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Quanti misteri… ma qualche caso si può riaprire

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LE BESTIE DI SATANA

Il Fatto
In Lombardia nel 1998 le Bestie di Satana iniziano a uccidere, ma i delitti saranno scoperti solo sei anni dopo, il 24 gennaio 2004, quando viene trovato il cadavere di Mariangela Pezzotta, 27enne figlia dell’esponente politico Silvio Pezzotta: ha il cranio sfondato. Vengono fermati l’ex fidanzato e la sua nuova convivente

I protaginisti
Andrea Volpe, 27 anni, ed Elisabetta Ballarin, 18 anni, sono incastrati da un tentato depistaggio. Emerge però un movente oscuro: il satanismo, tra musica heavy metal, droghe e riti mortali. Saranno condannati Andrea Volpe, Nicola Sapone, Pietro Guerrieri, Eli­sabetta Ballarin, Paolo Leoni, Marco Zam­pollo, Mario Maccione ed Eros Monterosso

La conclusione
Tre gli omicidi acclarati, quelli di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta, più il suicidio indotto di Andrea Bontade. Resatano altri casi sospetti, ad esempio la scomparsa di Christian Frigerio. Dal 2020, dopo 16 anni di carcere, Volpe è in libertà, oggi ha 46 anni e ha abbracciato la Chiesa Evangelica

Un movente mai registrato prima
Si tratta di una tipologia di omicidi dove la motivazione del delitto, ovvero la spinta emotiva e la ragione che induce alla commissione del delitto stesso, rispetto ad altre situazioni appare orientato e motivato dal presunto movente del satanismo. In questo caso, un mix di tecnologia già avanzata in quel periodo ha permesso, anche a distanza di anni, l’identificazione dei responsabili senza incorrere in ritardi ed errori

IL MOSTRO DI FIRENZE

Il Fatto
Tra il 1968 e il 1985 l’Italia è sconvolta da otto duplici omicidi che, nelle campagne toscane, sorprendono coppie di amanti in luoghi isolati. L’omicida agisce con la pistola per poi infierire sulle donne con un coltello. Si seguono piste esoteriche e sataniste, l’arma utilizzata – una Beretta calibro 22 – non sarà mai ritrovata

I protaginisti
Il maggiore indiziato è Pietro Pacciani, un contadino già condannato per le violenze su moglie e figlie. In seguito si aggiungono i “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti (oltre a Fernando Pucci). É dei giorni scorsi la richiesta di riapertura delle indagini avanzata dall’avvocato Fioravanti, figlio del difensore di Pacciani

La conclusione
Il 22 febbraio 1998, prima di essere sottoposto a un nuovo processo di appello, dopo la condanna all’ergastolo per sette omicidi su otto, Pietro Pacciani viene trovato morto in casa sua. Trent’anni di condanna a Lotti, che si autoaccusò dell’omicidio dei due ragazzi tedeschi, ed ergastolo a Vanni per quattro dei duplici omicidi

Fu il primo caso di serialità in italia
In quel periodo le tecniche investigative erano basate su un approccio esperienziale da parte degli operatori. Non esistevano ancora prove scientifiche e informatiche. Fu certamente il primo caso di serialità criminale in Italia. Rimane ancora oggi un fitto mistero.
Una serialità definita “disorganizzata”, nella letteratura criminologica. Con un dettaglio: il periodo di “raffreddamento” da un omicidio all’altro fino a quel momento non era tipico degli omicidi seriali

IL CASO UNABOMBER

Il Fatto
Una serie di 28 attentati dinamitardi nel Nord-Est con piccole quantità di esplosivo nascosto negli oggetti più disparati, da un inginocchiatoio a una candela, un uovo o un tubo. I fatti accadono dal 1994 al 2006: è il caso Unabomber. L’autore (o gli autori) delle azioni resta ignoto. Non ha mai rivendicato i suoi atti o lasciato tracce

I protaginisti
Unabomber è il nome dato all’autore degli attentati, preso a prestito dalla storia del terrorista statunitense Theodore Kaczynski, autore di vari attentati con esplosivi nel corso di diciotto anni. In italia, nella zona tra Pordenone, Portogruaro e Lignano Sabbiadoro, gli esplosivi non hanno causato morti sfiorando però spesso il dramma

La conclusione
Dopo 17 anni il caso non è chiuso. L’attentatore potrebbe essere morto, oppure potrebbe essere stato arrestato per un altro reato e non identificato. Si attendono novità: il procuratore di Trieste è al lavoro e sta esaminando tracce di Dna e altri reperti grazie a nuove tecnologie che potrebbero portare a una svolta

Soluzione da scrivere con le tecnologie
La soluzione di questo caso è ancora tutta da scrivere. Esplosivi e capacità di utilizzo delinquenziale sono nel modus operandi ovvero nella dinamica di commissione dei reati dell’ignoto autore. Un caso complicato dai risvolti non chiari. Servirà, oltre alla capacità investigativa, un’ulteriore spinta che arriva dalle tecnologie più sofisticate che possono essere messe in campo. Ma al momento la soluzione appare non facile

A cura di Biagio Fabrizio Carillo

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