praticata».
Natura ma non solo, visto che ama anche i motori.
«È l’altra mia grande passione. Auto, moto, motori, modifiche… Pensi che ho pure progettato e costruito una moto “strana”: è un siluro, batte il record mondiale di velocità».
E allora guardiamo al prossimo traguardo. Qual è?
«Alla mia età meglio non fare progetti a distanza troppo lunga. Detto questo, mi piacerebbe sicuramente vincere la ventesima medaglia!».