«Reazioni allergiche? Sono in aumento ma c’è un motivo»

Una ventenne è morta a Milano per le conseguenze di uno shock anafilattico causato da un’allergia alimentare: ne abbiamo parlato con l’immunologo torinese Giovanni  Rolla

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Ha colpito l’intero Paese la triste vi­cenda della ra­gazza milanese di vent’anni, allergica al latte, finita in coma per shock anafilattico e poi purtroppo morta per aver ingerito un dolce ven­­­­duto come vegano ma che in realtà conteneva, stando alle prime analisi, tracce di latticini. Assieme agli interrogativi di natura giudiziaria, a cui da­ranno una riposta le indagini degli inquirenti, ci sono quelli di carattere sanitario, che ab­biamo approfondito con l’immunologo e allergologo torinese Gio­vanni Rolla, già di­rettore della Scuola di Spe­cializzazione in Allergo­logia e Immunologia Cli­nica del Mauriziano.

Rolla, in parole semplici, cos’è lo shock anafilattico?
«Consiste in un brusco calo del­­­­­­­­la pressione arteriosa do­vu­­­­to a una eccessiva vasodilatazione (il pa­ziente appare ar­rossato, spesso con orticaria), in conseguenza di una reazione di ipersensibilità nei con­­fronti di alimenti, farmaci, ve­leno di imenotteri, rispetto ai qua­li il soggetto è ap­punto sen­­­­­sibilizzato. Tale condizione cau­sa perdita di co­scien­za».

Come si affronta lo shock?
«La terapia salvavita dello shock anafilattico è l’adrenalina, somministrata tempestivamente per via intramuscolare. Gli antistaminici e i cor­ti­­­sonici sono utili solo nel­le re­a­zioni allergiche lie­vi, ma non prevengono la mortalità del­lo shock anafilattico».

Cosa fare per evitarlo?
«Prevenire lo shock anafilattico è possibile nei pazienti che ab­biano già avuto una manifestazione allergica importante, ad esempio rispetto a un cibo specifico. Tali pazienti vanno istruiti affinché evitino di ingerire l’alimento al quale sono allergici, invitandoli a leggere attentamente l’etichetta apposta sulle confezioni (la legge impone di riportare la presenza, anche in tracce, dei 14 cibi più frequentemente causa di allergia alimentare) e dotandoli della si­ringa di adrenalina auto-iniettante, che dovranno sempre portare con sé, previa istruzione sul suo uso corretto (i­stru­zione che è bene estendere an­che ai famigliari, specie in caso di pazienti minorenni)».

Tra le possibili cause dello shock anafilattico, ci sono le al­lergie a de­terminate so­stan­ze. Per­ché si originano?
«L’allergia è una reazione inappropriata del sistema im­mu­ni­ta­rio che consiste nella produzione di anticorpi, chiamati IgE, ver­so sostanze inoffensive, co­me ad esempio cibi e pollini; tali anticorpi inducono alcune cellule dell’immunità innata, dette ma­stociti e basofili, a rilasciare so­stanze, come ad esempio l’i­sta­mina, che causano la vasodi­la­tazio­ne, la costrizione dei bron­­­chi, la riduzione della pressione arteriosa e, quindi, in casi gravi, lo shock, detto anafilattico».

Quali sono le sostanze più allergizzanti?
«Tra i cibi, latte e uova sono quelli più frequentemente re­sponsabili dell’allergia alimentare in età pediatrica, seguiti dalla soia e dalla frutta secca, mentre crostacei, molluschi, pesci, frutta, verdura e farina di grano sono i cibi mag­giormente re­sponsabili di allergia alimentare in età adu­lta. Farmaci e veleno di imenotteri rappresentano al­ler­geni frequentemente re­spon­sabili di reazioni allergiche, specie nell’adulto e nel­l’an­zia­­no. I pollini, gli acari della polvere domestica e i de­rivati epidermici degli animali (gat­ti, cani) sono poi gli allergeni inalanti responsabili delle al­lergie respiratorie, come la ri­ni­te e l’asma allergiche».

Qual è la differenza tra allergia e intolleranza?
«L’intolleranza alimentare cau­sa sintomi decisamente meno gravi dell’allergia alimentare e non è mai causa di shock anafilattico. L’intol­le­ranza più frequente è quella al lattosio, che provoca di­stensione addominale dolorosa e, spesso, la necessità im­pellente di evacuare a seguito dell’ingestione di latticini, per la carenza dell’enzima (lattasi) che scinde il lattosio nei due zuccheri semplici, glucosio e galattosio. L’attività del­la lattasi è massima nei bambini che si alimentano prevalentemente con latte e si affievolisce con l’età, spiegando così l’elevata prevalenza dell’intolleranza in età adulta».

Come si curano oggi queste problematiche?
«Antistaminici, steroidi inalatori, anti leucotrieni, vaccini de­sen­sibilizzanti, farmaci mo­­­no­clo­nali, come omalizumab, me­polizumab, dupilumab rappresentano l’armamentario terapeutico che consente di controllare molto be­ne le malattie allergiche nel­la maggior parte dei pa­zienti che ne sono affetti, per­so­na­liz­zando la terapia, a se­conda del caso specifico».

Perché si registrano sempre più casi di allergici?
«Un aumento delle malattie al­­lergiche, come anche di quel­­le autoimmuni, è osser­va­­to da almeno 3-4 decenni. La teoria più moderna che ten­­ta di spiegare questo trend fa riferimento a una au­­men­tata permeabilità delle barriere che l’organismo ha verso il mondo esterno, come la pelle, l’apparato respiratorio e l’apparato ga­stro-inte­stinale, per ef­­­fetto di un uso maggiore di de­tergenti aggressivi, impiegati per la pulizia di superfici e stoviglie, oltre che per l’igiene personale, e di emulsificanti, utilizzati nell’industria alimentare».

In generale, crede che si ri­servi l’attenzione giusta a que­sto problema?
«Penso che i servizi di Aller­go­logia sul territorio andrebbero potenziati, sia in termini nu­merici sia dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro in rete, facilitando il percorso del paziente, che parte dal medico di medi­ci­na generale per passare allo specialista allergologo territoriale e, in casi selezionati, al centro di riferimento».

Quali scenari attendersi per il futuro?
«Sicuramente l’armamentario terapeutico si arricchirà, essendo la ricerca in questo ambito particolarmente attiva, mentre la prevenzione non può prescindere da un miglioramento globale dell’ambiente, in particolare del­la qualità dell’aria e dei cibi, auspicando un’ inversione di tendenza del cambiamento climatico».