I calciatori argentini di Cuneo in festa: “Il giorno più bello della nostra vita” (FOTO)

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Lucas Biasotti in Piazza Galimberti durante i festeggiamenti per l'Argentina campione del Mondo

C’è un filo invisibile che lega da tempo l’Italia e l’Argentina. È un filo portato in Sud America dai tanti nostri connazionali che nel corso dei secoli si trasferirono là per cercare fortuna, accompagnati da cognomi che ancora oggi sono sulla pelle di molti argentini. Un filo che, poi, negli ultimi decenni ha fatto anche il percorso inverso, riportato nel Belpaese da tutti coloro che, per lavoro o per passione, sono arrivati in Europa.

Tra questi, anche molti calciatori dilettanti, che da anni corrono (e segnano) sui campi della provincia di Cuneo. E proprio alcuni di loro Ideawebtv.it ha raggiunto per sentire da vicino il peso del trionfo della Nazionale albiceleste che, trascinata da Lionel Messi, è tornata a vincere dopo 36 anni il Mondiale.

È il caso, ad esempio, di Daniel Caserio, ormai un saluzzese adottivo, che dopo anni da bomber navigato è oggi secondo allenatore proprio al Saluzzo, in Eccellenza.

“Ho perso la voce per tifare – spiega sorridente Caserio – Quando un paese come il nostro soffre per via della corruzione, della fame e di situazioni economiche difficili, il calcio diventa salvezza di vita. Tifare Argentina e vederla vincere un mondiale dopo 36 anni, dopo Maradona, è qualcosa di pesante dal punto di vista emotivo. Abbiamo perso delle finali, siamo abituati a soffrire e finalmente è arrivato. Una felicità enorme. La gente non riesce a capire che per noi la “seleccion” vale molto più di una squadra di club: ecco perché oggi siamo i più felici sulla terra. Io quella maglia l’ho indossata, disputando anche un Mondiale nei campionati giovanili. E’ qualcosa di unico”.

Ma c’è anche chi, come Lucas Biasotti, giocatore del Boves MdG, ha vissuto questo trionfo in un modo molto speciale: “Ho tifato tantissimo, guardandola da solo a casa, perché la mia famiglia è in Argentina. Il destino ha voluto che io comprassi un biglietto aereo con data 19 dicembre per andare a trovare i miei cari, quindi ci andrò proprio il giorno dopo essere diventato campione del mondo. È stato il giorno più bello della mia vita: mi passano tanti pensieri in testa, a partire dalle tante lacrime versate per le sconfitte. Proprio ora che si è vinto, non sono con la mia famiglia, ma questa è la vita. Da stasera sarò con loro e festeggeremo. Sono il ragazzo più felice del mondo”.

Biasotti in collegamento con i suoi famigliari in Argentina dopo la vittoria

Il calcio come vero collante di un popolo: “Per noi il calcio è tutto, come una religione. Il nostro sogno era vedere Messi alzare una Coppa del mondo e finalmente è successo. È tutto bellissimo: sapevamo che non sarebbe stato facile, ma abbiamo giocato una grande manifestazione ed abbiamo vinto” – aggiunge Valentin Desantis, del San Sebastiano.

Infine, l’esperienza di chi, come Fabricio Porcel De Peralta, in Italia ha costruito tanto, sempre a suon di gol, oggi messi a disposizione della Pro Dronero: “Credo sia stata una delle finali più belle della storia dei Mondiali. Voglio fare un appunto: sarebbe stata una vergogna clamorosa se tutti noi dilettanti ci fossimo persi questa partita per giocare le nostre. La Federazione avrebbe dovuto anticipare la giornata di ieri, perché tutti erano interessati da questa gara. Non dimentichiamolo: giochiamo per passione ed era la finale di una Coppa del Mondo. Dove non ci è arrivata l’intelligenza, ci ha pensato la natura”.

Quindi, la gioia per un Mondiale che in Argentina mancava proprio dal 1986, anno di nascita di “Depe”: “Emiliano Martinez dagli undici metri si è dimostrato tra i migliori al mondo e poi… Messi. Un vero leader, a 35 anni suonati, con una condizione fisica invidiabile. Dobbiamo dire grazie a loro e a Scaloni, che ha costruito un gruppo incredibile, come già dimostrato in Copa America. Peccato solo per il clima: festeggiare a dicembre con 2 gradi in Piazza Galimberti è dura, ma noi argentini ci siamo ritrovati insieme in casa e il divertimento non è mancato (ride, ndr)”.