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«Imprenditorialità senza frontiere»

Giuseppe Tardivo: «L’integrazione con il mercato estero diventa un vero imperativo»

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Professor Tardivo, i processi di internazionalizzazione han­no portato un nuovo interesse riguardo ai sistemi locali che si trovano a competere tra loro in un quadro di globalizzazione dell’economia. In quest’ottica qua­le sarà il ruolo dell’euroregione “Alpi del Mare”?
«In un contesto che rivaluta il ruolo dell’internazionalizzazione a causa della progressiva globalizzazione dei mercati, l’integrazione con il mercato estero diverrà sempre più, per la Provincia di Cuneo, una scelta obbligata alla quale sarà legata la possibilità di sopravvivenza per molte Imprese. L’esigenza di co­struire il proprio vantaggio competitivo su variabili esterne al contesto territoriale di riferimento è sentita particolarmente da quelle Imprese che individuano nella diversificazione produttiva e nel risparmio sui costi le direttrici fondamentali di sviluppo. Queste due caratteristiche sono tipiche dell’imprenditorialità cuneese. La possibilità, offerta dalle Regioni transfrontaliere di allargare il mercato diventa quindi per le Imprese della “Provincia Granda” non una semplice op­portunità, ma un vero e proprio imperativo».

Su quali direttrici dovrà svilupparsi la cooperazione tran­­­sfrontaliera in Provincia di Cuneo?
«Con il potenziamento del mercato unico Europeo il “confine barriera”, per usare una espressione cara al Presidente della Cciaa Cuneo Ferruccio Dardanello, lascia il passo al “confine contatto”, diventa cioè una cerniera di collegamento che lega realtà diverse, permeate da un’identica cultura, chiamate a integrarsi e sviluppare azioni comuni. Le regioni transfrontaliere diventano così il “motore” della collaborazione tra entità omogenee, permeate da uniformità. Su questi presupposti concettuali sono fondate le direttrici del futuro sviluppo della “Pro­vincia Granda” che possono sintetizzarsi nel: potenziamento di cluster individuali interregionali che attingono a risorse, competenze professionali e infrastrutture comuni; una spinta alla realizzazione del decentramento produttivo/organizzativo e alla ricerca diffusa di risorse necessarie all’articolato e costante sviluppo dell’Impre­sa; e nel potenziamento dei fattori di omogeneità, presenti nell’area transfrontaliera cuneese che possono riassumersi nel comune substrato culturale, nel ruolo svolto dalle infrastrutture logistiche, nella sostanziale uniformità nell’utilizzo di tecnologie produttive e tecniche gestionali che accomuna le imprese delle regioni limitrofe».

Professor Tardivo, lei è Co-fondatore, con il professor Giovanni Quaglia, del Campus di Management ed Economia di cui è stato per tanti anni autorevole coordinatore ed è attualmente presidente della Commissione Università, Ri­cerca e Istru­zione presso il Consiglio di Indirizzo della Fondazione Crt. Quale ruolo possono svolgere le Fon­dazioni di origine bancaria nel supportare lo sviluppo dell’euroregione?
«Le fondazioni di origine bancaria come enti intermedi, hanno avuto e avranno sempre più un ruolo essenziale nel supportare lo sviluppo locale. Esse rappresentano un’occasione importante di arricchimento del terzo settore. Come afferma Giovanni Quaglia nella postfazione del volume “Innovazione, territorio e Comunità” di Gian­domenico Genta e Alberto Franco, edito da Nino Aragno: “il welfare regionale si deve basare su iniziative associate, sperimentazioni di mercato o quasi – mercato e sull’intraprendenza dei cittadini”. Le fondazioni di origini bancaria sono quindi i candidati ideali per diventare i catalizzatori del “Welfare” di Comunità. In quest’ottica esse rappresentano, a pieno titolo, una componente essenziale dello sviluppo e si configurano come “motore dell’innovazione” e “stimolatori dell’utilità sociale” (venture Philanthropy)».

BaNNER
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