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Traumi da non sottovalutare

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La commozione cerebrale è un trauma assai frequente nello sport ma spesso sottovalutato. Questo perché i sintomi sono in molti casi subdoli, cosa che rende la diagnosi complicata. Anche il relativo trattamento e le modalità per il ritorno alla pratica sportiva non sono sempre chiari come accade invece per altre patologie. Alla luce di ciò, il livello di attenzione deve essere ancora più alto, specie quando si tratta di bambini, nei quali gli effetti possono essere di lunga durata e di vasta portata. Ecco, quindi, i nostri cinque consigli.

1. L’IMPORTANZA DI EDUCARE
Bambini e adulti sperimentano sintomi simili, come perdita di conoscenza, visione al­te­rata, vertigini, problemi di equilibrio, mal di testa, vomito o nausea, difficoltà di concentrazione, vuoti di memoria. I bambini, però, potrebbero avere difficoltà a illustrarli oppure potrebbero considerarli “normali”. Ecco perché educarli sui sintomi della commozione cerebrale è fondamentale. Se i bambini sapranno riconoscere i sintomi e interromperanno subito l’attività in corso, avranno più possibilità di una ripresa rapida.

2. E LA PREVENZIONE?
Esistono discipline più a rischio come il rugby, il calcio, gli sport di lotta, le arti marziali. Ma le commozioni cerebrali possono interessare qualsiasi sportivo. Si registrano infatti casi anche nello sci, nel tennis, nella pallavolo, anche se ovviamente sono più rari. Non sottolineeremo mai abbastanza l’importanza della prevenzione: il casco, laddove previsto, assume vitale importanza; dovrebbe quindi diventare un regalo prioritario per i nostri figli.

3. OCCHIO AI SINTOMI
Non servono esami radiologici per diagnosticare le commozioni cerebrali nei bambini (e nemmeno negli adulti). La risonanza magnetica e le scansioni Tc diagnosticano emorragie cerebrali, traumi cerebrali e anomalie strutturali. La diagnosi di commozione cerebrale si basa sulla storia clinica e sui sintomi. Bisognerebbe poi tenere traccia dei sintomi che si presentano via via: se questi sono in peggioramento anche senza svolgere attività o esporsi a luce o rumore, occorre rivolgersi a un medico.

4. DOLCE DORMIRE, DOLCE GUARIRE
Proprio come un sonno inadeguato può determinare irritabilità, non dormire a sufficienza dopo una lesione cerebrale può influire negativamente sul recupero. Sarebbe quindi importante che i bambini interessati dal trauma dormissero dal 20 al 40% in più del normale, anche durante le prime 24 ore. Quindi lasciamo che riposino: il sonno aiuterà il cervello a guarire prima e meglio. Ovviamente, se si dovessero riscontrare anomalie nel sonno, è bene contattare un medico.

5. RITORNO ALLA NORMALITA’
A 24-48 ore dalla commozione cerebrale, si raccomanda un rigoroso riposo cerebrale e di ridurre al minimo l’esposizione a tutto ciò, come tv, monitor e smartphone, che peggiora i sintomi. Un esercizio leggero può aiutare il cervello durante il recupero, ma deve essere fatto progressivamente. Il ritorno a scuola dovrebbe av­venire prima della ripresa dell’attività sportiva; una volta tornati a scuola senza sintomi, i nostri giovani atleti potranno gradualmente riprendere anche con lo sport.

Articolo a cura di Cristiano Eirale

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