Mostardieri per caso

Paolo Artusio ed Elisa Salvaneschi si sono conosciuti ad Haiti prima di poratre a Maccaferro la comune passione per la senape: così è nato "Mosto ardente"

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Anni fa, a Ceva, quando volevamo indicare un luogo lontano dal mondo usciva fuori il nome di Mac­caferro. A metà strada tra realtà e fantasia. Se la domanda era: «Dove sei stata tutto questo tempo, che non ti abbiamo più visto?» la risposta ironica sarebbe stata: «A Maccaferro!».
Immaginatevi la mia sorpresa quando Paolo Artusio ed Elisa Salvaneschi mi hanno raccontato che proprio in quella minuscola frazione di Castellino Tanaro, nella cascina di famiglia di Paolo, aveva messo radici il loro sogno.

Ma andiamo con ordine: lui è di origini cebane, mentre lei è di Pavia. Sette anni fa si sono conosciuti ad Haiti, dove entrambi si erano trasferiti per lavoro. Qualche tempo dopo hanno inaugurato il loro locale, nella parte più antica di Ceva. Il Berlino è stato di sicuro il circolo più innovativo della zona, in cui si alternavano mostre d’arte, presentazioni e degustazioni. Ma il Covid ha bloccato tutto e anche quella serranda è stata tirata giù. «Per quanto tempo non era dato sapere» raccontano. «Ma la situazione non lasciava presagire nulla di buono».

Non cercavano una nuova strada da percorrere, ma di certo si interrogavano sul futuro. La risposta è arrivata durante una cena, sotto forma di un barattolo di senape francese. Una salsa che piace a entrambi, il periodo di lockdown, la curiosità e la voglia di fare si sono mescolati e ha avuto origine un’avventura che porta il nome di Mosto Ardente. Proprio come chiamavano la senape i latini, Mostus Ardens.

Hanno piantato i semi di Sinapis Alba e Brassica Nigra, la crucifera ritenuta dagli antichi medicamentosa e la collina di Maccaferro si è ricoperta di deliziosi piccoli fiori gialli. Appena è stato possibile raccogliere i baccelli è iniziata la sperimentazione con ricette che si basano sull’utilizzo di materie prime che provengono dall’Alta Langa. Prima di tutto il Riesling coltivato qui vicino a cui, a seconda della ricetta, vengono aggiunte le erbe che nascono spontanee su queste colline, il miele dei produttori locali o il peperoncino. Di giorno in giorno, di prova in prova la senape prende forma fino a diventare ciò che è ora: un perfetto esempio di equilibrio di sapori, dal carattere deciso e delicato.

Ma non basta. Alla senape si sono aggiunti i peperoncini di sei diverse varietà coltivati dove un tempo c’erano le vigne di Dolcetto. Vanno a implementare la produzione di Mosto Ardente con la linea Hot Langa, ovvero salse liquide a base di peperoncino che si distinguono non soltanto dalla crescente intensità di piccantezza, ma dai profumi e sapori netti diversi tra loro e quando si lavora con un prodotto “prepotente” come questo, non è di sicuro un obiettivo facile da raggiungere. A sorpresa questo modo piuttosto singolare di affrontare il lockdown è piaciuto al mercato: le richieste per entrambe le linee aumentano e i consumatori apprezzano il loro stile piccante. Non stupisce quindi che il barattolo di senape Maille, da cui questa avventura ha avuto origine sia diventato una specie di reliquia porta fortuna che “non butteremo mai via, anche se si è rotto” dicono insieme ridendo Elisa Salvaneschi e Paolo Artusio.