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Il biocontrollo per contenere patologie e parassiti dannosi alle colture

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Le politiche europee, in base agli obiettivi individuati dall’Agenda 2030, prevedono, per quanto riguarda la sostenibilità delle produzioni agricole, la riduzione del 50% dei principi attivi utilizzati nella difesa delle colture e l’aumento del 25% delle superfici gestite con il metodo biologico. Per Cia Cuneo, come si può intraprendere il percorso? A rispondere è Maurizio Ribotta, responsabile provinciale della consulenza tecnica in campo dell’organizzazione agricola. Dice: “Questo contesto di “rivoluzione verde” ha le sue fondamenta nell’agricoltura sostenibile che si è evoluta per contenere e ridurre l’impatto negativo dei fattori produttivi sulla qualità dell’ambiente. Di conseguenza, è fondamentale impiegare sempre di più nell’applicazione della difesa integrata delle colture l’uso di sostanze “naturali”, la meccanica agraria e, soprattutto, il biocontrollo”.

In che cosa consiste il biocontrollo? “Si basa sull’utilizzo di organismi viventi -virus, batteri, funghi, artropodi – i quali, con diversi meccanismi di azione – parassitismo, predazione, antibiosi, competizione, induzione di resistenza – operano un più o meno efficace contenimento delle tante avversità dannose capaci di colpire le colture agrarie”.

Inoltre? “Vanno ricordati i funghi micorrizici che, grazie all’associazione con le radici, permettono un reciproco scambio di materiali. La pianta, per mezzo del reticolo di ife – i lunghi filamenti del fungo – generato dalle micorrize, amplia il suo apparato radicale. Per contro, lo stesso fungo trova beneficio nutrivo dalle sostanze elaborate e assorbite dalla pianta con la quale è in simbiosi. Inoltre, la micorriza induce una resistenza di tipo sistemico sulla pianta rendendola più forte agli attacchi dei patogeni”.

Come va applicata la tecnica? “E’ importante valutare attentamente il Ph e il calcare dell’acqua utilizzata per le miscele di irrorazione. Un Ph basico, superiore a 7, riduce di molto l’effetto dei microrganismi. Inoltre, a livello generale, queste sostanze attive nella lotta alle avversità sono fotolabili. Di conseguenza vanno utilizzate nelle ore serali, quando la luminosità gradualmente si riduce. Per quanto riguarda gli organismi di applicazione al terreno, come ad esempio micorrize e trichoderma, per favorirne l’insediamento e il mantenimento, bisogna conservare il terreno in condizioni adeguate”.

In conclusione? “La corretta gestione della sostanza organica con i necessari apporti animali, come il letame ben umificato e il compost, e quelli vegetali – i sovesci – fa sì che ne possano beneficiare a livello nutrizionale anche i microrganismi utili”

BaNNER
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