Levrieri da salvare

Vi raccontiamo la bella storia di Pago, un “galgo” destinato a una vita terribile come tanti altri esemplari della sua razza e adottato da una ragazza che gli ha regalato il calore di una casa e di una famiglia. Grazie a un’ottima pagella

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Il 1° febbraio ricorreva il “dia del galgo” ovvero la Giornata mondiale del galgo, il levriero spagnolo. Ciascuno di questi animali, giovane, forte e veloce può essere abbandonato per una corsa non vinta, per un tempo non raggiunto, per una svolta inaspettata della lepre, per una slogatura della zampa, per un’amputazione accidentale della coda, che utilizza come timone. Tutte queste cause assurde che fanno la differenza tra un perdente ed un campione, e per esse il galgo può perdere il valore per i galgueros. Oltre a questo anche i cani “campioni” vengono tenuti in condizioni di vita pessime e costretti ad allenamenti estenuanti. Il primo febbraio ha segnato la fine del periodo di caccia ed è il momento in cui moltissimi cani vengono abbandonati o brutalmente eliminati (uccisi o seviziati). Ecco l’origine del dia del galgo, una giornata dedicata alla sensibilizzazione e conoscenza di un fenomeno terribile e purtroppo molto esteso nella vicina terra spagnola.
Pago è uno di questi galghi, ma per fortuna la sua storia ha avuto un lieto fine. Ed è stato quando ha incontrato Elisa che ha 16 anni e studia al liceo. Ma il suo cuore è occupato da un amore solo a cui dedica la maggior parte del tempo: Pago, un levriero, di otto anni, atteso per lungo tempo e arrivato alla fine grazie al destino, ma soprattutto ad una pagella solo di voti ottimi. «Proprio così – racconta la ragazza -. Per convincere i miei, ho dovuto promettere voti altissimi. Ma la fatica non è stata nulla se penso a Pago e lo guardo lì sul divano finalmente con me».
Era il 9 giugno 2020 quando la vita di Elisa è stata stravolta dall’arrivo di questo dolcissimo levriero spaventato da tutto: «Quando uscivamo era terrorizzato da qualsiasi rumore, passava una bici e dalla paura si faceva la pipì addosso». Sono animali condannati a morte già dalla loro nascita che per lo più non conosceranno mai l’affetto, il calore di una casa e di una famiglia. Cosa che non è successa a Pago, il cui destino invece glielo ha concesso, anche se dopo otto anni di vita di stenti. Elisa, nonostante la sua giovane età, ha dimostrato di conoscere il senso vero dell’adozione, di avere un cucciolo non le importava nulla: «Macché! poteva essere anche zoppo o malato, lo avrei preso comunque. Pago è molto più che un cane, lui è una parte di me, capace di farmi fare pace con il mondo quando qualcosa gira storto».